samanta
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martedì 27 ottobre 2020
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come realizzare una storia sconclusionata.
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Il film del 2014 è il secondo remake dallo stesso titolo del film originale girato nel 2008 dal medesimo regista il belga Van Loy, il primo remake, olandese, è del 2010. L'originale non l'ho visto ma a detta dei commentatori il remake è identico, mi sfugge il senso dell'operazione anche perché a prescindere dalle critiche negative è stato un notevole flop commerciale: a fronte di un budget di 14 milioni di $ ne ha incassati 11 milioni, il regista dopo questo film ha collezionato un altro flop : The premier - pagamento e riscatto. La storia raccontata vorrebbe essere un thriller con forti coloriture drammatiche e connotazioni psicologiche, che peraltro si traducono in un guazzabuglio superficiale e poco avvincente.
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Il film del 2014 è il secondo remake dallo stesso titolo del film originale girato nel 2008 dal medesimo regista il belga Van Loy, il primo remake, olandese, è del 2010. L'originale non l'ho visto ma a detta dei commentatori il remake è identico, mi sfugge il senso dell'operazione anche perché a prescindere dalle critiche negative è stato un notevole flop commerciale: a fronte di un budget di 14 milioni di $ ne ha incassati 11 milioni, il regista dopo questo film ha collezionato un altro flop : The premier - pagamento e riscatto. La storia raccontata vorrebbe essere un thriller con forti coloriture drammatiche e connotazioni psicologiche, che peraltro si traducono in un guazzabuglio superficiale e poco avvincente.
Ci sono 5 amici (Chris, Philipps e il suo fratellastro Vincet, Luke e Marty) tutti sposati, Vincet (Karl Urban)proprio il giorno delle nozze di Philipps ha l'idea di condividere un loft con gli amici per le lora avventure sessuali, tutti accettano la chiave del locale meno Chris (James Marsden) sebbene in difficoltà con la moglie che però successivamente cede e prende la chiave perchè colpito da una bellissima ragazza che lo provoca Ann (Rachael Taylor attrice australiana: una particina ne Il Signore degli anellli, Red dog. ARQ). Una mattina Luke (Wentworth Miller) che sembrerebbe avere appuntamento con una ragazza, trova nel letto una ragazza nuda morta in una pozza di sangue, che al momento sembra non riconoscere. La trama poi piuttosto complicata si dipana in un frenetico accavallarsi di flashback e flashward, che rendono oltre modo confusa (e tediosa) la vicenda. La ragazza uccisa è Sarah (la bellissima Isabel Lucas modella e attrice australiana) i 5 si accusano a vicenda prima di coalizzarsi contro Vincet che aveva come amante Sarah, poi si scopre che aveva una relazione con Ann amante di Chris che faceva la prostituta e che lui aveva pagato perché seducesse Chris, e che aveva sedotto la moglie di Marty invece di convincerla a ritornare dal marito stanca delle sue infedeltà, nonchè Zoe la sorellina di Philipps, tutto questo rivelato da Luke che in realtà non portava donne nel Loft ma filmava di nascosto le imprese degli amici. In un susseguirsi di colpi di scena e ricostruzioni dell'omicidio, viene rivelato che avevano cercato di uccidere la ragazza almeno 2 volte e un'altra Luke l'aveva addormentata con il sonnifero un altro voleva ucciderla con un'iniezione, i 4 convinti che fosse morta (ma invece era ancora viva) l'avevano fatta accoltellare da Philipps violento e manesco (tra l'altro aveva nel loft massacrato di botte una prostituta) per accusare dell'omicidio Vincet. Scoperta la verità Luke si suicida, Phillipps va in carcere, Chris si mette con Ann, Marty ritorna dalla moglie e Vincent va a vivere solo nel Loft.
La ricostruzione della storia è sommaria, anche perchè è farraginosa, sconlusionata, è un thriller senza tensione, diretto maldestramente, in un atmosfera cupa e fumosa che non avvince ma annoia. I colpi di scena sono troppo ridicoli e campati in aria si confonde la realtà con la suggestione (ma non è Rashomon), l'accanirsi sul corpo della povera Sarah è semplicentemente ridicolo. Gli attori recitano male tutti quanti, quanto alle protagoniste Rachael Taylor ha la palma della peggiore, non classificabile Isabel Lucas una sfinge ha più espressività, non salvano la recitazione le loro nudità esposte generosamente.
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elgatoloco
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venerdì 24 febbraio 2017
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the loft is the end
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"The Loft", firmato da Erik Van Looy(2014)si segnala per la capacità di mettere in discussione uno stile narrativo piatto e semplice sequenziale(passato-presente-futuro)ma di stravolgere, pur se"à l'americaine"la struttura narrativa classica, piana quanto appunto"lineare", aderente allo"scorrere"(sequenziale, appunto)del tempo. In questo modo, scardinando(almeno per quanto lo consentono i produttori)la struttura narrativa, si scardina anche la logica inerente a questo tipo di film: il"trhiller"rimane, l'angoscia sottesa naturalmente anche, ma in una dimensione di totale precarietà corrispondente all'expùrosis(combustione, autoconsumazione)del tardo post-capitalismo o di quanto ne rimane, con una spinta autodistruttiva che qui è connaturata al terrore che gli amici del loft provano, rispetto a quanto li aspetta dopo la"sorpresa".
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"The Loft", firmato da Erik Van Looy(2014)si segnala per la capacità di mettere in discussione uno stile narrativo piatto e semplice sequenziale(passato-presente-futuro)ma di stravolgere, pur se"à l'americaine"la struttura narrativa classica, piana quanto appunto"lineare", aderente allo"scorrere"(sequenziale, appunto)del tempo. In questo modo, scardinando(almeno per quanto lo consentono i produttori)la struttura narrativa, si scardina anche la logica inerente a questo tipo di film: il"trhiller"rimane, l'angoscia sottesa naturalmente anche, ma in una dimensione di totale precarietà corrispondente all'expùrosis(combustione, autoconsumazione)del tardo post-capitalismo o di quanto ne rimane, con una spinta autodistruttiva che qui è connaturata al terrore che gli amici del loft provano, rispetto a quanto li aspetta dopo la"sorpresa". Non è tanto la scoperta dei reciproci"peccati"(nell'ottica evangelica in cui, elemento non secondario, manca la"confessione"o"riconciliazione", peraltro mai espressamente definita come"sacramento"nei Vangeli, essendo il testo scritturale più complesso di quanto può apparire...)a far "detonare"il fikm quanto invece le premesse degli stessi, mai chiarire-reciprocamente definite come tali, mai espllcitate. Si sarebbe potuto calcare la mano maggiormente sulla condizione assolutamente"atomistica"degli amici.attanti nel film, ma quanto qui detto-espresso è invero già abbastanza, se si coglie la valenza tutt'altro che consolatoria del film stesso, uno dei più intelligentemente"pessimisti"degli ultimi anni, sempre che l'aggettivo abbia ancora un senso, cosa che non ritengo affatto scontata, potendosi forse definire più propriamente"realistica"... Certo è che, contro o almeno a fronte di tanti filmetti e TV-movies che rendono vagamente l'idea che ci sia"del marcio"in famiglia e nella società(il che non implica necessariamente, però, il gidiano- sartriano"Familles, je vous hais!"(Famiglie, vi odio) che l'ipocrisia sia il tratto distintivo di una società morente, condannata-in prospettiva-ad auto-annullarsi. Interpreti di ottima caratura, di sicuro impatto per un film "sanamente terribile". El Gato
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luigi vinciguerra
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domenica 13 agosto 2017
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regia ottima, sceneggiatura suerlativa
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Immaginate un film che abbia come cast Brad Pitt, Eric Bana, Matt Damon (in versione dimessa) e due giovani Sharon Stone e Nicole Kidman. Un cast stellare per un investimento da capogiro. Allora sostituite tutti quei nomi con altrettanti giovani attori che somiglino ai divi citati ed investite tutto sulla regia e, soprattutto, sulla sceneggiatura: ne verrà fuori un film godibilissimo, dai ritmi serrati, che entra subito nel vivo e non ha un attimo di pausa, mantenendo lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine, caratterizzata da una triplo colpo di scena e cambio di prospettiva.
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Immaginate un film che abbia come cast Brad Pitt, Eric Bana, Matt Damon (in versione dimessa) e due giovani Sharon Stone e Nicole Kidman. Un cast stellare per un investimento da capogiro. Allora sostituite tutti quei nomi con altrettanti giovani attori che somiglino ai divi citati ed investite tutto sulla regia e, soprattutto, sulla sceneggiatura: ne verrà fuori un film godibilissimo, dai ritmi serrati, che entra subito nel vivo e non ha un attimo di pausa, mantenendo lo spettatore con il fiato sospeso fino alla fine, caratterizzata da una triplo colpo di scena e cambio di prospettiva.
Un film di ottimo livello che fa dimenticare la scena finale, apparentemente posticcia, con un lieto fine fin troppo all'acqua di rose (e che palesa come la produzione, oltre a risparmiare sul cachet degli attori, abbia anche lesinato con la costumista...).
Per il resto, un thriller di altissima qualità, non a caso riproposto con attori americani dopo il successo riscosso dalla versione originale belga (Loft, 2008).
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carloalberto
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venerdì 16 aprile 2021
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un giallo avvincente con risvolti drammatici
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Ottimo thriller giallo con un avvincente ritmo narrativo e tanta suspense. L’intreccio, sebbene complesso, si dipana nel finale in modo logico e coerente ed i colpi di scena si susseguono a ripetizione. Il plot è incentrato sulla ricerca della soluzione, per nulla scontata e prevedibile fino alla fine, del classico mistero del delitto della porta chiusa, arricchito da risvolti drammatici e ben interpretato dai cinque attori protagonisti, amici nemici per la pelle, in una storia che mette a nudo l’ambivalenza dei sentimenti e le conseguenze nefaste della doppia personalità, enfatizzata in casi limite, ma che, tuttavia, è costitutiva della natura ambigua dell’essere umano, nonostante la gente comune creda sia un’affezione patologica di pochi individui.
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Ottimo thriller giallo con un avvincente ritmo narrativo e tanta suspense. L’intreccio, sebbene complesso, si dipana nel finale in modo logico e coerente ed i colpi di scena si susseguono a ripetizione. Il plot è incentrato sulla ricerca della soluzione, per nulla scontata e prevedibile fino alla fine, del classico mistero del delitto della porta chiusa, arricchito da risvolti drammatici e ben interpretato dai cinque attori protagonisti, amici nemici per la pelle, in una storia che mette a nudo l’ambivalenza dei sentimenti e le conseguenze nefaste della doppia personalità, enfatizzata in casi limite, ma che, tuttavia, è costitutiva della natura ambigua dell’essere umano, nonostante la gente comune creda sia un’affezione patologica di pochi individui. Dialoghi serrati e brillanti ed un cast di comprimari all’altezza ne fanno un film interessante e godibile ma assolutamente commerciale e perciò vietato ai nostrani pseudo intellettuali benpensanti e con la puzza sotto il naso.
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