Su Re |
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Un film di Giovanni Columbu.
Con Fiorenzo Mattu, Pietrina Menneas, Tonino Murgia, Paolo Pillonca, Antonio Forma.
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Religioso,
durata 80 min.
- Italia 2012.
- Sacher
uscita giovedì 21 marzo 2013.
MYMONETRO
Su Re
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un grido silenzioso che assorda le coscienzedi giairoFeedback: 105 |
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venerdì 22 marzo 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Su Re non è un film struggente che punta a commuovere e a scuotere lo spettatore. Sia per ambientazioni, per la scelta dei costumi e della lingua usata nei dialoghi, si distingue e propone come il racconto personale ed intimo dell' ingiusta condanna e dell' altrettanto iniquo processo che condusse al patibolo Gesù Nazareno, il Re dei Giudei , l' uomo dei dolori che, "maltrattato si lasciò umiliare... e che, come agnello condotto al macello, non aprì la sua bocca ( Is.: 53 , 7-8). A predominare la scena è il silenzio delle coscienze di oggi come di allora che assistono inermi e passive all'esecuzione di una condanna satisfattoria pagata con il sangue scaturito dalle piaghe dell' innocente da cui- tutti noi- siamo stato guariti. Nolente o volente, allo spettatore viene imposto di ascoltare, di udire e tradurre il rumore di quelle laconiche parole sussurrate e spesso onomatopeiche insieme ai suoni non accostati volutamente all'immagine visiva ma pur sempre impiegato come rapidi feed-back a fatti ed esperienze inscritti nella memoria di ciascuno. Il regista Giovanni Columbu non investe sul valore estetico degli interpreti, men che meno su quello dell'attore protagonista che, lungi dall'esser stimato per "apparenza e bellezza", rievoca alla mente la tragicità e deformità espressive echeggianti nei volti cupi e angosciati di alcuni ritratti di F.Goya. Non a caso, per tutta la durata del film, si susseguono una appresso all'altra, inquadrature che si stringono sempre più sui volti che, scavati e incisivi, sono colti nella loro drammaticità e disarmonia, quasi si volesse dare la "parola" alla loro anima per rendere la pellicola meno patinata e più vicina alla imperfetta umanità. Oltre ai primissi piani e alla ricerca dei dettagli ( inquadrature delle mani, dei piedi, di oggetti della vita quotidiana..) si spazia verso inquadrature a tutto campo di un paesaggio brullo e desolato, a tratti lunare e di un cielo carico di pioggia e di lamento, riflesso dell'atmosfera satura e claustrofobica che si respira. A seconda delle scene, il narratore sembrerebbe Gesù stesso che osserva, inerme e avvilito senza opporre resistenza a chi gli dà la morte ; delle altre, la prospettiva narrante sembrerebbe provenire dalle fila degli astanti che assistettero allo straziante castigo e che, probabilmente gridarono, in mezzo alla folla concitata, in difesa di Barabba. Eppure, nonostante il tentativo del regista di porsi in antitesi rispetto a grandi registi del passato che hanno raccontato la Passio cristi senza (quasi) mai aggiungere o togliere nulla alla lettera del Vangelo per far emergere uno fra tutti, il messaggio messanico di un Dio fattosi Uomo; anche Columbu ricade nella tentazione di invocare i suoi predecessori con il rischio di fare involontariamente una parodia . Senza troppe dissimulazioni, nell'incipit al film, egli cita la fonte (: Profeta Isaia, 54), come fece M. Gibson ne La passione, quasi a voler giustificare e tracciare fin da subito lo spartiacque e al comtempo il taglio che darà al racconto: in primis la scelta di scritturare volti poco noti e che non spiccano per attrattiva. Non sappiamo se la sua sia una sottile provocazione o nobile proposito di rendere ancor più vicino e attuale al fedele di oggi, come di domani la vita e la testimonianza di Gesù Cristo; vero è che per alcuni versi, la potenza descrittiva e realistica della fotografia limita l'identificazione di chi osserva, favorendo involontariamente un distacco, un'impermeabilizzazione al veicolarsi dei sentimenti di compassione, dolore e commozione a cui siamo abituti. E' come se mancasse il pathos, quel brivido che corre lungo la schiena e che consente allo spettatore di immergersi nella scena.
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