Il medico di campagna |
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Un film di Thomas Lilti.
Con François Cluzet, Marianne Denicourt, Christophe Odent, Patrick Descamps, Guy Faucher, Margaux Fabre.
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Titolo originale Médecin de campagne.
Commedia drammatica,
durata 102 min.
- Francia 2016.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 22 dicembre 2016.
MYMONETRO
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Una lezione di umanità
di vanessa zarastroFeedback: 34043 | altri commenti e recensioni di vanessa zarastro |
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lunedì 2 gennaio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Siamo a Chaussy, una piccolissima cittadina di neanche 700 anime nella Val-d’Oise, al confine con la Normandia. Jean-Pierre Werner (un bravissimo François Cluzet) è un medico condotto si occupa da solo di tutti i malati della zona, di cui molti seguiti a domicilio. Quindi, oltre all’orario di ambulatorio, deve percorrere parecchi chilometri per raggiungere tutti i suoi pazienti. Talvolta anche di notte, con il fango nelle strade sterrate e con il cattivo tempo. I suoi pazienti lo amano molto e si sentono rassicurati dalla sua presenza piena di attenzioni umane. A un certo punto Jean-Pierre scopre di avere un tumore e deve seguire i protocolli del caso, iniziando con la chemioterapia. Il suo amico oncologo gli suggerisce di prendere un aiutante per il suo ambulatorio e gli manda Nathalie Delezia (un’affascinante Marianne Denicourt) una giovane, non giovanissima, e determinata dottoressa con esperienza prevalentemente di pronto soccorso. La storia praticamente è tutta qui, nella variazione del rapporto tra i due medici. All’inizio Jean-Pierre è contrariato dalla presenza di Nathalie, la mette in imbarazzo dandole casi difficili umanamente, poi man mano comincerà ad apprezzarla fino a che la reputerà indispensabile specialmente nelle emergenze. La vicenda umana, tutto sommato, è un pretesto per uno squarcio sulla provincia francese, dove sembra che la società del consumo debba ancora arrivare e che la mentalità contadina sia conservatrice e antiprogressista. Sembra quasi impossibile vedere un medico che elabora manualmente le schede dei pazienti senza ausilio di un computer. Il ruolo del medico di campagna è anche supplire quello di un poliambulatorio ospedaliero: fa radiografie e interventi di ogni genere. Una cosa che mi ha stupito del film è la festa tematica in costume da cow-boys con musica americana country-folk. È stato scelto “Halleluja”, il brano di Leonard Cohen (scomparso da pochissimo,) a simbolo di una idilliaca arcadia. Il regista è un quarantenne ex internista al suo secondo film che parla di medicina. Forse gli piace indugiare un pò troppo sul dettaglio dei corpi, sulle cure prestate, però si vede che crede in un rapporto empatico tra medico e paziente. Viceversa nel film non c’è nessun indugio al piacere del paesaggio della campagna francese né c’è spazio per la piacevolezza delle case in pietra d’Oltralpe.
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