Reality |
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Un film di Matteo Garrone.
Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- Italia 2012.
- 01 Distribution
uscita venerdì 28 settembre 2012.
MYMONETRO
Reality
valutazione media:
3,15
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Rappresentazione della rappresentazione: l'ironia.di G.TramaFeedback: 500 | altri commenti e recensioni di G.Trama |
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giovedì 16 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ecco che finalmente un regista italiano si misura con il complicato e complesso tema del voyerismo, base e motore del mezzo cinematografico dagli albori ad oggi. Matteo Garrone si confronta con Hitchcock, Kieslowski, Powell, per citarne solo alcuni e lo fa con il suo personalissimo stile che coincide con l’ampio utilizzo della camera a spalla, di piani sequenza dal ritmo disteso, ma dai movimenti di camera improvvisi, di una colonna sonora in netta contrapposizione con il realismo delle immagini, di scenografie ora decadenti ora sfarzose, ma in entrambi i casi barocche, di una recitazione del tutto naturale. Ancora una volta e fortunatamente si ragiona sulla forma in modo da plasmare, in un secondo luogo, i contenuti o il contenuto, già ben esplicitato nel titolo stesso della pellicola. Reality contiene in sé una doppia accezione: la realtà del quotidiano (significato) rappresentata attraverso la finzione della messa in scena (significante) e la realtà del reality show, altro significato per citare ancora una volta il caro strutturalismo, filtrata dalla messa in scena cinematografica, significante che si assume anche il compito di scarnificare e smascherare i meccanismi della messa in scena di un altro mezzo ancora, quello televisivo. Siamo nel pieno della finzione, poichè nient’altro che rappresentazione della rappresentazione, e Garrone non nasconde ma mostra ampiamente, non ci prende per semplici incassi da cosiddetto cinema mainstream, ma per esseri pensanti e soprattutto, aggiungerei, fruitori di un testo da leggere e interpretare. Per cui non ha senso denigrare il cinema in favore della letteratura, perchè un testo da leggere o analizzare lo possiamo trovare anche in un film, spetta a noi farlo e spetta anche a noi cogliere tutta la carica ironica contenuta in primo luogo nel titolo stesso della pellicola (siamo nel pieno della finzione, ovvero della rappresentazione) e poi e, volendo anche più esplicitamente, nella pellicola stessa e nel suo esemplare finale aperto, finale in cui Luciano, reso magistralmente dalla faccia beffarda e tragicomica di Aniello Arena, riesce a raggiungere la casa del Grande Fratello da voyeur e non da partecipante, concedendosi una continua risata beffarda e liberatoria, apparentemente ingiustificata - anche perchè lo spettatore televisivo è oramai abituato a fruire delle immagini della trasmissone in questione già ampiamente codificate, senza avere alcuna reazione emotiva - ma piena di senso proprio perchè immotivata, soggettiva, arbitraria: rende esplicita ancora una volta quella che è l’ironia del titolo e del testo e, soprattutto, sospende finalmente il giudizio. Grande merito questo di Garrone e sua invidiabile finezza in un Paese in cui non è solo lo spettatore prima e il cittadino poi a giudicare, ma anche e soprattutto l’arte e chi la produce.
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