Shadowhunters - Città di ossa

Un gruppo di ragazzini, con lei la classica bella figliola non troppo cosciente di esserlo, lui bel tenebroso un po’ troppo cosciente di esserlo, gli amici trascurati, l’innamorato gay (vera novità che tanto mancava al genere per renderlo ancora più credibile) e gli aiutanti “sacrificali”. Questa super band inusuale dovrebbe salvare il mondo intero dai Demoni (si salvi che può, allora). Bella la fotografia, gradevoli le ambientazioni e gli effetti speciali (non esaltanti comunque), accettabile il tentativo (non riuscito o solo in parte) di dare una personalità complessa ai protagonisti. Che cosa manca allora? Tutto il resto! La trama si dipana in forma confusa, i personaggi secondari sono solo “accennati”, la storia si sviluppa in modo lento e noioso e si risolve tutta nei 20 minuti finali, in fretta e furia. Il Grande capo (il migliore cacciatore della Storia) è più inutile dell’Istruttore di Buffy, Il super Cattivo è meno malvagio di un papà “mondano” che maltratta la moglie e abbandona la famiglia… I nemici in pratica sono ombre senza personalità… Tutto ruota attorno a due adolescenti che s’innamorano senza potersi amare. Un po’ di urban fantasy , un po’ di finto-horror sepolcrale (alla Blade dei poveri: tante armi e niente sangue…) e molta telenovela. Se questo film deve aiutare a rivalutare la figura della donna del post-femminismo allora sta facendo il lavoro inverso: viene presentata una ragazzina decisa ma troppo vincolata alla commedia strappalacrime per essere credibile nel ruolo di combattente. Se parliamo di post-femminismo mi viene in mente il “Soldato Jane” di Demi Moore o la Jodie Foster de “Il buio nell'anima” non di certo Lily Collins in “Città di ossa”. Ok è un film per teen-ager però -non essendo Cenerentola, ma un sottogenere Horror- dovrebbe essere più vicino a The Vampire Diaries (che pur essendo “edulcorato” messo a confronto con la -Città di ossa- sembra uno splatter) che non a una soap dai toni scuri. Gli adolescenti guardano South Park, non penso si possano stupire o scandalizzare per qualche scena “realmente” horror. Meno male che io non sono più un adolescente. Con film come questi mi sentirei ingabbiato dentro stereotipi davvero fastidiosi: relegato a storielle dark fatte su misura per accontentare la parte oscura della mia anima senza però rischiare di offendere la parte immacolata della stessa. Un documentario sugli animali africani o un reportage su una guerra qualsiasi sarebbero milioni di volte più “traumatici” di questa piccola città ossuta.