assenzio
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giovedì 21 giugno 2012
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un film - film
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Un eccezionale film – film…perfetto nella perfezione della finzione raccontata e dunque perfetta…un film che è un manuale esistenziale: i personaggi perfetti nei loro ruoli incarnano l’essenza perfetta di ognuno…in una sola parola si potrebbe dire PERFETTO! Manuale da tenere non sul comodino e da sfogliare ogni tanto per cercare la regola giusta ad una domanda scomoda, ma un manuale tascabile utile ad ogni scelta o bivio quotidiano della vita…sulla metro, in un incrocio, al supermercato…tutto! c’è la risposta ad ogni più piccolo quesito, dal più grande al più piccolo…un incoraggiamento costante a cercare nuove scelte, nuove sfide e un tenerti la mano mentre fai la scelta e mentre intraprendi, solo, ogni scelta dopo averla fatta…una coperta di lana in inverno e una bibita fresca d’estate…Tu
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Un eccezionale film – film…perfetto nella perfezione della finzione raccontata e dunque perfetta…un film che è un manuale esistenziale: i personaggi perfetti nei loro ruoli incarnano l’essenza perfetta di ognuno…in una sola parola si potrebbe dire PERFETTO! Manuale da tenere non sul comodino e da sfogliare ogni tanto per cercare la regola giusta ad una domanda scomoda, ma un manuale tascabile utile ad ogni scelta o bivio quotidiano della vita…sulla metro, in un incrocio, al supermercato…tutto! c’è la risposta ad ogni più piccolo quesito, dal più grande al più piccolo…un incoraggiamento costante a cercare nuove scelte, nuove sfide e un tenerti la mano mentre fai la scelta e mentre intraprendi, solo, ogni scelta dopo averla fatta…una coperta di lana in inverno e una bibita fresca d’estate…Tutto e solo questo è questo film – film…tutt’altra cosa LA VITA!
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clafiore
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domenica 17 giugno 2012
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la terza altalena da destra
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Ho visto questo film ieri sera, e ancora le emozioni che mi ha suscitato non mi sono scivolate di dosso, sono rimaste aggrappate, perciò provo a dispiegarle attraverso le parole. Solo un cinema trasmetteva questo film a Bologna il 16 Giugno, un cinema molto piccolo, con il suono del nastro che gira, e l'interruzione a metà film per girare lo stesso nastro, cose magiche che purtroppo con le nuove tecnologie si sono un po' perse. Ha subito attratto il mio affetto, e il mio odio per i multisala, che trasmettono le cose più scadenti ed evitano le perle rare come questo film. Più che un film è una Storia, una Ricerca di un Perchè, un tentativo di allungare il tempo a disposizione con una persona fondamentale che non c'è più.
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Ho visto questo film ieri sera, e ancora le emozioni che mi ha suscitato non mi sono scivolate di dosso, sono rimaste aggrappate, perciò provo a dispiegarle attraverso le parole. Solo un cinema trasmetteva questo film a Bologna il 16 Giugno, un cinema molto piccolo, con il suono del nastro che gira, e l'interruzione a metà film per girare lo stesso nastro, cose magiche che purtroppo con le nuove tecnologie si sono un po' perse. Ha subito attratto il mio affetto, e il mio odio per i multisala, che trasmettono le cose più scadenti ed evitano le perle rare come questo film. Più che un film è una Storia, una Ricerca di un Perchè, un tentativo di allungare il tempo a disposizione con una persona fondamentale che non c'è più. Oscar tenta di allungare i suoi "8 minuti" con suo padre, un padre che è fondamento della sua vita più della stessa madre, "ucciso da gente che neanche lo conoscono". Così trovando una chiave con un nome parte per una ricerca che spera lo porti a capire, a trovare un Perchè a questo senso di perdita infinito, la ricerca purtroppo si chiude con un nulla di fatto, ma qui non è importante il traguardo, è importante il viaggio, perchè è il viaggio che porta Oscar ad elaborare il senso di abbandono e a trovare felicità nella vita. Durante questa ricerca riviviamo anche un'altra ricerca, iniziata da Oscar insieme al padre per trovare le tracce dello scomparso sesto Distretto, la ricerca del sesto Distretto non si era compiuta poichè "il giorno più brutto" era arrivato, in un ricordo di Oscar vediamo che il padre tenta di convincerlo a salire sull'altalena sulla quale era solito giocare da piccolo, ma Oscar non ci riesce, ha paura. E secondo me è qui la chiave di volta del film, poichè alla fine del suo viaggio Oscar ritorna su quella altalena, ci sale, e trova un biglietto lasciato dal Padre in cui vi è scritto che finalmente la ricerca del sesto Distretto si è conclusa. Oscar riesce così ad elaborare la morte del Padre, volando alto sull'altalena.
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michela31
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mercoledì 13 giugno 2012
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il giorno più brutto
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Oscar ha perso il padre, a cui era legatissimo e con cui trascorreva molto tempo organizzando ricerche esplorative, nel crollo delle torri gemelle l'11 settembre. Un anno dopo il bambino non ha ancora superato il trauma per la scomparsa del genitore ma trova nell'armadio del padre una chiave avvolta in un foglio che reca la scritta Brown. Oscar decide quindi di mettersi alla ricerca della serratura che la chiave aprirebbe anche se ciò significa interpellare e trovare tutti i Black presenti a New York. Sicuramente il film presenta un difetto fondamentale: è quasi esclusivamente concentrato sul protagonista, che peraltro fornisce una prestazione maiuscola in grado di reggere il confronto con divi del calibro di Tom Hanks e Sandra Bullock, e non indaga adeguatamente tutto il resto, come ad esempio il rapporto del bambino con la madre o con quello che si rivelerà essere suo nonno.
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Oscar ha perso il padre, a cui era legatissimo e con cui trascorreva molto tempo organizzando ricerche esplorative, nel crollo delle torri gemelle l'11 settembre. Un anno dopo il bambino non ha ancora superato il trauma per la scomparsa del genitore ma trova nell'armadio del padre una chiave avvolta in un foglio che reca la scritta Brown. Oscar decide quindi di mettersi alla ricerca della serratura che la chiave aprirebbe anche se ciò significa interpellare e trovare tutti i Black presenti a New York. Sicuramente il film presenta un difetto fondamentale: è quasi esclusivamente concentrato sul protagonista, che peraltro fornisce una prestazione maiuscola in grado di reggere il confronto con divi del calibro di Tom Hanks e Sandra Bullock, e non indaga adeguatamente tutto il resto, come ad esempio il rapporto del bambino con la madre o con quello che si rivelerà essere suo nonno. Ma ciò non lede minimamente la straordinaria bellezza di questo lungometraggio che si rivela essere estremamente commovente e profondo in quando indaga a fondo il lutto che ha colpito questo bambino così strano e particolare: Oscar è schivo, solitario e impeganto a risolvere le ricerche esplorative che il padre gli affida le quali non consistono altro che nel dimostrare, tramite indizi, l'esistenza di qualche cosa che ora non è più presente. Con la sua ricerca Oscar vuole prolungare il rapporto con il padre che si è interrotto troppo presto ma va anche alla ricerca di se stesso in quanto egli ha subito gravi conseguenze psicologiche in seguito alla tragedia: soffre di attacchi di pancio e ha paura della metro e dei luoghi chiusi. Oscar alla fine troverà il padre ma non grazie alla chiave e riuscirà a prolungare il tempo da trascorrere con lui; riuscirà infine a recuperare un rapporto con la madre e anche a riscoprire la sua figura troppo a lungo sottovalutata.
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brian77
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lunedì 11 giugno 2012
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incredibilmente brutto
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Bisogna dargli due stelle perché ci sono indiscutibili professionalità che in qualche modo vanno riconosciute. Ma il film è brutto, retorico, lezioso. Per di più è anche pretenzioso. Vade retro!
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stefano mosca
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domenica 10 giugno 2012
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senza chiave
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Si possono distribuire indizi per tutta New York per puro gioco? Sì, a patto che poi si scopra il motivo di tale gioco! Corre il protagonista, così come l'intero film, dietro ad un simbolismo magico che trasforma ogni scena in un insieme di simboli, formule ed enigmi da risolvere. L'organizzazione della spedizione che condurrà il protagonista alla verità, che è poi il senso dell'intera storia, per quanto maniacale e perfetta possa risultare, sfumerà all'arrivo, a pochi passi dal traguardo, lasciando senza fiato il curioso bambino ma anche il pubblico affannato. E se la chiave è il simbolo dell'intera storia, al pubblico non resterà neanche quella di lettura!
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gosnurle
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domenica 10 giugno 2012
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ci sei?...si...
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Film estremamente sofferente, incredibilmente vivo e coraggioso, come lo sguardo serio e a tratti cinico di Oskar, ma forse solo tutto concentrato nella sua ricerca del tempo perduto per sempre che il padre gli ha nascosto, o cosi' lui si convince, negli angoli piu' sperduti della citta', in una caccia al tesoro senza fine , perche' interiore, caccia di sopravvivenza emotìva al dolore della perdita. Ognuno elabora il lutto, lui, la madre, in maniera personale e reciprocamente incomprensibile. Ma per noi che guardiamo e tiriamo piano piano tutti i fili dell'arazzo, non e' poi cosi' impossibile arrivare al centro del labirinto, in fondo al cuore del mondo. E' un cuore che pulsa e vive di infinite ricerche, interscambiabili, lui, la madre, il nonno, il sign Black, un immenso anello di Moebius di sentimenti e passioni.
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Film estremamente sofferente, incredibilmente vivo e coraggioso, come lo sguardo serio e a tratti cinico di Oskar, ma forse solo tutto concentrato nella sua ricerca del tempo perduto per sempre che il padre gli ha nascosto, o cosi' lui si convince, negli angoli piu' sperduti della citta', in una caccia al tesoro senza fine , perche' interiore, caccia di sopravvivenza emotìva al dolore della perdita. Ognuno elabora il lutto, lui, la madre, in maniera personale e reciprocamente incomprensibile. Ma per noi che guardiamo e tiriamo piano piano tutti i fili dell'arazzo, non e' poi cosi' impossibile arrivare al centro del labirinto, in fondo al cuore del mondo. E' un cuore che pulsa e vive di infinite ricerche, interscambiabili, lui, la madre, il nonno, il sign Black, un immenso anello di Moebius di sentimenti e passioni.
Non si specifica, ma si accenna alla possibilita' che il bimbo sia affetto dalla sindrome di Asperger, e questo spiegherebbe, la compulsivita' della ricerca, la difficolta' a relazionarsi, il guardare gli altri con stupita diffidenza, gli sprazzi di cinismo nei confronti della madre (un po' stemperati da drammaturgici "ti voglio bene"), l'ossessione e la metodicita' nello svolgersi della sua missione, annullando tutto il resto in pallidi fondali di scena, le panoramiche sulla citta' che sembra un plastico da trenino, in cui lui, unico davvero vivo, si muove frenetico. Ma comunque poco importa che sia davvero cosi’.
Il logorroico disperato monologo contro un fiume di cartoncini scribacchiati : questo in sintesi il rapporto tra i due antitetici protagonisti della splendida seconda parte del film, due modi opposti di elaborare il dolore, tra la scelta del silenzio e quella del vivere frenetico come si divorasse tempo e spazio per pura sopravvivenza. Forse e' vero che sull'11 settembre si e' detto e scritto e visto gia' tutto, ma quella serie di messaggi in segreteria mi rimarranno nella memoria piu' di mille interviste o filmati o servizi televisivi. Non e' mai abbastanza.. “ci sei?”. “si..”.
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max ferrarini
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domenica 10 giugno 2012
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molte storie, incredibilmente vere.
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"Le persone non sono un numero, ma storie; e le storie chiedono di essere condivise."
Molto forte, incredibilmente vicino. Il titolo basta a descrivere questo intenso film che non lascia un attimo di tregua allo spettatore nell'affrantare uno dopo l'altro il dramma di un ragazzino che ha perso il proprio padre durante l'attentato dell'11 settembre 2001. Tante storie, tanti temi ricchi di riflessioni profonde e complesse, forse troppi finendo quasi per angoscia anche un pò lo spettatore che non ha il tempo di metabolizzare tutto. Resta comunque il pregio di aver raccontato il dramma non con melenso sentimentalismo, bensì attraverso ad una profonda narrazione.
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"Le persone non sono un numero, ma storie; e le storie chiedono di essere condivise."
Molto forte, incredibilmente vicino. Il titolo basta a descrivere questo intenso film che non lascia un attimo di tregua allo spettatore nell'affrantare uno dopo l'altro il dramma di un ragazzino che ha perso il proprio padre durante l'attentato dell'11 settembre 2001. Tante storie, tanti temi ricchi di riflessioni profonde e complesse, forse troppi finendo quasi per angoscia anche un pò lo spettatore che non ha il tempo di metabolizzare tutto. Resta comunque il pregio di aver raccontato il dramma non con melenso sentimentalismo, bensì attraverso ad una profonda narrazione. La ricchezza dei temi non è però lasciata al caso e il film mantiene la potenza dell'opera letteraria da cui è tratto riuscendo a mantenere predominante la sua bellissima riflessione sulla paternità e l'eredità umana che essa è chiamata a trasmettere e lasciare in ogni situazione, anche la più terribile e dolorosa.
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amici del cinema (a milano)
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sabato 9 giugno 2012
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un film che non arriva al cuore
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Quasi una sorta di purificazione collettiva dell’America dagli incubi dell’11 settembre, rappresentata dal viaggio di formazione newyorkese del piccolo Oskar Schell, “Molto forte, incredibilmente vicino” è un discreto film con le sue luci e le sue ombre.
Mi è piaciuta una certa misura/pudore nell affrontare l’indicibile tema degli attacchi alle Torri Gemelli, le interpretazioni di Thomas Horn (bravissimo davvero), Max von Sydow (un viso pieno delle cicatrici dell’esistenza) e, udite udite, anche di una intensa Sandra Bullock.
Allo stesso tempo quel giusto mezzo nella rappresentazione mi ha causato una certa freddezza o anaffettività verso i personaggi e la vicenda.
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Quasi una sorta di purificazione collettiva dell’America dagli incubi dell’11 settembre, rappresentata dal viaggio di formazione newyorkese del piccolo Oskar Schell, “Molto forte, incredibilmente vicino” è un discreto film con le sue luci e le sue ombre.
Mi è piaciuta una certa misura/pudore nell affrontare l’indicibile tema degli attacchi alle Torri Gemelli, le interpretazioni di Thomas Horn (bravissimo davvero), Max von Sydow (un viso pieno delle cicatrici dell’esistenza) e, udite udite, anche di una intensa Sandra Bullock.
Allo stesso tempo quel giusto mezzo nella rappresentazione mi ha causato una certa freddezza o anaffettività verso i personaggi e la vicenda.
La schematicità della sceneggiatura (il dover superare tutte le proprie paure, i ponti, il metro, l’altalena) impedisce al film di arrivare al cuore delle spettatore, se non in pochi intensi momenti, e l’emozione che il regista Stephen Daldry vorrebbe suscitarci rimane purtroppo confinata solo nei nostri occhi.
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[+] fantasioso
(di marco_gir)
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trilly10
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mercoledì 6 giugno 2012
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molto deludente
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Troppo lungo. Bello e efficace solo Max von Sydom. Quando gli americani fanno l'esame di coscienza, chissà perchè chiedono agli altri di piangere!!!!
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trilly10
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mercoledì 6 giugno 2012
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bocciato
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Bel rapporto quello tra Oskar Schell e il padre: giocano, parlano, stanno molto insieme a cercare il 6° distretto di New York come un Atlantide divorata dal tempo e dalla memoria. Non si capisce perchè il bambino non vada a scuola ma lo spettatore è travolto da una storia a ritmo veloce che apre scenari fantascientifici o parapsicologici e che approda, alla fine, a un esito lacrimevole e banalmente rassicurante. L'11 settembre si abbatte sullo spettatore come un disgustoso espediente per trattare il tema del lutto, e spostare, sul terreno del dolore individuale e collettivo, il centro della narrazione. Cambia registro nuovamente. La ricerca estenuante tra le strade di una metropoli come New York di una serratura che apra una chiave, costituisce la parte centrale e poco credibile del film.
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Bel rapporto quello tra Oskar Schell e il padre: giocano, parlano, stanno molto insieme a cercare il 6° distretto di New York come un Atlantide divorata dal tempo e dalla memoria. Non si capisce perchè il bambino non vada a scuola ma lo spettatore è travolto da una storia a ritmo veloce che apre scenari fantascientifici o parapsicologici e che approda, alla fine, a un esito lacrimevole e banalmente rassicurante. L'11 settembre si abbatte sullo spettatore come un disgustoso espediente per trattare il tema del lutto, e spostare, sul terreno del dolore individuale e collettivo, il centro della narrazione. Cambia registro nuovamente. La ricerca estenuante tra le strade di una metropoli come New York di una serratura che apra una chiave, costituisce la parte centrale e poco credibile del film. Torna alla mente La chiave di Sara film didascalico ma coerente e narrativamente più efficace. Ma il richiamo al film di Gilles Paquet-Brenner è confermato dalla identità dell'inquilino, nella bella presenza e ottima recitazione di Max von Sydom, unico personaggio davvero azzeccato del film. Buona l'interpretazione del piccolo protagonista. Un' americanata ben condita.
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