riccardo tavani
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domenica 11 novembre 2012
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il confine del possibile in patagonia
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Geniale mockumentary (falso documentario), coprodotto dalla Rai e presentato a Venezia nel 2011, Il mundial dimenticato, dei toscanacci Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, ricostruisce, con il respiro e il puntiglio professionale di una appassionante inchiesta giornalistica, le vicende di un Campionato Mondiale di Calcio disputato nel 1942 in Patagonia, Argentina, mentre l’Europa è già avvolta dalla follia della Seconda Guerra Mondiale. Il racconto si mostra più avvincente di qualsiasi pellicola esplicitamente di finzione narrativa. Perché? Perché quello che viene messa in scena, nelle sembianze della realtà storica, è proprio una possibilità realistica della storia, non solo passata ma anche presente e futura.
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Geniale mockumentary (falso documentario), coprodotto dalla Rai e presentato a Venezia nel 2011, Il mundial dimenticato, dei toscanacci Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, ricostruisce, con il respiro e il puntiglio professionale di una appassionante inchiesta giornalistica, le vicende di un Campionato Mondiale di Calcio disputato nel 1942 in Patagonia, Argentina, mentre l’Europa è già avvolta dalla follia della Seconda Guerra Mondiale. Il racconto si mostra più avvincente di qualsiasi pellicola esplicitamente di finzione narrativa. Perché? Perché quello che viene messa in scena, nelle sembianze della realtà storica, è proprio una possibilità realistica della storia, non solo passata ma anche presente e futura. Che questa grande passione planetaria che è il gioco attorno a una sfera di cuoio possa essere usata contro il razzismo, la violenza, la follia guerrafondaia delle grandi potenze politiche ed economiche è qualcosa che può e, anzi, dovrebbe avvenire. Appare così estremamente realistico che il film ci mostri un conte trasmigrato in Argentina da quella terra martoriata per secoli da guerre di ogni tipo che sono i Balcani, il quale concepisca e realizzi questo progetto visionario di una Coppa Rimet contro la voragine bellica e razzistica in cui l’Europa sta precipitando. La situazione “precipizio” è una possibilità sempre incombente nella storia, e così anche la possibilità di un antidoto a esso deve essere realisticamente contemplata, come possibilità e atto concreto di salvezza messianica, secondo quanto scriveva il filosofo ebreo tedesco Walter Benjamin, prima di suicidarsi per sfuggire alla cattura dei nazisti. L’amore per il calcio è in questo film una coniugazione particolare dell’amore in sé, della sua forza naturale che si oppone e tenta di arginare quella del male. Così alla vicenda calcistica si intreccia una straordinaria narrazione d’amore umano che è anche una storia d’amore per il cinema e per il suo compito artistico di dare visibilità e voce proprio a ciò a cui la Storia ha finora protervamente negato “possibilità”. La pellicola è stata adottata da Survival, l'organizzazione mondiale per la protezione dei popoli indigeni, la quale ha anche proposto di svolgere davvero i mondiali di calcio in Patagonia nel 2024. Un film imperdibile, anche se è difficile vederlo in sala e non è ancora in home video.
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nikinara
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giovedì 21 giugno 2012
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un mundial indimenticabile
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Un film inaspettato, a metà tra il documentario (nel linguaggio) e la pura fiction (nella storia), dove è difficile distinguere il vero dal falso. Se non si conosce il racconto di Osvaldo Soriano ("Il figlio di Butch Cassidy") si rischia di prendere tutto per buono, con un po' di delusione quando invece si scopre che si tratta di pura fantasia. Ma per gli appassionati di Soriano questo film è un'autentica rivelazione che non si limita a mettere in scena una storia conosciuta, ma la ricostruisce con pazienza e abilità fino a darle forma di leggenda. Gli ingredienti ci sono tutti: la passione per il calcio, il gusto per il racconto, la fascinazione della Patagonia, gli intrecci amorosi, l'amore per il cinema.
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Un film inaspettato, a metà tra il documentario (nel linguaggio) e la pura fiction (nella storia), dove è difficile distinguere il vero dal falso. Se non si conosce il racconto di Osvaldo Soriano ("Il figlio di Butch Cassidy") si rischia di prendere tutto per buono, con un po' di delusione quando invece si scopre che si tratta di pura fantasia. Ma per gli appassionati di Soriano questo film è un'autentica rivelazione che non si limita a mettere in scena una storia conosciuta, ma la ricostruisce con pazienza e abilità fino a darle forma di leggenda. Gli ingredienti ci sono tutti: la passione per il calcio, il gusto per il racconto, la fascinazione della Patagonia, gli intrecci amorosi, l'amore per il cinema. Un film intelligente e divertente, capace di piacere anche anche alle donne.
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renato volpone
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sabato 2 giugno 2012
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mundial ricostruito
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Il film documentario racconta in chiave ironica di fantomatici mondiali di calcio che si sarebbero svolti in Patagonia nel 1942 in piena II guerra mondiale. Lo spunto nasce dal ritrovamento di uno scheletro che dovrebbe appartenere all'eccentrico operatore che ha filmato tutte le partite. I personaggi descritti, a partire dal Conte Otz sono tutti molto simpatici e divertenti, ma il film non decolla mai veramente. La bellissima Patagonia viene solo sfiorata con qualche inquadratura di passaggio. La ricostruzione dei filmati d'epoca non regge la sceneggiatura curiosa ma poco sostenibile. Nel complesso ne esce una storia buffa poco credibile. Divertente, ma alla fine ci si domanda: che ci sono venuto a fare?
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(di alessandro vanin)
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