elisa
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domenica 10 settembre 2017
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l'antagonismo tra scrittore e pubblico
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Già Baudelaire, poeta della modernità, nei Fiori del male si scaglia contro l' "ipocrita lettore". Nella società di massa lo scrittore può avere successo, arricchirsi, ottenere premi e riconoscimenti (nel film addirittura il Nobel) ma é perciò meglio compreso? O i riconoscimenti non sono che un tentativo di esorcizzare una presenza scomoda, perchè lo scrittore (come afferma il protagonista del film) , a differenza della gente comune, non può accettare il mondo com'é, ma deve tentare (pur sapendo che è impossibile) di renderlo un posto migliore. Per questo osserva la realtà da due lati, radiografandola con impietoso occhio critico, portandone alla luce meschinità, grettezze, ipocrisie, semi latenti della violenza e del male.
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Già Baudelaire, poeta della modernità, nei Fiori del male si scaglia contro l' "ipocrita lettore". Nella società di massa lo scrittore può avere successo, arricchirsi, ottenere premi e riconoscimenti (nel film addirittura il Nobel) ma é perciò meglio compreso? O i riconoscimenti non sono che un tentativo di esorcizzare una presenza scomoda, perchè lo scrittore (come afferma il protagonista del film) , a differenza della gente comune, non può accettare il mondo com'é, ma deve tentare (pur sapendo che è impossibile) di renderlo un posto migliore. Per questo osserva la realtà da due lati, radiografandola con impietoso occhio critico, portandone alla luce meschinità, grettezze, ipocrisie, semi latenti della violenza e del male. E per svelarla appieno deve andare oltre la stessa realtà, trasfigurarla attraverso il gioco dell'immaginazione e della creazione artistica, rendendo impossibile decidere quanto nelle sue storie e nei suoi personaggi ci sia di reale e quanto di pura fantasia. Sono le questioni poste da questo intelligente film che si interroga sulla scrittura (e sulla creazione artistica) senza mai offrire risposte definitive o didascaliche, attraverso una sceneggiatura ben calibrata che innesca, con un perfetto meccanismo a orologeria, un conflitto prima latente e poi sempre più esplosivo, fra Daniel, scrittore da premio Nobel ma in crisi di ispirazione, e la comunità di Salas, paese argentino da cui proviene, ma che aveva abbandonato per l'Europa quarant'anni prima. La comunità ingenua e kitch possiede infatti robusti anticorpi per difendere la sua incultura provinciale dal corpo estraneo dell'intellettuale cinico e critico che, raffigurandola nelle proprie opere, la mette in discussione. Nella raffigurazione allucinata e grottesca del film, che strappa risate prima di volgere al finale noir, spiccano alcuni gioielli narrativi: il power point con la storia dello scrittore da Nobel già da solo merita la visione del film.
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sergio dal maso
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domenica 19 febbraio 2017
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un capolavoro tra realtà e finzione
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“… non fare di me un idolo o mi brucerò
trasformami in megafono e mi incepperò
cosa fare o non fare non lo so
quando, dove e perché riguarda solo me
io so solo che tutto va come va…” A tratti – Ko de mondo (CSI)
Daniel Martinez è uno scrittore affermato, famoso in tutto il mondo. Gli hanno assegnato il Nobel per la Letteratura, impresa mai riuscita a nessun argentino, neanche al grandissimo Jorge Luis Borges.
Eppure è in crisi. Come aveva profetizzato nella cerimonia di consegna del premio davanti ai reali svedesi la consacrazione definitiva dell’opera di un artista ne suggella il declino, sancisce la fine della sua parabola creativa.
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“… non fare di me un idolo o mi brucerò
trasformami in megafono e mi incepperò
cosa fare o non fare non lo so
quando, dove e perché riguarda solo me
io so solo che tutto va come va…” A tratti – Ko de mondo (CSI)
Daniel Martinez è uno scrittore affermato, famoso in tutto il mondo. Gli hanno assegnato il Nobel per la Letteratura, impresa mai riuscita a nessun argentino, neanche al grandissimo Jorge Luis Borges.
Eppure è in crisi. Come aveva profetizzato nella cerimonia di consegna del premio davanti ai reali svedesi la consacrazione definitiva dell’opera di un artista ne suggella il declino, sancisce la fine della sua parabola creativa. Si è ritirato da cinque anni a Barcellona, senza più scrivere nulla. Schivo e solitario, rifiuta tutti i prestigiosi inviti che da tutto il mondo pervengono giornalmente alla sua segretaria. A rompere l’isolamento del suo esilio dorato arriva l’invito da Salas, il paesino natale che Daniel ha abbandonato a vent’anni senza più farvi ritorno. Il sindaco vuole nominarlo “Cittadino Onorario”.
Il ritorno alle radici, al punto di partenza, può rappresentare una catarsi, la possibilità di rielaborare il suo percorso artistico ridandogli un senso e rigenerando la sua creatività. La minuscola cittadina sperduta nella pampa argentina, infatti, ha ispirato tutti i personaggi e le storie dei suoi romanzi, tratteggiati però con cinismo e disillusione, senza addolcire la grettezza e la mediocrità del provincialismo della sua terra.
Dopo un viaggio strampalato e surreale Daniel si ritrova catapultato nel suo passato. Trent’anni dopo non è cambiato niente, Salas è esattamente come l’aveva lasciata, con l’amico d’infanzia e la sua ex-fidanzata che nel frattempo si sono sposati. All’iniziale entusiasmo con cui i paesani accolgono il cittadino illustre subentrano una distanza e un senso di ostilità crescente. Scorre un magma sotterraneo di risentimento e rivalsa pronto a esplodere. Pian piano il tono da commedia brillante viene accompagnato da echi noir, da una tensione sempre più strisciante. Le situazioni tragicomiche ed esilaranti come il benvenuto sul veicolo dei pompieri con la “miss” locale o la farsesca trasmissione radiofonica lasciano spazio alle manifestazioni di invidia e rancore. Fino all’inaspettato epilogo.
Il cittadino illustre, capolavoro dei semi-sconosciuti registi argentini Gaston Duprat e Mariano Cohn, è un film molto più complesso e raffinato di quel che possa sembrare, gli spunti sono molteplici e i livelli di lettura stratificati. L’attore argentino Oscar Martinez dà vita a un personaggio memorabile, orgoglioso e sardonico, non privo però di sussulti di umanità, come per esempio nel rapporto con il giovane portiere dell’hotel. Con l’interpretazione dello scrittore argentino Martinez ha vinto, meritatamente, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia.
L’ironia graffiante e surreale, al tempo stesso corrosiva e tagliente, è esaltata da una sceneggiatura compatta, senza sbavature, capace di intuizioni geniali. Anche le situazioni più grottesche e strampalate sono sempre realistiche e credibili, i personaggi più bizzarri non sconfinano mai in caricature.
In un gioco di contrasti la vita reale di Salas è contrapposta a quella immaginaria dei romanzi di Mantovani. Ma esiste una distanza incolmabile tra la finzione dell’arte e la vita reale? Oppure si fondono e si confondono? Non solo. Sono conciliabili lo snobismo della cultura “alta” e la mediocrità di quella provinciale? Daniel Mantovani apparentemente non ha risposte. Sospeso tra passato e presente, tra la monotonia della vita di provincia e la modernità di quella metropolitana, tra l’Europa e l’Argentina, sembra non credere più a niente. La scelta di ritirarsi è conseguente al bisogno di verità e di coerenza. La sua solitudine artistica è anzitutto esistenziale. O almeno sembra.
Alla fine un geniale cortocircuito tra finzione e realtà capovolge nuovamente la prospettiva iniziale: l’artista torna a essere “burattinaio”, inventore di storie in grado di plasmare la realtà. Daniel Mantovani sorride sornione. Ma con l’amarezza di chi ma non ha risposte da offrire e, in fondo in fondo, con l’onestà di sapere di non essere poi tanto migliore dei personaggi dei suoi romanzi.
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giovedì 15 dicembre 2016
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un piccolo gioiello
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere
UN CITTADINO ILLUSTRE
11 dicembre 2016
Evviva sono d'accordo con la critica:...... il film merita tantissime stelle. Semplice , fresco, intelligente.....Un illustre scrittore - Daniel Mantovani dopo quarantanni, torna nel suo borgo natio: una sperduta cittadina argentina, polverosa, deserta, fotografata splenditamente, si sente in giro un odore di agnello arrostito- asado. Lo scrittore famoso ritrova i suoi concittadini, il suo antico amore, ed è costretto a partecipare ai festeggiamenti sempre più assurdi in suo onore organizzati da un sindaco fanfarone.
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere
UN CITTADINO ILLUSTRE
11 dicembre 2016
Evviva sono d'accordo con la critica:...... il film merita tantissime stelle. Semplice , fresco, intelligente.....Un illustre scrittore - Daniel Mantovani dopo quarantanni, torna nel suo borgo natio: una sperduta cittadina argentina, polverosa, deserta, fotografata splenditamente, si sente in giro un odore di agnello arrostito- asado. Lo scrittore famoso ritrova i suoi concittadini, il suo antico amore, ed è costretto a partecipare ai festeggiamenti sempre più assurdi in suo onore organizzati da un sindaco fanfarone. Ma col procedere del film lo scrittore chiede sempre più spesso di essere lasciato solo, si ferma a riflettere su una panchina, vuole tornare in albergo da solo....sta forse scrivendo mentalmente il suo prossimo libro? Penso proprio di sì.... L'ultma parte del film diventa assurda, iimpossibile forse non è più la realtà, ma l'illustrazione di scene da un romanzo in gestazione. Andate a vederlo se potete, credo che sia distributo solo in poche grandi città . Peccato.
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un piccolo gioiello
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere
UN CITTADINO ILLUSTRE 11 dicembre 2016
Evviva sono d'accordo con la critica:..... il film merita tantissime stelle. Semplice , fresco, intelligente.....Un illustre scrittore - Daniel Mantovani dopo quarantanni, torna nel suo borgo natio: una sperduta cittadina argentina, polverosa, deserta, fotografata splenditamente, si sente in giro un odore di asado. Lo scrittore famoso ritrova i suoi concittadini, il suo antico amore, ed è costretto a partecipare ai festeggiamenti sempre più assurdi in suo onore organizzati da un sindaco fanfarone.
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UN PENSIONATO AL CINEMA è andato a vedere
UN CITTADINO ILLUSTRE 11 dicembre 2016
Evviva sono d'accordo con la critica:..... il film merita tantissime stelle. Semplice , fresco, intelligente.....Un illustre scrittore - Daniel Mantovani dopo quarantanni, torna nel suo borgo natio: una sperduta cittadina argentina, polverosa, deserta, fotografata splenditamente, si sente in giro un odore di asado. Lo scrittore famoso ritrova i suoi concittadini, il suo antico amore, ed è costretto a partecipare ai festeggiamenti sempre più assurdi in suo onore organizzati da un sindaco fanfarone. Ma col procedere del film lo scrittore chiede sempre più spesso di essere lasciato solo, si ferma a riflettere su una panchina, vuole tornare in albergo da solo....sta forse scrivendo mentalmente il suo prossimo libro? Penso proprio di sì.... L'ultma parte del film diventa assurda, iimpossibile forse non è più la realtà, ma l'illustrazione di scene da un romanzo in gestazione. Andate a vederlo se potete, credo che sia distributo solo in poche grandi città . Peccato.
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domenico astuti
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venerdì 9 dicembre 2016
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due storie in una
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In questo piccolo film argentino scritto molto bene c’è tanto su cui riflettere, vari topos narrativi e creativi ben miscelati, ma per certi versi prevedibili nell’evoluzione almeno in quello del ritorno a casa dopo decenni e lo svelamento di tanta brava gente che brava non è. Perché Il cittadino illustre pone da un lato il serio problema del rapporto tra l’artista e la sua opera ( sono un unicum o da giudicare separatamente ? Quanto c’è di realtà e quanto di fantasia ? ) e, ma non in secondo piano, il rapporto che ha lo scrittore con la celebrità e con il suo pubblico quando giunge il successo ai massimi livelli planetari: il film inizia con un antiretorico e quasi provocatorio discorso che fa davanti ai reali svedesi, lo scrittore argentino Daniel Mantovani quando ritira il premio Nobel per la letteratura.
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In questo piccolo film argentino scritto molto bene c’è tanto su cui riflettere, vari topos narrativi e creativi ben miscelati, ma per certi versi prevedibili nell’evoluzione almeno in quello del ritorno a casa dopo decenni e lo svelamento di tanta brava gente che brava non è. Perché Il cittadino illustre pone da un lato il serio problema del rapporto tra l’artista e la sua opera ( sono un unicum o da giudicare separatamente ? Quanto c’è di realtà e quanto di fantasia ? ) e, ma non in secondo piano, il rapporto che ha lo scrittore con la celebrità e con il suo pubblico quando giunge il successo ai massimi livelli planetari: il film inizia con un antiretorico e quasi provocatorio discorso che fa davanti ai reali svedesi, lo scrittore argentino Daniel Mantovani quando ritira il premio Nobel per la letteratura. Dall’altro c’è il suo ritorno assai casuale a casa, in un piccolo paesino sperduto dell’Argentina, Salas, dopo quarant’anni ( peccato nemmeno un accenno al Colpo di Stato di Videla proprio avvenuto nel 1976, peccato non sapere bene perché non sia più ritornato a casa nemmeno per la morte dei genitori ) e il ritornare nei vecchi luoghi dell’adolescenza e nel ritrovare qualche passato amico che prova per lui più che affetto e amicizia, rancore e forse anche invidia, fino a giungere a un prefinale alquanto eccessivo. Un film che dosa bene gli argomenti, in apparenza con personaggi veri e originali ed anche privo di quella malinconia che si potrebbe presupporre, ma che si ritrova in una struttura un po’ manichea e già abbondantemente vista nel cinema europeo e con toni migliori ( Da Vancini a Von Triers ). Lo spunto interessante, anche originale, è quello della funzione dello scrittore, cosciente d’essere anche un disturbatore di pace ed equilibri apparenti e in fondo con la missione di destabilizzatore di realtà, sia ad alti livelli ( sia quando fa il suo discorso all’Accademia di Stoccolma, sia quando con la sua sola presenza o per qualche semplice affermazione disturberà e molto la solo apparente tranquillità paesana dei cittadini più illustri della sua Sales.
Il Cittadino illustre è un film scritto bene, mai banale, interpretato molto bene da Oscar Martinez ( vincitore come miglior attore all’ultimo Festival di Venezia ) ed anche registicamente sicuro, ma ha una scelta estetica così povera che rischia di renderlo un po’ troppo piatto, spoglio, con una malinconia che non è nei fatti di per sé ma nel come sono mostrati. Scelta stilistica già rilevata nel loro precedente film L’artista del 2008 ( da cineclub del secolo scorso, in cui c’è un lungo confrontarsi tra i limiti dell’artista e la sua opera nel mondo ambiguo dell’arte contemporanea ).
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angelo orazio
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venerdì 9 dicembre 2016
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non è una commedia, bensì un capolavoro!
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Un piccolo capolavoro.
Chi ci "legge" una commedia e lo considera divertente è un animo gretto!
Uno scrittore argentino che trova il plauso unanime della critica (e di conseguenza il premio Nobel) realizza che un artista che piace a tutti non è più tale, in quanto ha terminato la sua forza trainante. Nel momento stesso in cui un artista non pro-voca (chiama avanti) o è stato raggiunto nel suo pensiero o semplicemente è posto indietro, è storia.
Lo scrittore torna quindi nostalgicamente a Salas, suo paese natale, grazie ad invito giunto per lettera.
E...
La vicenda del consumismo degli usi e costumi, ossia il capitalismo delle emozioni condivise, si innesca ed esplode in violenza in una società populista dove la comunanza di comportamento diventa forza politica, trascinando anche i pochi "diversi" in un baratro di tragiche consuetudini post-proletarie.
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Un piccolo capolavoro.
Chi ci "legge" una commedia e lo considera divertente è un animo gretto!
Uno scrittore argentino che trova il plauso unanime della critica (e di conseguenza il premio Nobel) realizza che un artista che piace a tutti non è più tale, in quanto ha terminato la sua forza trainante. Nel momento stesso in cui un artista non pro-voca (chiama avanti) o è stato raggiunto nel suo pensiero o semplicemente è posto indietro, è storia.
Lo scrittore torna quindi nostalgicamente a Salas, suo paese natale, grazie ad invito giunto per lettera.
E...
La vicenda del consumismo degli usi e costumi, ossia il capitalismo delle emozioni condivise, si innesca ed esplode in violenza in una società populista dove la comunanza di comportamento diventa forza politica, trascinando anche i pochi "diversi" in un baratro di tragiche consuetudini post-proletarie.
La alienazione dal nuovo per la salvaguardia delle oscene tradizioni.
Una storia emancipante sul dramma della sub-cultura umana, che nel film si professa come la "cultura di un popolo". Sulla scia di un nazionalismo argentino del tutto kitsch e privo di ogni valore antropologico o artistico, il protagonista troverà la morte, il successo e forse la vendetta. Da vedere!
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giulio n.
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martedì 6 dicembre 2016
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il cittadino di salas
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Daniel Mantovani è un noto scrittore argentino che vive da molti anni in Spagna lontano dalla sua patria. Dopo la vittoria del premio Nobel per la Letteratura riceve vari inviti e premi da lui costantemente rifiutati. Tra i molti inviti vi è quello del sindaco di Salas, paese d'origine dello scrittore, per nominarlo “Cittadino illustre”di Salas. Mantovani, incuriosito dall'invito e voglioso di tornare nel proprio paese natio dal quale latita da più di venti anni, rimanda i suoi impegni e decide di accettare. Il ritorno in Argentina inizia all'insegna dei festeggiamenti per poi sfumare pian piano in un clima di tensione. Il viaggio metterà in luce l'uomo e in ombra l'artista, il quale, pur avendo bistrattato per anni il suo paese, ha basato, seppure inconsciamente, gran parte dei suoi romanzi traendo spunto da personaggi locali che hanno accompagnato la sua infanzia.
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Daniel Mantovani è un noto scrittore argentino che vive da molti anni in Spagna lontano dalla sua patria. Dopo la vittoria del premio Nobel per la Letteratura riceve vari inviti e premi da lui costantemente rifiutati. Tra i molti inviti vi è quello del sindaco di Salas, paese d'origine dello scrittore, per nominarlo “Cittadino illustre”di Salas. Mantovani, incuriosito dall'invito e voglioso di tornare nel proprio paese natio dal quale latita da più di venti anni, rimanda i suoi impegni e decide di accettare. Il ritorno in Argentina inizia all'insegna dei festeggiamenti per poi sfumare pian piano in un clima di tensione. Il viaggio metterà in luce l'uomo e in ombra l'artista, il quale, pur avendo bistrattato per anni il suo paese, ha basato, seppure inconsciamente, gran parte dei suoi romanzi traendo spunto da personaggi locali che hanno accompagnato la sua infanzia. Il film è girato con camera a mano alternando riprese in esterni e interni con una parvenza volutamente amatoriale e documentaristica. Il finale della storia, che difficilmente potremmo immaginare, ricorda l'epilogo del film Vita di Pi del regista taiwanese Ang Lee. Tale conclusione sconquassa le nostre salde certezze portandoci a ripercorrere, riflettere e reinterpretare l'intero film. Solo analizzandolo a posteriormente potremmo notare qualche segnale, che al momento della prima visione è del tutto impercettibile, che ci possa far pensare ad un finale di questo tipo; mi riferisco in particolare alla storia raccontata dallo stesso Mantovani nelle prime sequenze del film (prima del suo arrivo in paese) dove narra la vicenda di due gemelli infatuati della stessa donna, introducendo in tal modo la tematica del doppio. Oltre all'arguta vicenda del premio Nobel, il film affronta in maniera sottesa tematiche di carattere sociale, artistico e amoroso raccontate in modo critico tramite una amalgama di verità e immaginazione.
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nanni
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giovedì 1 dicembre 2016
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il cittadino illustre
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Daniel Mantovani, famosissimo scrittore Argentino da decenni trapiantato a Barcellona, è candidato Nobel. Daniel, nonostante sia convinto che l'istituzione paludata ed imbalsamata che gestisce la prestigiosa onoreficenza, attraverso il rito stucchevole della consegna oramai celebri soprattutto se stessa; ritirerà il premio. Sarà anche l'occasione, evitando la pressione degli impegni cultural/mondani internazionali per "tornare" in Argentina, a Salas, il suo paese, le sue radici.Rivedrà i compagni di scuola, le insegnanti delle medie, le fidanzate di allora, i vecchi amici.....ritroverà però e soprattutto quella "normalità" desolante ed universale,(forse) senza speranza dalla quale era inconsapevolmante ed inutilmente fuggito perchè, lui compreso, (ri)scoprirà ("scrivo solo per vanità")di essere senza speranza.
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Daniel Mantovani, famosissimo scrittore Argentino da decenni trapiantato a Barcellona, è candidato Nobel. Daniel, nonostante sia convinto che l'istituzione paludata ed imbalsamata che gestisce la prestigiosa onoreficenza, attraverso il rito stucchevole della consegna oramai celebri soprattutto se stessa; ritirerà il premio. Sarà anche l'occasione, evitando la pressione degli impegni cultural/mondani internazionali per "tornare" in Argentina, a Salas, il suo paese, le sue radici.Rivedrà i compagni di scuola, le insegnanti delle medie, le fidanzate di allora, i vecchi amici.....ritroverà però e soprattutto quella "normalità" desolante ed universale,(forse) senza speranza dalla quale era inconsapevolmante ed inutilmente fuggito perchè, lui compreso, (ri)scoprirà ("scrivo solo per vanità")di essere senza speranza.Dupret e Cohn in grande forma.Film asciutto, affilato, spietato......che non consola e non assolve...nessuno.IMPERDIBILE. Ciao nanni.
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lbavassano
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sabato 26 novembre 2016
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inizio folgorante, ma poi si perde
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Un inizio folgorante, spiazzante, geniale, quel discorso di accettazione del Nobel che fa sperare in un film straordinario. Ed invece procede su un binario amaramente comico sempre più scontato, efficace (si ride), ma l'inventività si smarrisce. Deludente il finale. Un film che probabilmente gli argentini, toccati su nervi scoperti, possono apprezzare con occhio diverso, ma che, esportato, perde gran parte del proprio mordente e scivola su una comicità a tratti neppure troppo sottile. Giustamente premiata la prestazione dell'attore protagonista, Oscar Martinez.
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Un inizio folgorante, spiazzante, geniale, quel discorso di accettazione del Nobel che fa sperare in un film straordinario. Ed invece procede su un binario amaramente comico sempre più scontato, efficace (si ride), ma l'inventività si smarrisce. Deludente il finale. Un film che probabilmente gli argentini, toccati su nervi scoperti, possono apprezzare con occhio diverso, ma che, esportato, perde gran parte del proprio mordente e scivola su una comicità a tratti neppure troppo sottile. Giustamente premiata la prestazione dell'attore protagonista, Oscar Martinez. Molto belle anche alcune immagini di surreale desolazione.
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mattiabertaina
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martedì 20 settembre 2016
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l'inesorabile china di un nobel...
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Daniel Mantovani sale sul pulpito, dinnanzi al Re ed alla Regina di Svezia, in occasione della consegna del prestigioso Nobel per la letteratura, ma è nel suo discorso che riconosce non l'importante traguardo raggiunto quanto invece la sua morte artistica, un'inevitabile china, un ineluttabile declino, segnato proprio dal Premio; non ha più nulla da dire, nulla da discutere, sono tutti d'accordo nell'accreditarlo come uno scrittore indiscutibile, canonizzato. È il gelo. Esordisce in questo modo la dark comedy firmata da Gaston Duprat e Mariano Cohn, "El ciudadano ilustre" (Il cittadino onorario), presentato in Concorso alla 73ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia; una commedia tagliente, fatta di un'ironia graffiante, una piacevole sorpresa.
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Daniel Mantovani sale sul pulpito, dinnanzi al Re ed alla Regina di Svezia, in occasione della consegna del prestigioso Nobel per la letteratura, ma è nel suo discorso che riconosce non l'importante traguardo raggiunto quanto invece la sua morte artistica, un'inevitabile china, un ineluttabile declino, segnato proprio dal Premio; non ha più nulla da dire, nulla da discutere, sono tutti d'accordo nell'accreditarlo come uno scrittore indiscutibile, canonizzato. È il gelo. Esordisce in questo modo la dark comedy firmata da Gaston Duprat e Mariano Cohn, "El ciudadano ilustre" (Il cittadino onorario), presentato in Concorso alla 73ma Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia; una commedia tagliente, fatta di un'ironia graffiante, una piacevole sorpresa. Daniel Mantovani, interpretato da un ottimo Oscar Martinez (Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile), vive la fase calante della sua brillante carriera, artista di successo e ricercato in tutto il mondo per convegni, interviste, serate esclusive; si è chiuso nei suoi uffici e nel privato forse per cercare nuova ispirazione e nuova verve. A sparigliare gli scenari un invito a Salas, la piccola città argentina che gli ha dato i natali e dalla quale era "fuggito" in giovane età per cercare maggior fortuna. Il Sindaco di Salas vuole conferirgli la cittadinanza onoraria e programmare una serie di incontri con il pubblico. A sorpresa Daniel accetta. Il film ci racconta il suo ideale viaggio nel passato, tra amici di infanzia, riflessioni nostalgiche, luoghi comuni. Il Sindaco con la fascia, la Miss locale, il camion dei Vigili del fuoco a sirene spiegate, le foto commemorative, il quadro è madido di provincialismo e di humour impietoso, scritto con grande intelligenza, alternando situazioni tragicomiche e grottesche a momenti di commedia alta e raffinata, non perdendo mai in compattezza. Una riflessione arguta sul successo, sul passato, sulle proprio origini, sulla celebrità, sul rapporto tra reale ed immaginario che rappresenta una vera boccata d'aria, sperando vivamente su una distribuzione italiana che creda nell'interessante progetto.
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[+] tutto sbagliato!!!
(di misesjunior)
[ - ] tutto sbagliato!!!
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