Cesare deve morire |
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Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani.
Con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti.
continua»
Docu-fiction,
durata 77 min.
- Italia 2012.
- Sacher
uscita venerdì 2 marzo 2012.
MYMONETRO
Cesare deve morire ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Degrado culturale italiano
di maximilianxFeedback: 3 |
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sabato 5 maggio 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Dato che siamo in democrazia in cui ritengo che oltre al diritto di espressione c'è anche il dovere pur necessariamente non obbligatorio, manifesto il mio pensiero pur consapevole della sua limitatezza ed ingenuità per evitare di cadere nella trappola degli alunni a scuola che dichiarano di aver capito per non fare brutta figura quando probabilmente non ha capito neanche l'insegnante ma, qualora ne avesse coscienza, non potrebbe dirlo a nessuno e specie agli alunni che diventerebbero suoi aguzzini. Non sono un critico d'arte, ma ho cercato di informarmi come ho potuto sul significato di critica, di arte e di bello non trovando nel mio ambiente e nelle mie occasioni culturali (libri, giornali, televisione, ecc.) modi per confrontarmi su questi problemi. Ho cercato di informarmi su Wikipedia delle finalità e dei criteri di giudizio del festival di Berlino, come dei David di Donatello, ma non ho trovato nulla al di fuori di nomi di personaggi illustri e curiosità che ritengo irrilevanti. Io nel film ho visto l'utilizzo dei poveri carcerati che, pur colpevoli di gravi reati, sono pur sempre espressione della società la quale, invece di pensare ad una ingenua redenzione, deve coraggiosamente indagare sulle relazioni sociali (regole) che hanno influito al verificarsi di quei fatti. Mi pare anche che l'uso di soggetti non liberi giuridicamente possa essere contrario ai diritti fondamentali dell'uomo. Credo che ragionevolmente e comprensibilmente i carcerati, più che capire l'arte che poi nessuno per quanto mi appare ha siegato loro, sono stati al gioco per cercare intelligentemente e pragmaticamente di uscire prima. L'uso dei dialetti nelle espressioni verbali mi sembra voglia occultare che due soggetti devono necessariamente limitare la propria libertà per raggiungere la finalità comune della comunicazione, cioè il carcerato sarà senz'altro più libero nella sua espressione, ma se poi io non capisco l'efficacia sarà nulla ed il rapporto inutile. Non a caso credo che nell'Unione Europea non sia ancora ipotizzabile il raggiungimento di una lingua comune con enormi costi almeno delle istituzioni comunitarie. Avrò detto molte stupidaggini ed eresie, ma visto che si possono dire perché non farlo e tenerle solo per sé? Credo che poi questo sia il motivo per cui vengo invitato a fare un commento e non un'apologia. Spero di non avere come risposta che ho una grande confusione in testa, come ha fatto un noto politico, perché questa è l'unica sicurezza che ho e modestamente in compagnia nientemeno che di Socrate. Confermo che il film mi appare orribile. Povero Shakespeare e poveri noi.
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