Cenerentola

Come lei, concordo sul valore della rivisitazione, sul lodevole apporto di chi riadatta il vecchio per adeguarsi al nuovo. Non rimpiango Cenerentola del '50, ma sospetto che Disney avrebbe disconosciuto un'opera i cui valori archetipici della narrazione, il piacere del racconto, la tecnica e la professionalità al servizio dell'espressione e dell'emozione, la ricerca empatica col pubblico, qui si confondono con i principi spiccioli del Mulino Bianco, con le calzamaglie di Amici (che lasciano poco all'immaginazione) e i corpetti "ritoccati" che trasmettono, sì, un diseducativo mito della bellezza. L'arte viene anche dal nulla, se si sa che cosa raccontare, non da milioni di dollari spesi per lo più in franchising e che ispirano, in fin dei conti, a imitare modelli prodotti da diete ipocaloriche. Non si faccia troppo ingannare dagli sfarfallii e dalla (poca) fantasia. Ognuno vuol vedere quello che vuole, è vero, ma abbiamo anche possibilità di riconoscere il buono dal tarocco.