pressa catozzo
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lunedì 4 giugno 2012
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w la france
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Una vecchia canzone cantata da Paolo Conte esordiva con I FRANCESI CHE SI INK....o. Ora a mio giudizio agli Italiani rode un poco. E da alcuni anni che i nostri cugini sfornano film di alto profilo, noi fortunatamente per loro, "i nostri cugini", non siamo sciovinisti. Incassiamo il colpo. Questa opera poteva finire nel precipizio dei film del dolore. Niente affatto,ottima regia, recitazione, musiche coinvolgenti e un applauso al montaggio, più che con la pressa che ormai non si utilizza più , sembra tagliato con il bisturi. Se mai si dovesse aggiudicare dei premi o riconoscimenti sono del tutto meritati. Una stending ovescion ai titoli di coda per il ringraziamento alla sanità pubblica che permette la sopravvivenza a tutti.
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(di angelo umana)
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diomede917
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domenica 17 giugno 2012
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la rielaborazione
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Il dolore può essere elaborato in tanti modi, Valerie Donzelli e Jeramie Elkaim hanno deciso di prenderlo di petto facendo un film sulla loro esperienza che li ha fatti crescere come coppia, come genitori e come esseri umani.
Fin dalla scelta dei nomi dei protagonisti (Romeo e Juliette) l’intento è far capire che il loro è un grande amore in un contesto fortemente tragico come ricorda il Romeo il giorno che si sono incontrati per la prima volta con il classico colpo di fulmine…..un grande amore che porta alla nascita di Adam (come il primo uomo).
Purtroppo il piccolo Adam ha un tumore al cervello e “La guerra è dichiarata” è la rappresentazione dei cinque anni di calvario che hanno attraversato i due protagonisti.
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Il dolore può essere elaborato in tanti modi, Valerie Donzelli e Jeramie Elkaim hanno deciso di prenderlo di petto facendo un film sulla loro esperienza che li ha fatti crescere come coppia, come genitori e come esseri umani.
Fin dalla scelta dei nomi dei protagonisti (Romeo e Juliette) l’intento è far capire che il loro è un grande amore in un contesto fortemente tragico come ricorda il Romeo il giorno che si sono incontrati per la prima volta con il classico colpo di fulmine…..un grande amore che porta alla nascita di Adam (come il primo uomo).
Purtroppo il piccolo Adam ha un tumore al cervello e “La guerra è dichiarata” è la rappresentazione dei cinque anni di calvario che hanno attraversato i due protagonisti.
Rispetto a tutti i Cancer Movie visti al cinema questo film non cerca assolutamente la lacrima facile, è decisamente un film di pancia….. il dolore lo si urla, lo si prende a calci e pugni come nella scena della rivelazione a Romeo e la telecamera non si sofferma sui primi piani del viso ma insegue come una scheggia impazzita le fughe di una mamma disperata ma non arrendevole.
Nonostante di parli di cancro, “La guerra è dichiarata” è un film sulla positività della vita….sul bicchiere mezzo pieno…sulla forza dell’amore (bellissima la canzone cantata dai due protagonisti nel viaggio per Marsiglia) e tenendo lontani i facili patetismi (come nella scena della banca).
E’ un film d’introspezione ottimamente rivissuto dai protagonisti interpretato come fossero attori da Actor’s Studio che lancia un grande messaggio di positività come si può vedere nell’intenso ma non melenso finale
Voto 8
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rampante
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mercoledì 21 novembre 2012
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adam il figlio dell'amore
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Un film d'azione che vede schierata una giovane coppia di innamorati liberi e felici contro un nemico atroce un tumore .
Romeo e Juliette si incontrano a una festa, si innamorano, costruiscono una famiglia e hanno un figlio Adam che adorano .
Quando al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello tutto sembra precipitare ma, la drammatica esperienza aiuterà Romeo e Juliette a conoscere nuovi aspetti l'uno dell'altro e insieme decidono di unirsi nella lotta e battersi per la sopravvivenza del loro bambino.
Una tragedia che sfiorando la morte celebra la vita, i due protgonisti sono provati dal dolore ma, non smettono di vivere anzi raddoppiano l'intensità della loro vita.
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Un film d'azione che vede schierata una giovane coppia di innamorati liberi e felici contro un nemico atroce un tumore .
Romeo e Juliette si incontrano a una festa, si innamorano, costruiscono una famiglia e hanno un figlio Adam che adorano .
Quando al piccolo viene diagnosticato un tumore al cervello tutto sembra precipitare ma, la drammatica esperienza aiuterà Romeo e Juliette a conoscere nuovi aspetti l'uno dell'altro e insieme decidono di unirsi nella lotta e battersi per la sopravvivenza del loro bambino.
Una tragedia che sfiorando la morte celebra la vita, i due protgonisti sono provati dal dolore ma, non smettono di vivere anzi raddoppiano l'intensità della loro vita. Si sentono forti, sicuri di vincere il male. La regista tenta di sdrammattizzare la tragica situazione in cui si trova la giovane coppia e conclude mostrandoci i tre protagonisti felicemente assieme in una giornata di sole al mare anche se le loro vite hanno poi preso strade diverse.
Una commedia umana, un po' romantica a volte sopra le righe , un atto di coraggio della regista nel voler far conoscere e raccontare al mondo la sua storia.
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gianmarco.diroma
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domenica 5 agosto 2012
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sur le front de mer
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"Il est froid, mais c'est un joli jour!". Forse sono queste la parole pronunciate da Romeo nella versione originale de La guerra è dichiarata, quando suo figlio Adam sta combattendo la prima di tante durissime battaglie, quella della durata di 9 ore per l'asportazione di un carcinoma al cervello (la parte possibile di essere asportata) che sta tentando di portarselo via. Insomma è una giornata fredda, grigia, quella che lui e la madre di suo figlio, Juliette, coi loro affetti vicino, stanno vivendo. Ma è una giornata bella comunque. Una giornata fatta di parole, chiacchiere, champagne pronto per essere stappato: ci sono 9 ore da far passare. 9 ore da trascorrere insieme, nell'attesa che avvenga il "miracolo", ovvero che Adam possa continuare a vivere (senza gravi conseguenze).
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"Il est froid, mais c'est un joli jour!". Forse sono queste la parole pronunciate da Romeo nella versione originale de La guerra è dichiarata, quando suo figlio Adam sta combattendo la prima di tante durissime battaglie, quella della durata di 9 ore per l'asportazione di un carcinoma al cervello (la parte possibile di essere asportata) che sta tentando di portarselo via. Insomma è una giornata fredda, grigia, quella che lui e la madre di suo figlio, Juliette, coi loro affetti vicino, stanno vivendo. Ma è una giornata bella comunque. Una giornata fatta di parole, chiacchiere, champagne pronto per essere stappato: ci sono 9 ore da far passare. 9 ore da trascorrere insieme, nell'attesa che avvenga il "miracolo", ovvero che Adam possa continuare a vivere (senza gravi conseguenze). In queste 9 ore, che al cinema dureranno forse, al massimo, una decina di minuti, si racchiude tutta la potenza di questo film. Di un film che nel piacere del racconto riesce a trasmettere allo spettatore una sincera e trascinante voglia di vivere e combattere. Il piacere di raccontare quindi, e la gioia di vivere! Il dramma si stempera. Viene smorzato. Sublimato attraverso una commistione di atmosfere e generi musicali sapientemente mischiati tra loro. L'orchestrazione è perfetta. Massima espressione di una cultura come quella francese, che agli occhi di un italiano medio, dimostra di aver fatto i conti col proprio passato ("di aver fatto i compiti", forse direbbe il Nostro Presidente del Consiglio) e di averlo metabolizzato. La digestione è andata a buon fine. Sarà forse merito della Rivoluzione Francese, elemento regolatore di oltre 2 secoli di storia francese, ma indipendentemente dal loro agire quotidiano, Romeo e Juliette sono 2 genitori presenti e pronti a distruggersi (o meglio, a darsi!) per la guarigione di Adam. Che si droghino, che si sbronzino, che si bacino con qualcun altro, il loro statuto di genitori non viene mai messo in discussione. La parola "tradimento", per esempio, non potrebbe mai fare parte del lessico ontologico di questo film. Due donne si baciano, ma non per questo sono lesbiche. Due uomini si scambiano "un bacio stampo" ma non per questo sono due "checche". C'è un tessuto sociale che tiene insieme le vite di questi personaggi. E questo è il contenuto. E poi c'è la forma. Una forma che non può prescindere ancora una volta dalla Nouvelle Vague, e dal cinema americano. Lo dimostrano film come Polisse, Quasi amici, Cena tra amici.
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irisdools1113
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giovedì 13 settembre 2012
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una guerra per la vita
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Quale luce irrompe da questa pellicola?La risposta è facile, immediata come un raggio di sole dritto negli occhi: è la luce della speranza.
Romeo e Juliette sono giovani, belli e innamorati ma i loro nomi promettono un destino tragico che non tarda a balenarsi nella loro vita di neogenitori; infatti, la giovane coppia si trova ad affrontare la malattia gravissima del loro bambino Adamo e tutte le conseguenze di un evento così improvviso e straordinario.
Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim in ordine regista e sceneggiatore della pellicola nonché attori protagonisti rincorrono un tema difficile come quella della malattia di un figlio (esperienza realmente vissuta dalla coppia) fino ad afferrarlo e a prenderlo per mano per una maratona di vita che esplode nelle immagini e nella musica.
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Quale luce irrompe da questa pellicola?La risposta è facile, immediata come un raggio di sole dritto negli occhi: è la luce della speranza.
Romeo e Juliette sono giovani, belli e innamorati ma i loro nomi promettono un destino tragico che non tarda a balenarsi nella loro vita di neogenitori; infatti, la giovane coppia si trova ad affrontare la malattia gravissima del loro bambino Adamo e tutte le conseguenze di un evento così improvviso e straordinario.
Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim in ordine regista e sceneggiatore della pellicola nonché attori protagonisti rincorrono un tema difficile come quella della malattia di un figlio (esperienza realmente vissuta dalla coppia) fino ad afferrarlo e a prenderlo per mano per una maratona di vita che esplode nelle immagini e nella musica.
La macchina da presa segue i due giovani e la loro variopinta famiglia nelle azioni e nelle reazioni, nei momenti che scatenano vigore e avvincono lo spettatore in una travolgente girandola di eventi, diagnosi e notti bianche.
Una storia che poteva essere "solo" tragica e lacrimevole indossa invece anche le vesti di una rocambolesca avventura, che prende di petto il dolore anzi, gli cammina accanto senza mai farsi sopraffare.
Grande rivelazione del festival di Cannes 2011 questo film francese approda nelle sale dichiarando guerra, guerra al dolore e alla paura; una guerra combattuta dalla regia e dalla sceneggiatura senza armi ma solo con humour e delicatezza, a colpi di vita.
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dargam
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sabato 29 settembre 2012
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delizioso e sapiente
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l'ho trovato un film vivo, vero, perché nel descrivere come una coppia di ragazzi affrontano il cancro del proprio figlio, ho trovato molta verità.
Non c'è bisogno di attendere i momenti più tenebrosi e tristi per capire il dramma. In questo l'ho trovato originale. Anzi spesso ci si attacca ad una semi-pazzia per sopportare. Ed il film parla anche di evasione di una coppia che affronta qcsa di più grande di loro.
Ho apprezzato il ricordo della nouvelle vague in stile moderno.
da vedere.
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ultimoboyscout
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sabato 2 febbraio 2013
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un inno alla vita.
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Romeo e Juliette (ammazza che fantasia!!!) s'incontrano ad una festa ed è colpo di fulmine. Il loro amore genera Adam, al quale, intorno ai 18 mesi di vita viene diagnosticato un tumore al cervello. L'unica reazione dei genitori è quella di dichiarare guerra alla malattia, di affrontarla a muso duro e brutto con forza e coraggio. Il film, che non è un cancer movie nel senso stretto del termine, è ispirato al dramma vissuto in prima persona dai protagonisti Donzelli e Elkaim, i quali hanno anche curato regia e sceneggiatura. Un'impresa titanica quindi, che ha fatto rivivere loro il dramma (per fortuna positivamente risolto). Si tratta di un film sui generis che intreccia diversi temi e ne reinventa altri, passando da commedia drammatica a melo musical e a tratti a war movie, è un'opera che colpisce senza giri di parole, dal ritmo spiazzante che tira sempre dritto senza mai rinculare.
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Romeo e Juliette (ammazza che fantasia!!!) s'incontrano ad una festa ed è colpo di fulmine. Il loro amore genera Adam, al quale, intorno ai 18 mesi di vita viene diagnosticato un tumore al cervello. L'unica reazione dei genitori è quella di dichiarare guerra alla malattia, di affrontarla a muso duro e brutto con forza e coraggio. Il film, che non è un cancer movie nel senso stretto del termine, è ispirato al dramma vissuto in prima persona dai protagonisti Donzelli e Elkaim, i quali hanno anche curato regia e sceneggiatura. Un'impresa titanica quindi, che ha fatto rivivere loro il dramma (per fortuna positivamente risolto). Si tratta di un film sui generis che intreccia diversi temi e ne reinventa altri, passando da commedia drammatica a melo musical e a tratti a war movie, è un'opera che colpisce senza giri di parole, dal ritmo spiazzante che tira sempre dritto senza mai rinculare. Vibrano i sentimenti, le lacrime vengono controbilanciate da risate e sorrisi e si alternano a silenzi e sospensioni nella folle rincorsa alla vita. E' una pellicola che mostra forti passioni ma non cerca compassione, riuscita ma imperfetta, senza un tono o un registro designati che, semplicemente, racconta la vita. Se si escludono alcuni passaggi in cui la finzione diventa palese, che sono poi il punto debolissimo della pellicola, ci si trova di fronte a un'opera fisica e intensa che coinvolge e stravolge una coppia e non due singole persone perchè più che sulla malattia pone l'attenzione sull'evoluzione dell'amore che lega Juliette e Romeo davanti a una storia come questa, sugli inevitabili scontri verbali che minano la relazione e sulla veridicità del racconto. Immediato, secco ed emozionante, con qualche accortezza in più sarebbe stato bellissimo e avrebbe avuto maggiore visibilità.
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enzo70
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sabato 9 gennaio 2016
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la guerra senza sosta contro il dolore
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Una coppia di giovani ragazzi parigini si innamora ed inizia la vita insieme; si chiamano Romeo e Juliette e ben presto avranno un figlio: Adam. La loro è una normale vita di due giovani ragazzi della media borghesia europea, i genitori gli danno una mano a comprare la casa, hanno ambedue un lavoro che gli consente di vivere dignitosamente, un figlio è un impegno gravoso in termini di responsabilità, ma alla fine vivono con gioia la loro vita. Che non è quella che pensano perché se è vero che a volte i nomi preconizzano i destini, il mestiere dei due giovani diventerà un altro, prendersi cura del piccolo Adam cui viene diagnosticato un cancro maligno al cervello.
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Una coppia di giovani ragazzi parigini si innamora ed inizia la vita insieme; si chiamano Romeo e Juliette e ben presto avranno un figlio: Adam. La loro è una normale vita di due giovani ragazzi della media borghesia europea, i genitori gli danno una mano a comprare la casa, hanno ambedue un lavoro che gli consente di vivere dignitosamente, un figlio è un impegno gravoso in termini di responsabilità, ma alla fine vivono con gioia la loro vita. Che non è quella che pensano perché se è vero che a volte i nomi preconizzano i destini, il mestiere dei due giovani diventerà un altro, prendersi cura del piccolo Adam cui viene diagnosticato un cancro maligno al cervello. Romeo diventa un uomo maturo e riesce a dare forza a Juliette per affrontare la prova più difficile che il destino può dare ai genitori. Combattere contro l’evento più innaturale, la morte di un figlio. Valerie Donzelli e Jeremie Elkaim sono coppia non solo sullo schermo ed il loro destino è stato quello di essere genitori che hanno assistito al funerale del figlio, Gabriel. Già questo colloca il film in un’altra, drammatica dimensione. E’ un film denso e difficile da vedere, forse la resa eccessivamente drammatica di alcune sequenze fa perdere alla storia fluidità perché quando il dolore straborda non c’è bisogno di indugiarci. Ma il messaggio della guerra senza sosta contro il male è l’elemento vincente del film.
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ennio
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mercoledì 3 ottobre 2018
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un dolore vissuto in modo fin troppo scanzonato
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Questo film mi ha lasciato perplesso. Non potrei non esserlo davanti a due genitori che festeggiano a champagne alla notizia che il figlioletto ha un tumore maligno al cervello.
Si vorrebbe rendere più umana la natura del dolore, la si vorrebbe esorcizzare con lo slogan "la vita continua e bisogna viverla". Viverla certamente, ma non con comportamenti pervicacemente distratti e a volte irresponsabili come quelli che tengono i due genitori. La madre si dimentica continuamente le raccomandazioni dei medici, oscillando tra isteria e distrazione, e i due sembrano non conoscere davvero il loro bambino, stupendosi ogniqualvolta uno specialista gli fa notare cose piuttosto ovvie come una guancia gonfia o lo sguardo fermo del piccolo.
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Questo film mi ha lasciato perplesso. Non potrei non esserlo davanti a due genitori che festeggiano a champagne alla notizia che il figlioletto ha un tumore maligno al cervello.
Si vorrebbe rendere più umana la natura del dolore, la si vorrebbe esorcizzare con lo slogan "la vita continua e bisogna viverla". Viverla certamente, ma non con comportamenti pervicacemente distratti e a volte irresponsabili come quelli che tengono i due genitori. La madre si dimentica continuamente le raccomandazioni dei medici, oscillando tra isteria e distrazione, e i due sembrano non conoscere davvero il loro bambino, stupendosi ogniqualvolta uno specialista gli fa notare cose piuttosto ovvie come una guancia gonfia o lo sguardo fermo del piccolo. Ciò che si percepisce in questi genitori è un edonismo eccessivo, anche nei momenti più cupi. Il bambino potrebbe morire? Eh vabè beviamoci su! Almeno avessero pensato a farne un altro, il tumore non sembra essere qualcosa di ereditario.
La regìa cerca, e a volte trova, uno stile che ricorda il cinema francese degli anni '60, con le narrazioni della voce fuori campo, gli inserti musicali, la ricerca poetica nell'immagine. Lo stile è forse il lato più apprezzabile del film, che a mio avviso latita in tutto il resto. Con un argomento così delicato lascerei volentieri da parte la ricerca stilistica concentrandomi sul messaggio che si vuole mandare.
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riccardo tavani
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domenica 11 novembre 2012
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il tumore del futuro per romeo e giulietta
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Quando una pellicola riesce a fare di una vicenda del tutto rara l’emblema stesso di una condizione umana del nostro presente ci troviamo di fronte a una visione non solo nuova ma anche sconvolgente per la profondità che attinge. Aggiungiamo che anche il giovane attore che interpreta Romeo, Jérémie Elkaïm, ha scritto con la regista Valérie Donzelli il copione del film. Giovani che parlano di giovani, mettendo in scena quella condizione di eterna irresolutezza adolescenziale in cui sono oggi più acutamente sospesi i giovani, in una tessitura continua tra gioco e tragicità. Il bambino che nasce lo chiamano Adám, il nome stesso dell’uomo originario.
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Quando una pellicola riesce a fare di una vicenda del tutto rara l’emblema stesso di una condizione umana del nostro presente ci troviamo di fronte a una visione non solo nuova ma anche sconvolgente per la profondità che attinge. Aggiungiamo che anche il giovane attore che interpreta Romeo, Jérémie Elkaïm, ha scritto con la regista Valérie Donzelli il copione del film. Giovani che parlano di giovani, mettendo in scena quella condizione di eterna irresolutezza adolescenziale in cui sono oggi più acutamente sospesi i giovani, in una tessitura continua tra gioco e tragicità. Il bambino che nasce lo chiamano Adám, il nome stesso dell’uomo originario. Non prendiamo questo neonato nel suo essere meramente tale. Prendiamolo anche per il futuro che in esso si è fatto carne. Ebbene questo futuro è in Adám, a causa di un tumore rarissimo e maligno, completamente aperto all’incertezza più aleatoria. Sopravvissuti alla tragedia consumata in una cripta veronese, Juliette e Romeo si trovano di fronte a un nuovo volto della tragedia. Ma cosa più dell’incertezza per il futuro, della brutale precarietà endemica, dell'irresolutezza della loro situazione economica caratterizza l’attuale condizione dei giovani? Non è questa una forma di tumore maligno che colpisce e mette radicalmente in questione il loro futuro? L’incertezza ,mai definitivamente risolta nel film, che il personaggio narrativo Adám inscena, è però una condizione strutturale, irrisolvibile della stessa esistenza umana. In biologia e in antropologia questa situazione si chiama “Neotenia”, ovvero la condizione originaria e strutturale di permanente adolescenza, impossibilità a divenire maturi, degli uomini. A differenza degli animali che si trovano incastrati in una loro nicchia ambientale, che li guida attraverso gli istinti alle risposte da dare agli stimoli ricevuti, l’uomo si trova alle prese con un mondo costantemente aperto. Egli deve riprodurre la propria vita e nello stesso tempo i mezzi necessari a riprodurla. Deve modificare l’ambiente in cui vive in nuova situazione ambientale e poi modificare anche quest’ultima in un’altra successiva e così via, verso un mondo costantemente aperto e incerto. I tratti biologici e antropologici di fondo della natura umana riemergono con forza proprio nei periodi di maggiore crisi sociale. Ad esempio, proprio i giovani sono sottoposti nel presente a processi di formazione pratica e teorica che durano ormai tutta la vita, dai giardini di infanzia, all’università, ai periodi di ripetuta interruzione lavorativa. Niente meglio di tale in-finita formazione rappresenta la condizione neotenica umana. Nel film vediamo Romeo e Juliette perdere i tratti adulti, che pure all’inizio della vicenda incarnavano, e regredire a quelli della loro età precedente, eroi shakespeariani eternamente adolescenti e innamorati. Perdono il lavoro, la casa, la carta di credito; li vediamo continuamente alle prese con i giocattoli di Adám e sono del tutto dipendenti dagli aiuti economici della famiglia. Il loro stesso affrontare a viso aperto la tragedia si fa gioco adolescenziale, seppure giocato in maniera maledettamente seria. Un film sorprendente di una poco più che ragazza, la quale sa condurre lo stesso sapiente gioco con il cinema.
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