Still Life

Partendo dal presupposto che, visto quello che il panorama cinematografico attuale propone, questo è un film più che discreto, mi permetto di andare controcorrente e dico che però, a mio avviso, non è nulla di più di questo. Il punto fondamentale nell'approccio alla pellicola, a mio modo di vedere, è la concezione che ciascuno ha della morte, e di cosa viene dopo. In un certo senso, l'idea che permea il film è che "qualcosa" sopravviva alla morte e per quel "qualcosa" valga la pena di impegnarsi a dare degna sepoltura a tutti coloro che sono morti, anche a quelli che lo hanno fatto in completa solitudine, come in effetti fa il protagonista. Se lo spettatore si ritrova in quest'idea, molto probabilmente sarà emotivamente coinvolto dalla storia. Ma in caso contrario, se pensa, come il superiore del protagonista, che "i funerali sono per i vivi", vedrà ben evidenti i limiti di questo film: l'eccessiva lentezza nella narrazione e la mancanza di contestualizzazione e di spessore del personaggio principale, che appare troppo rigidamente chiuso nelle sue ossessioni senza riuscire a trasmettere sentimenti e ad emozionare veramente.
Indubbiamente il fatto di interrogarsi sul senso della morte, e quindi della vita, è un merito di questo film, che oltretutto è ben girato, ma il fatto che nella pellicola si voglia dare in un certo senso una risposta ad una questione che, per sua natura, risposta non può avere, rende a mio modo di vedere troppo parziale la fruibilità del film.