Alì ha gli occhi azzurri |
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Un film di Claudio Giovannesi.
Con Nader Sarhan, Stefano Rabatti, Brigitte Apruzzesi, Marian Valenti Adrian
Drammatico,
durata 100 min.
- Italia 2012.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 15 novembre 2012.
MYMONETRO
Alì ha gli occhi azzurri
valutazione media:
3,02
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Alì ha gli occhi neridi renato volponeFeedback: 38280 | altri commenti e recensioni di renato volpone |
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lunedì 3 dicembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Claudio Giovannesi allontanandosi dal documentario perde di grinta e cade nei luoghi comuni. Molto bravo nel girare "Fratelli d'Italia", un film coraggioso che raccontava di tre ragazzi immigrati di "seconda generazione", con Alì si allontana dalla realtà e, costruendo la sceneggiatura, nella storia ci mette tutto, ma davvero tutto ciò che riguarda il mondo degli immigrati e il loro rapporto con la società. Così facendo non fa altro che sgranare un rosario che si alterna in verità e preconcetti, disegnando un mondo che è l'esatto contrario di quello raccontato nel documentario del 2009. Le premesse sono le stesse, ma qui è tutto finto e, se anche l'intenzione è buona, il desiderio che cresce nello spettatore "attento" è quello, dopo le prime scene, di lasciare la sala. Certo per un neofita dell'argomento anche questa storia può andare bene, ma non fa altro che allontanare la persona comune da un mondo che non è fatto solo di disadattamento, violenza e delinquenza, ma anche di armonia, buona volontà e integrazione. La scena iniziale del "crocifisso" in aula ne è un esempio, mette in bocca al ragazzo parole non sue, così come la società in genere cerca di far ricadere il gioco dei simboli e delle religioni sulla semplicità e innocenza dei giovani. Quella sedia vuota alla fine del film, invece, non è quello che ci si aspetta da un mondo diverso e che può offrirci molto: vorremmo sederci noi a quella sedia, essere noi Alì, e in fondo lo siamo un po' tutti in questa società che ci cataloga solo per lo status, l'abbigliamento o la macchina, ma si dimentica che dentro ognuno di noi, a qualunque razza apparteniamo, c'è un 'anima e un cuore, elementi che in questo film non emergono se non come pennellata di facciata. L'impegno sociale nel cinema non deve essere di cassetta.
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