gumbus
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giovedì 17 luglio 2014
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grandissime atmosfere
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Per creare un ponte tra architettura e cinema, tra città e vita, tra ideale e reale la Fuksas si serve di Nina, ovvero Diane Fleri eccellente, e riesce perfettamente nell'intento. Il risultato è un magnifico flusso vitale che non perde nessun elemento di una ricetta in apparenza semplice. Gli elementi sono una elegante appartamento all'Eur di Roma, vuota d'estate, un cane depresso, una ricerca intellettuale personale, il desiderio sospeso e declinato in magnifici dolci e il confronto con tre livelli di maschile: un bimbo, inquadrato sempre di profilo, un anziano maestro e un uomo il partner d'elezione sempre lontanissimo. E poi Nina stupenda possente, delicata, sola, alle porte di una nuova vita, e per questo intenta a prepararsi.
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Per creare un ponte tra architettura e cinema, tra città e vita, tra ideale e reale la Fuksas si serve di Nina, ovvero Diane Fleri eccellente, e riesce perfettamente nell'intento. Il risultato è un magnifico flusso vitale che non perde nessun elemento di una ricetta in apparenza semplice. Gli elementi sono una elegante appartamento all'Eur di Roma, vuota d'estate, un cane depresso, una ricerca intellettuale personale, il desiderio sospeso e declinato in magnifici dolci e il confronto con tre livelli di maschile: un bimbo, inquadrato sempre di profilo, un anziano maestro e un uomo il partner d'elezione sempre lontanissimo. E poi Nina stupenda possente, delicata, sola, alle porte di una nuova vita, e per questo intenta a prepararsi. In finale un film ispiratissimo, divertente, notturno, onirico, romano, urbano e certo, universale.
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pensierocivile
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giovedì 19 settembre 2013
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l'architettura dello stato
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Nella nostra bella Italia di dinastie e casate può capitare che una trentenne laureata in architettura voglia fare cinema; a molti questo desiderio sarebbe negato, soprattutto con una sceneggiatura pietosa scritta di proprio pugno, una delle più colossali stronzate presuntuose e pretenziose degli ultimi tempi, ma se ti chiami Elisa Fuksas, figlia di tale papà, come si può negare la realizzazione di un sogno, oltretutto finanziato anche dallo Stato. E poiché lo Stato sono io, gradirei riavere indietro la mia quota. Avessero scoperto, “scienziati statali” e produttori, un nuovo Fellini, un Rossellini, ma anche un Molaioli qualsiasi, avrei chinato il capo e servito un inchino al talento e alla lungimiranza della scoperta, poiché trattasi di “raccomandazione” del sistema cinema, la difficoltà di ragionare su una sceneggiatura inesistente e stupida con una ragazza che vaga per Roma in estate fra bambini impiccioni e lezioni scadenti di canto con annessa regia architettonica che invece di privilegiare la storia soddisfa l’ego illimitato dell’architetto e delle architetture, mi dilungo nella presa in giro e nel fastidio, piuttosto che nel commento.
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Nella nostra bella Italia di dinastie e casate può capitare che una trentenne laureata in architettura voglia fare cinema; a molti questo desiderio sarebbe negato, soprattutto con una sceneggiatura pietosa scritta di proprio pugno, una delle più colossali stronzate presuntuose e pretenziose degli ultimi tempi, ma se ti chiami Elisa Fuksas, figlia di tale papà, come si può negare la realizzazione di un sogno, oltretutto finanziato anche dallo Stato. E poiché lo Stato sono io, gradirei riavere indietro la mia quota. Avessero scoperto, “scienziati statali” e produttori, un nuovo Fellini, un Rossellini, ma anche un Molaioli qualsiasi, avrei chinato il capo e servito un inchino al talento e alla lungimiranza della scoperta, poiché trattasi di “raccomandazione” del sistema cinema, la difficoltà di ragionare su una sceneggiatura inesistente e stupida con una ragazza che vaga per Roma in estate fra bambini impiccioni e lezioni scadenti di canto con annessa regia architettonica che invece di privilegiare la storia soddisfa l’ego illimitato dell’architetto e delle architetture, mi dilungo nella presa in giro e nel fastidio, piuttosto che nel commento.
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nicell
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giovedì 8 agosto 2013
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oddio!
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Si fanno film con troppa disinvoltura. Questo credo sia uno di quei film che meglio rappresentano il vuoto cosmico, il nulla.
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ergobbier
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domenica 12 maggio 2013
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pier71
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giovedì 25 aprile 2013
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risibile e ridicolo
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Ecco a voi il film più goffo dell'intera annata! Era da Cemento Armato che non mi sentivo così a disagio. Purtroppo qui c'è presunzione. Ma nessuno lo vedrà, fine della storia.
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flyanto
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lunedì 22 aprile 2013
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un senso di apatia che si diffonde tutto intorno
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Film in cui si racconta di una giovane donna, di nome Nina, un pò stralunata, solitaria e sola che prende l'impegno nel corso dell'estate che trascorre a Roma di badare ad un grosso cane, di nome Omero, e di altri animali domestici proprietà di un suo caro amico. In seguito a ciò ella si trasferirà a casa dell'amico stesso che si trova nel quartiere EUR di Roma, un quartiere rappresentato qui come fortemente assolato e deserto in quanto tutti, o quasi, gli inquilini degli stabili sono partiti per le vacanze. Nel trascorrere così le sue giornate portando a spasso il cane e dando da mangiare agli altri animaletti, la giovane donna avrà l'occasione per uscire pian piano dal suo voluto e cercato isolamento venendo a contatto con realtà nuove e soprattutto personaggi, quasi figure oniriche, che le cambieranno la propria vita.
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Film in cui si racconta di una giovane donna, di nome Nina, un pò stralunata, solitaria e sola che prende l'impegno nel corso dell'estate che trascorre a Roma di badare ad un grosso cane, di nome Omero, e di altri animali domestici proprietà di un suo caro amico. In seguito a ciò ella si trasferirà a casa dell'amico stesso che si trova nel quartiere EUR di Roma, un quartiere rappresentato qui come fortemente assolato e deserto in quanto tutti, o quasi, gli inquilini degli stabili sono partiti per le vacanze. Nel trascorrere così le sue giornate portando a spasso il cane e dando da mangiare agli altri animaletti, la giovane donna avrà l'occasione per uscire pian piano dal suo voluto e cercato isolamento venendo a contatto con realtà nuove e soprattutto personaggi, quasi figure oniriche, che le cambieranno la propria vita. Film, direi, altamente minimalista dove l'azione è pressoché ridotta al nulla: infatti lo spettatore segue le monotone giornate della protagonista senza che nulla di eccezionale o, per lo meno, di significativo, mai accada. Ma, a mio parere, le sensazioni provate dalla protagonista e tutta l'atmosfera di apatia e di immobilità e di surrealismo di cui è interamente permeata la pellicola vengono perfettamente rappresentata dalla regista che qui, peraltro, è alla sua prima esperienza artistica di regista di lungometraggi. Lo spettatore "vive" o condivide perciò quasi in prima persona i sentimenti provati da Nina immergendosi fino in fondo, appunto, in questa atmosfera quasi irreale ed impalpabile. Da apprezzare notevolmente sono inoltre la fotografia con i palazzi e l'architettura prepotente del quartiere EUR (del resto, la regista Elisa Fuksas è figlia del famoso architetto Massimiliano ed è ella stessa è laureata in architettura) che qui diventa quasi la protagonista del film stesso e la stupenda e trascinante colonna sonora composta dai brani delle varie opere di Mozart e dalle musiche di Bach. Perfettamente calata nel suo personaggio l'attrice Diane Fleri.
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lincefrancy72
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sabato 20 aprile 2013
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la ricerca di un' identità
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Opera prima di Elisa Fuksas, Nina, racconta l’estate solitaria di una ragazza di trent’anni che rimane in una Roma deserta, ospite a casa dei genitori di un suo caro amico per prendersi cura del cane Omero, del porcellino d’India Armando e di un meraviglioso acquario di pesci. La sua estate trascorre prendendo lezioni di scrittura cinese dallo strano e bizzarro professore (Ernesto Mahieux), che la riceve tra statue di Madonne e ceri accesi, insegnando canto ad una ragazza consapevole del suo limitato talento e soprattutto mangiando torte intere con la speranza di colmare la solitudine sempre presente in lei stessa. Il tutto si svolge in una location scelta dalla regista in maniera non casuale, (ella è laureata in architettura), il quartiere dell’EUR, dove l’architettura razionalista e urbanistica dei luoghi le sono serviti a spiegare il senso di confusione e di spaesamento di Nina.
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Opera prima di Elisa Fuksas, Nina, racconta l’estate solitaria di una ragazza di trent’anni che rimane in una Roma deserta, ospite a casa dei genitori di un suo caro amico per prendersi cura del cane Omero, del porcellino d’India Armando e di un meraviglioso acquario di pesci. La sua estate trascorre prendendo lezioni di scrittura cinese dallo strano e bizzarro professore (Ernesto Mahieux), che la riceve tra statue di Madonne e ceri accesi, insegnando canto ad una ragazza consapevole del suo limitato talento e soprattutto mangiando torte intere con la speranza di colmare la solitudine sempre presente in lei stessa. Il tutto si svolge in una location scelta dalla regista in maniera non casuale, (ella è laureata in architettura), il quartiere dell’EUR, dove l’architettura razionalista e urbanistica dei luoghi le sono serviti a spiegare il senso di confusione e di spaesamento di Nina. La protagonista del film è una donna problematica, una donna incapace di sentire, una donna alla ricerca della propria identità. Mentre si guarda il film, allo spettatore viene trasmetto un senso di vuoto, di angoscia, di sospensione, e direi, anche di attesa di qualcosa che sta per accadere. Il film affascina molto per la cura delle immagini , per la semplicità e la tenerezza della protagonista che riesce ad avere un unico rapporto umano e autentico con un bambino di 9 anni. Sono gli sguardi di Nina, gli occhi del bambino Ettore che parlano e narrano il film. Molto brava Nina, l’attrice Diane Fleri, che è riuscita ad interpretare la donna inquieta e tormentata dalle sue paure, come quella di amare e di essere amata, risvegliata dall’incontro con un musicista Fabrizio, Luca Marinelli, e dove lei è impreparata a viverla, infatti dice “ad essere normali come gli altri, ho paura!”. Infine si può dire che Nina è un film pieno di originalità estetica, elegante ed emozionante.
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renato volpone
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giovedì 18 aprile 2013
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il piacere di "sentirsi"
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Un delicato esercizio di stile, eleganza e raffinatezza, come ce ne sono pochi e come dovrebbero essercene molti. Un piacere per gli occhi e per le orecchie, ma anche per la memoria e il desiderio del palato. Una fotografia ricercata e superba accompagnata dalle splendide musiche di Mozart e non solo, un incanto da rivedere per gustarsi ogni momento di Nina e del suo magico mondo incantato. Un mondo calato in una Roma deserta e silenziosa come non l'abbiamo mai vista, ma come la desidereremmo per il sole, la luce, lo splendore e il piacere di riuscire a "sentirsi". È la storia di "essere", di avere delle aspirazioni, dei desideri, è la storia dell'amore e del corteggiamento, è la storia della musica e del silenzio, è la storia di ogni animo che vuole guardarsi dentro.
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Un delicato esercizio di stile, eleganza e raffinatezza, come ce ne sono pochi e come dovrebbero essercene molti. Un piacere per gli occhi e per le orecchie, ma anche per la memoria e il desiderio del palato. Una fotografia ricercata e superba accompagnata dalle splendide musiche di Mozart e non solo, un incanto da rivedere per gustarsi ogni momento di Nina e del suo magico mondo incantato. Un mondo calato in una Roma deserta e silenziosa come non l'abbiamo mai vista, ma come la desidereremmo per il sole, la luce, lo splendore e il piacere di riuscire a "sentirsi". È la storia di "essere", di avere delle aspirazioni, dei desideri, è la storia dell'amore e del corteggiamento, è la storia della musica e del silenzio, è la storia di ogni animo che vuole guardarsi dentro.
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kronos
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mercoledì 17 aprile 2013
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vogliamo solo films stracciaculeschi in italia?
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"... provocando in chi guarda più irritazione che identificazione, soprattutto se chi guarda appartiene alla generazione precaria che ricorre a mille lavoretti per arrivare con fatica e umiliazione a fine mese, non per passare le giornate a rimpinzarsi di dolci costosi e a seguire lezioni (immaginiamo altrettanto costose) di cultura cinese"
Tale affermazione è una sintomatica cartina di tornasole della critica italiana contemporanea: una masnada di comunistoidi stracciaculo osessionati dal motto "In Italia mancano le strutture eccetera..." e che odiano a prescindere un cinema ricco, nell'ambientazione e nella confezione.
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"... provocando in chi guarda più irritazione che identificazione, soprattutto se chi guarda appartiene alla generazione precaria che ricorre a mille lavoretti per arrivare con fatica e umiliazione a fine mese, non per passare le giornate a rimpinzarsi di dolci costosi e a seguire lezioni (immaginiamo altrettanto costose) di cultura cinese"
Tale affermazione è una sintomatica cartina di tornasole della critica italiana contemporanea: una masnada di comunistoidi stracciaculo osessionati dal motto "In Italia mancano le strutture eccetera..." e che odiano a prescindere un cinema ricco, nell'ambientazione e nella confezione.
E questo odio non è legato al difficile periodo storico che tanti giovani italiani oggi vivono sulla loro pelle ... no, non è così: anche vent'anni fa, quando le cose andavano bene per (quasi) tutti, le Paole Caselle di turno scrivevano le STESSE scemenze.
Punivano i films di pregevole confezione e inneggiavano sbracatamente a orribili puttanaggini che giusto i parenti dei registi avrebbero potuto vedere.
Il risultato è stato non solo un crollo nelle esportazioni internazionali audiovisive, ma anche un poverissimo lascito per le generazioni future.
Ma dico, quanto giovani d'oggi o di domani potranno mai provare interesse per le schifezze dei Mazzacurati, Pozzessere, Di Robilant, Placido, Luchetti, Calopresti (etc.) che imperavano in quegli anni? Deprimenti sciocchezzuole che, ovviamente, ottenevano dalle Paole Caselle d'epoca entusiastiche recensioni...
Il film di Elisa Fuksas potrà essere esile nella trama, ma si può star certi che ha più probabilità di colpire l'occhio e la mente di un sapiens-sapiens del 2100, più che il 90% della produzione stracciaculesca italiana degli ultimi decenni.
Le do un consiglio da amico gentile Casella: cambi lavoro, qui lei fa solo danni.
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