pepito1948
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lunedì 26 settembre 2011
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l'aquila romana tra mito e realtà
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Lo spunto è dato da un evento su cui mancano certezze storiche, e che è stato riesumato e riproposto al pubblico nel 1954 da un romanzo di successo intitolato “L’aquila della Nona” di R. Sutcliff. Nei primi anni del II secolo d.C. una legione romana di prestigio, la Nona appunto, scomparve misteriosamente (e questo è certo) mentre era impegnata sul fronte britannico contro le bellicose e indomite tribù autoctone. Non si sa esattamente quando e come essa si sia volatilizzata; si presume tra il 108 (data in cui è attestata ancora la sua presenza nell’isola) ed il censimento militare del 160, in cui tale legione non appare più registrata La storia non dà risposte univoche sul periodo (ma è probabile che l’evento si sia realizzato sotto Adriano, costruttore del famoso Vallo) né sulla permanenza in Britannia della legione allorché gli scontri che opponevano conquistatori romani e popolazioni native secondo le fonti provocarono grandi perdite di vite umane nei ranghi delle forze imperiali.
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Lo spunto è dato da un evento su cui mancano certezze storiche, e che è stato riesumato e riproposto al pubblico nel 1954 da un romanzo di successo intitolato “L’aquila della Nona” di R. Sutcliff. Nei primi anni del II secolo d.C. una legione romana di prestigio, la Nona appunto, scomparve misteriosamente (e questo è certo) mentre era impegnata sul fronte britannico contro le bellicose e indomite tribù autoctone. Non si sa esattamente quando e come essa si sia volatilizzata; si presume tra il 108 (data in cui è attestata ancora la sua presenza nell’isola) ed il censimento militare del 160, in cui tale legione non appare più registrata La storia non dà risposte univoche sul periodo (ma è probabile che l’evento si sia realizzato sotto Adriano, costruttore del famoso Vallo) né sulla permanenza in Britannia della legione allorché gli scontri che opponevano conquistatori romani e popolazioni native secondo le fonti provocarono grandi perdite di vite umane nei ranghi delle forze imperiali. Alcuni sostengono che i 5000 legionari della Nona in realtà sarebbero stati trasferiti altrove, sembra sul fronte orientale dell’Impero, e lì sarebbero periti nelle feroci guerre che vi divamparono, forse in Giudea forse contro i Parti, nei primi decenni del secondo secolo.
Fatta questa premessa, il film di Kevin McDonald, di cui ricordiamo L’ultimo re di Scozia, in cui il grande Forest Whitaker dà corpo alla figura ed alle folli gesta del dittatore ugandese Idi Amin Dada- ripercorre le vicende del romanzo della Sutcliff, in cui Marco, figlio dell’ufficiale Aquila, comandante della famosa legione scomparsa, dopo aver avuto ed esercitato con riconosciuto valore il comando presso il Vallo contro un attacco dei “barbari” locali, decide di avventurarsi con uno schiavo di origini britanniche nelle perigliose terre oltre quel confine artificiale, alla ricerca di notizie del padre e dei suoi soldati e soprattutto per rintracciare e riportare in patria il vessillo aquilifero della Nona, forse ancora in mano alle tribù nemiche. Dopo varie peripezie riuscirà nel doppio intento ristabilendo pubblicamente l’onore dei caduti e di Roma.
Non meravigli l’obiettivo prioritario, apparentemente eccessivo, della missione: l’onore era allora identificato con i suoi simboli materiali, e la riconquista del vessillo era unanimemente sentita come il riappropriarsi della dignità perduta. Anche Augusto, consolidato il suo potere, non indugiò tra i primi atti da Princeps a negoziare con i Parti la riconsegna delle insegne militari cadute nelle loro mani qualche decennio prima in occasione del massacro di Crasso e delle sue legioni.
Il film si dipana fluidamente secondo i canoni tradizionali dei generi d’avventura e peplum, in modo incalzante nella battaglia iniziale e nella seconda parte in cui il conflitto tra i capi delle opposte fazioni, il manipolo degli attempati legionari superstiti e le tribù autoctone implicate nella scomparsa della legione, viene definivamente risolto. Lontano dagli sfarzi del Gladiatore ma anche dalla cialtroneria ridondante dei vecchi kolossal anni ’50-’60, The Eagle piace per la sua stringatezza e coinvolge per la sapiente creazione di una diffusa suspance lungo tutto il corso degli eventi e la cura meticolosa delle scene di massa, dei costumi e delle ambientazioni, brumose ed inquietanti quanto basta per evidenziare l’atmosfera misteriosa di quei luoghi inesplorati. Certo il finale non offre una soluzione particolarmente originale, e risponde forse alle presumibili richieste del pubblico, soprattutto americano: la rivincita del più grande impero del mondo contro i barbari ed i loro effimeri successi è un tema attualmente piuttosto sentito Ma c’è anche chi, come i nazionalisti inglesi e scozzesi, resta ancorato all’interpretazione del mito del massacro della Nona da parte di resistenti senza corrazza e senza elmi come una vittoria di Davide contro Golia o come un episodio di eroico tentativo di indipendentismo contro le mire espansionistiche di un impero inarrestabile.
Volenterosi e comunque accettabili i due protagonisti poco noti nel contesto internazionale, compreso un “Billy Eliot” ormai maturo e spigoloso nella parte di uno schiavo onesto e coraggioso.
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giacomogabrielli
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lunedì 19 settembre 2011
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antico. ***
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Bel film storico prevalentemente action, dai sapori autentici e volutamente sporchi. Infatti alcuni dei pregi principali del film, a differenza di altri "simili" tipo Il Gladiatore, sono la pasta non patinata delle immagini e la storia semplice ed efficace. La regia dell'autore de L'ultimo Re di Scozia è come sempre ottima e che esalta il realismo. Le atmosfere, perlopiù cupe, tendenti al verde-grigio, sono azzeccate, aiutate anche dalla perfetta ricostruzione di costumi e scenografie. Channing Tatum se la cava, come anche il bravo Jamie Bell, ormai cresciuto rispetto ai tempi di Billy Elliot. Piccola parte anche a Donald Sutherland, nei panni dello zio Aquila.
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Bel film storico prevalentemente action, dai sapori autentici e volutamente sporchi. Infatti alcuni dei pregi principali del film, a differenza di altri "simili" tipo Il Gladiatore, sono la pasta non patinata delle immagini e la storia semplice ed efficace. La regia dell'autore de L'ultimo Re di Scozia è come sempre ottima e che esalta il realismo. Le atmosfere, perlopiù cupe, tendenti al verde-grigio, sono azzeccate, aiutate anche dalla perfetta ricostruzione di costumi e scenografie. Channing Tatum se la cava, come anche il bravo Jamie Bell, ormai cresciuto rispetto ai tempi di Billy Elliot. Piccola parte anche a Donald Sutherland, nei panni dello zio Aquila. Bella la colonna sonora. ANTICO ***
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(di weach )
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ashtray_bliss
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martedì 11 novembre 2014
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riscattare se stessi sul campo di guerra.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
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Ottimo esempio di cinema quello fornito con la pellicola in questione The Eagle. Un film che certamente sà farsi apprezzare e non delude lo spettatore, sà coinvolgerlo anche con una storia semplice che riesce comunque a mantenere alto l'interesse e la partecipazione del pubblico. The Eagle è un film scarno, asciutto, spartano a tratti e certamente privo di pomposità o effetti speciali eclattanti ed è proprio in questo elemento che il film trova tutta la sua forza: non vuole ripetere o imitare il colossal de Il Gladiatore, il film in questione si muove su una sfera nettamente diversa, e vuole proporre una storia sobria ma certamente non priva di sentimenti (ma non sentimentalismi), ideali, moralità.
In bilico tra leggenda e storia, il setting ci immerge nel 140 a.c. nella Britannia, dove un giovane, carismatico ed ambizioso comandante, Marco Aquila (C. Tatum) vuole scoprire a tutti i costi cosa accade anni prima alla Nona Legione, a capo della quale si trovava suo padre, e che misteriosamente sparì appena varcato il confine a Nord, nelle terre Scozzesi. Il soldato, ha come unico scopo quello di far emergere la verità dei fatti, ma anche riscattare l'onore del suo nome, della sua famiglia nonchè riuscire a riportare a Roma il vessillo con l'aquila. Marco si dimostra un eroico e coraggioso capitano che guida i suoi uomini verso una vittoria contro le tribù di Britanni che si rivoltano contro i conquistatori (ed invasori) romani. Ma resterà gravemente ferito cosa che lo condannerà ad un congedo precoce ed a trascorrere i suoi giorni nella villa dello zio, sempre in suolo Inglese.
Da lì a poco conoscera e stringerà progressivamente amicizia con uno schiavo brittanico, Esca (Jamie Bell), al quale salva la vita durante un combattimento nelle arene improvvisate sul suolo inglese. Esca, all'inizo è sprezzante nei confronti del suo padrone, di ciò che rappresenta e delle azioni compiute, ma si dimostra altresi leale essendone grato per avergli salvato la vita. I due, insieme, decidono di inoltrarsi nelle Terre del Nord (Highlands) scozzesi, al di là del confine dell'Impero Romano indicato dal muro di Adriano, con lo scopo di recuperare l'aquila e forse scoprire come fosse finita la già leggendaria Nona.
Un viaggio dunque alla scoperta di se stessi, un viaggio per ritrovare il proprio onore e orgoglio ma che permetterà anche di fare il passo definitivo verso "l'altra parte". Una volta attravversato il confine Romano della Britannia, passaggio simbolico per il protagonista, si assiste infatti ad una progressiva presa di coscienza e cambio di ottica e visuale della situazione: Quello che si percepisce come nemico o barbaro è colui che combatte per gli stessi ideali del conquistatore; salvaguardare la propria libertà, indipendenza, proteggere la propria integrità e quella del proprio popolo e suolo. L'ideologia e l'indottrinamento sono armi pericolose, da qualsiasi parte vengano usate, che accecano ed incrementano odio e incomprensione verso colui che è diverso o semplicemente estraneo. La morte durante il combattimento è un atto di sacrificio eroico in entrambi i casi: dal punto di vista del conquistatore che difende la propria vita e onore; ma dalla parte del'opresso forse ancora di più appunto perchè è l'estremo atto di resistenza contro il nemico invasore e imperialista che cerca di imporre la propria cultura, in modo violento e paradossalmente "barbaro". Scambio di idee ed ideali, di punti di vista diametricamente opposti quelli che accompagneranno il soldato e lo spettatore durante il percorso.
Marco Aquila prendera' atto di cosa significa stare dalla parte opposta dello schieramento, anche quando Esca in un'abile messa in scena fingerà di averlo come schiavo, evitandogli di essere catturato e ucciso dalle tribù celte dei highlanders. A tal proposito, bisogna ammettere che è assai originale il modo di rappresentare le tribù autoctone della Scozia dei primi secoli d.C. che inevitabilmente ricordano quelle rappresentate nel colossal di Mel Gibson, Apocalypto: Tribali, primitivi, feroci combattenti che non hanno la minima intenzione di trattare col nemico o di risparmiagli la vita. A meno che serva come schiavo per uno di loro, come nel caso di Esca.
Ma le maschere presto cadranno e le vere intenzioni e sfumature caratteriali del giovane schiavo veranno alla luce: che altre non sono se non quelle di restare fedele al proprio padrone e aiutarlo nella difficile impresa di riportare a casa lo stendardo. L'aquila Romana.
Ottimo il lavoro registico, McDonald si riconferma anche dopo il meraviglioso L'ultimo Re di Scozia, un regista capace di confezionare lavori di grande qualità, bilanciando perfettamente gli elementi che sorreggono la pellicola e senza mai eccedere in lirismi surreali, o sentimentalismi gratuiti. Ovviamente anche qui abbiamo l'ennesima conferma della regola del meno è più (ovvero less is more), non servono effetti speciali sensazionali, o un uso sproporzionato di scene violente, di massacri e sangue versato per tener vivo l'interesse del pubblico.
Splendida la fotografia naturale. Arida, ostile, selvaggia e fiera, proprio come le popolazioni native che ospita. Per una volta ho saputo apprezzare anche Tatum nel ruolo di protagonista principale: un soldato e comandate coraggioso, che non si risparmia in battaglia, che conosce il senso dell'onore e dell'orgoglio personale e famigliare, ma anche una persona giusta che apprezza la vita (come nei confronti del suo schiavo Esca) e che riesce a stabilire un rapporto di fiducia e amicizia. Inutile esprimersi sul resto del cast, da Sutherland a Bell sono tutti eccepibili nei ruoli che ricoprono e riescono a far esaltare i lati delle loro personalità.
Convincenti e mai banali i dialoghi e la colonna sonora. In altre parole, The Eagle è un film completo di tutto: una buona dose di avventura, di epicità e drammaticità che viaggia su una scala nettamente umana e distaccata dagli stereotipi hollywoodiani. Una storia di passaggi, metaforici e simbolici, condita da buoni proposti e sentimenti: fedeltà, orgoglio, amicizia e distacco dalle dottrine o ideologie filo-belliche. E se qualcuno volesse ancora torcere il naso sul fatto che un simbolo come l'aquila avesse potuto significare tanto per un centurione, forse è bene ricordare che quello rappresenta anche la metafora per eccellenza che tutt'oggi, vari simboli e ideologie spingono qualsivoglia individui a combattere e proteggere con le unghie con i denti i suddetti. Ideologie e indrottinamento sono i veri nemici dai quali, oggi più che mai, biosgnerebbe difendersi.
Note negative? Sì, la mancanza di una figura femminile di rilievo è sicuramente un pugno nell'occhio così come il finale troppo "americanizzato" e buonista. Altro neo è lo stendardo stesso potevano impegnarsi di più per farlo apparire realistico, mentre quello proposto sullo schermo risulta troppo patinato e finto; un secondo pugno nell'occhio. Ma resta che il film nel suo complesso è un ottimo prodotto che consiglio indiscussatamente di vedere, sorvolando (almeno per una volta) queste due lacune nelle quali il regista è inciampato.
Consigliato.
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m.farulli
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giovedì 9 febbraio 2017
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questo film va visto se credi ancora a roma
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Questo film racconta le avventure del legionario Marco Acquila alla ricerca dell'Aquila della IX Legione con l'aiuto di un britanno.
Le scene iniziali della carica e la preghiera a Mitra valgono l'intero film. I personaggi sono tutti ben costruiti e psicologicamente reali.
La trama scorre bene, colpi di scena e situazioni molto belle sono piene del vigore e della forza di un romano vero e dei valori dell'antico impero.
Roma riunisce sempre i suoi uomini e l'onore li rende forti.
"L' Acquila non è un pezzo di metallo L'Aquila è Roma"
"Mitra padre dei miei padri fa che non porti sventura alla mia Legione"
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