writer58
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domenica 27 marzo 2011
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il trionfo della carne
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Il vero protagonista di questo film di Amalric è la carne. Esibita dalle protagoniste del film attraverso corpi giunionici , spettacoli di varietà intermedi tra il burlesque e lo spogliarello, la loro fame bulimica di sensazioni, avventure, champagne e rapporti sessuali occasionali. E' un film policromatico, dalla fotografia satura, deliberatamente eccessivo nella scenografia, in cui gli spettacoli delle performer (una mezza dozzina di artiste americane reclutate da un impresario francese) fanno da contrappunto a una provincia francese dimessa e poco appariscente.
Ciò che non mi ha convinto del film è tutta la parte relativa alla vita privata dell'impresario: i figli sono mostrati come due preadolescenti stereotipi incapaci di comunicare con gli adulti, i rapporti con il fratello e con la ex moglie ricalcano i clichè della conflittualità e della perdita.
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Il vero protagonista di questo film di Amalric è la carne. Esibita dalle protagoniste del film attraverso corpi giunionici , spettacoli di varietà intermedi tra il burlesque e lo spogliarello, la loro fame bulimica di sensazioni, avventure, champagne e rapporti sessuali occasionali. E' un film policromatico, dalla fotografia satura, deliberatamente eccessivo nella scenografia, in cui gli spettacoli delle performer (una mezza dozzina di artiste americane reclutate da un impresario francese) fanno da contrappunto a una provincia francese dimessa e poco appariscente.
Ciò che non mi ha convinto del film è tutta la parte relativa alla vita privata dell'impresario: i figli sono mostrati come due preadolescenti stereotipi incapaci di comunicare con gli adulti, i rapporti con il fratello e con la ex moglie ricalcano i clichè della conflittualità e della perdita.
Un film ambizioso, dall'ottimo ritmo, ma parzialmente irrisolto.
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aileenk
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domenica 20 marzo 2011
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breve commento
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Mi limito a un breve commento su questo film appena visto: l'idea è intrigante,la tematica attuale, tuttavia il film nonostante le talentuose burlesque(dal sicuramente voluto marcato accento americano che tuttavia nell insieme e alla lunga risulta forzato e fastidioso..) e l'inquietante figura del regista-attore Mathieu Amalric non riesce a decollare..
Il senso di vorace e quasi grottesca ricerca del compiacimento e divertimento che attanaglia le "artiste",l'opulenza delle carni e la sfrontatezza nell'esibirle ,la desolata convinzione del produttore che di tutto cio fa guadagno economico( badando bene a centellinare i compensi) ed emotivo( consolandosi in un' idea di famiglia ,quella che in realtà non è stato in grado di coltivare), arrivano.
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Mi limito a un breve commento su questo film appena visto: l'idea è intrigante,la tematica attuale, tuttavia il film nonostante le talentuose burlesque(dal sicuramente voluto marcato accento americano che tuttavia nell insieme e alla lunga risulta forzato e fastidioso..) e l'inquietante figura del regista-attore Mathieu Amalric non riesce a decollare..
Il senso di vorace e quasi grottesca ricerca del compiacimento e divertimento che attanaglia le "artiste",l'opulenza delle carni e la sfrontatezza nell'esibirle ,la desolata convinzione del produttore che di tutto cio fa guadagno economico( badando bene a centellinare i compensi) ed emotivo( consolandosi in un' idea di famiglia ,quella che in realtà non è stato in grado di coltivare), arrivano....
Il problema è che il film non riesce a superare un ritmo di base e resta piatto in un insieme fondamentalmente uniforme...salvo per il finale che in un'impennata inaspettata si chiude con una desolante drammaticità che tuttavia non puo legarsi al giusto crescendo...il risultato finale e di insieme è pertanto secondo me nei limiti del discreto...
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stefano capasso
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mercoledì 18 agosto 2021
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esistenze in bilico
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Joaquim Zand ha lavorato in televisione dove ha finito con litigare con tutti ed essere cacciato. Negli Stati Uniti si è riproposto come produttore di spettacoli di New Burlesque e dopo aver messo su una compagnia torna in Francia per un tour che nelle sue intenzioni dovrebbe culminare a Parigi, dove, nelle sue intenzioni, vorrebbe prendersi la sua rivincita. Ma mentre il tour va avanti, lo spettacolo di Parigi, proprio a causa dei conflitti rimasti aperti, non trova una sua collocazione.
Mathieu Amalric, che impersona anche il regista della compagnia, si cimenta in una sorta di road movie destinato far conoscere il new burlesque e soprattutto il mondo inafferrabile dei personaggi che lo frequentano, i suoi protagonisti.
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Joaquim Zand ha lavorato in televisione dove ha finito con litigare con tutti ed essere cacciato. Negli Stati Uniti si è riproposto come produttore di spettacoli di New Burlesque e dopo aver messo su una compagnia torna in Francia per un tour che nelle sue intenzioni dovrebbe culminare a Parigi, dove, nelle sue intenzioni, vorrebbe prendersi la sua rivincita. Ma mentre il tour va avanti, lo spettacolo di Parigi, proprio a causa dei conflitti rimasti aperti, non trova una sua collocazione.
Mathieu Amalric, che impersona anche il regista della compagnia, si cimenta in una sorta di road movie destinato far conoscere il new burlesque e soprattutto il mondo inafferrabile dei personaggi che lo frequentano, i suoi protagonisti. Siamo in un territorio di confine, i personaggi si muovono tra espressione artistica e circense, e sono tutti inevitabilmente soli tanto nella performance quanto nella vita. È il racconto di una vita che si svolge giorno per giorno, sempre pronta a cambiare, a offrire nuove opportunità così come a perdere quelle che sembravano certe. C’è una malinconia di fondo nel vivere questa vita senza certezze che si rinnova e allo stesso tempo costringe nella routine ogni giorno in ogni spettacolo. La regia riesce a restituire tutto questo in modo molto efficace, con scene brevi, che si susseguono spesso in modo convulso riprese da una macchina da presa sempre in movimento e traballante.
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renato volpone
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lunedì 21 marzo 2011
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personaggi che si fanno amare
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Il film racconta la tournée di uno spettacolo di Burlesque che arriva dall'America e attraversa la Francia. E' la storia di vita di queste ragazze e dei loro sentimenti, ma è anche il racconto della vita del protagonista maschile, il capo del gruppo, che ritorna in Francia e cerca di riconquistare Parigi e un teatro, ma tutti lo odiano e lo rifiutano. Il film inizia con molto frastuono, quasi fastidioso, ma con delicatezza l'incedere ti porta ad affezionarti ed amare i protagonisti. Bellissima la costruzione dei personaggi, sia femminili che maschili, nella loro umanità, nelle loro debolezze, ma anche nella loro forza. Sullo sfondo una Francia bellissima attraverso i paesaggi delle città sull'Atlantico.
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francesco2
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lunedì 3 ottobre 2011
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il carrozzone va avanti da sé
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"Ridevi forte, e la paura era allegria". No, in questo film forte non si ride mai. E'un film "Francese", del resto, in tutti i sensi. Ma non solo in senso positivo, purtroppo.
Perché in questa "storia" pressoché inesistente dove, probabilmente per volontà dello stesso regista, non sappiamo come e perché i protagonisti si siano conosciuti, o lo sapremo in parte solo a posteriori, esiste un'ironia lieve del regista ed attore che non sopporta la musica di sottofondo, pur essendo un uomo la cui vita è sregolata, e nell'avere più di un divorzio alle spalle e nei matrimoni falliti, che gli hanno lasciato figli che non lo amano particolarmente. Lieve, in certi momenti, è il tratteggiare certi momenti del film come dolci e sottili pezzi di un imperfetto mosaico: una "tournée" è un giro che ti porta a (ri)conoscere piccoli pezzi di piccole grandi realtà, siano pure una signorina dell'autostrada che risponde "Beato lei" a chi le confida, scherzando ma forse non del tutto, di voler commettere un omicidio.
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"Ridevi forte, e la paura era allegria". No, in questo film forte non si ride mai. E'un film "Francese", del resto, in tutti i sensi. Ma non solo in senso positivo, purtroppo.
Perché in questa "storia" pressoché inesistente dove, probabilmente per volontà dello stesso regista, non sappiamo come e perché i protagonisti si siano conosciuti, o lo sapremo in parte solo a posteriori, esiste un'ironia lieve del regista ed attore che non sopporta la musica di sottofondo, pur essendo un uomo la cui vita è sregolata, e nell'avere più di un divorzio alle spalle e nei matrimoni falliti, che gli hanno lasciato figli che non lo amano particolarmente. Lieve, in certi momenti, è il tratteggiare certi momenti del film come dolci e sottili pezzi di un imperfetto mosaico: una "tournée" è un giro che ti porta a (ri)conoscere piccoli pezzi di piccole grandi realtà, siano pure una signorina dell'autostrada che risponde "Beato lei" a chi le confida, scherzando ma forse non del tutto, di voler commettere un omicidio. Ma anche a confrontarsi con pezzi meno lievi del passato (E non), una variante incompiuta che ricorda (A caso?) la pretenziosità di certi spettacoli che le sue ballerine mettono in scena, facendosi addirittura richiamare dal regista stesso.
Come è anche ingeneroso, secondo chi scrive, non riconoscere a "Tournée" momenti di una "leggerezza" chapliniana, che ricordano un film che purtroppo in pochissimi -Temo- conosciamo, "L'illusionista". Quell'immenso palloncino che ad un certo punto prende forma potrebbe essere una metafora -Chapliniana, appunto- del (bel) cinema o della vita stessa, non purtroppo del film. Dove nell'inventare una storia che non c'è si improvvisano spunti irrisolti, ma non sempre nel senso in cui probabilmente vorrebbe Amalric: si pensi alla moglie ed all'ex-collega del regista, al suo (Non?) rapporto con le ballerine, che verso la fine scade in una discutibile -In tutti i sensi- scena(ta), quasi sicuramente di gelosia. Neanche la scena col fratello convince sino in fondo: le "accuse" riflettono, ma non in maniera ineccepibile, un moralismo anti-mediatico un pò generalizzato, con quelle frasi contro certa televisione: sembra quasi, ma fortunatamente non lo è, una scena del desolante"Grido di pietra"('91) di Herzog. Paradossalmente, il regista rischia -Anche se forse non sarà vero- di apparire "Coquette", civettuolo, non come il personaggio che interpreta ma come certe protagoniste dello spettacolo, che pure, come già scritto, il protagonista riprende a più riprese, ricevendone una risposta egocentrica e molto anarchica ("Lo spettacolo è nostro"). Qualcuno su questo sito ha citato Desplechin. Se si riferisce a "Racconto di Natale" mi posso in parte trovare d'accordo, ma lì emerge un tantino più di sostanza. "Bellamy" di Chabrol, film non irresistibile e non tra i più riusciti nel Maestro, ha ben altra abilità nel (ri) disegnare le regole dei (Morituri, o morti) "generi" cinematografici, costruendo una ragnatela di rapporti, familiari e non. Ma non è esattamente lo stesso tipo di cinema, né, ovviamente, Amalric ha l'esperienza di Chabrol.
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gambadilegnodinomesmith
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giovedì 31 marzo 2011
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voulez vous tournée avec moi
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Amalric si ricorda della sua vita precedente, restando in ambito Cannes, e conduce nella sua espiazione scenica spettatori e veraci spogliarelliste in una Francia grigia, scabra e portuale, portando uno scorcio di palco rigoglioso e variopinto.
L'agente allo sbando e le burlesquers alla ricerca di sè spogliano man mano di ogni maquillage il proprio mondo, treni e hotel, al disperato inseguimento di affetti speciali, passati e presenti senza futuro, in una famiglia teatrale esagitata e spassosa.
Divertenti tic da bancone, caramelle-fiammiferi-volume, puntellano il film cercando di conferire una ripetizione lineare sopraffatta dall'ingordigia disomogenea degli strepitosi spettacoli di burlesque.
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Amalric si ricorda della sua vita precedente, restando in ambito Cannes, e conduce nella sua espiazione scenica spettatori e veraci spogliarelliste in una Francia grigia, scabra e portuale, portando uno scorcio di palco rigoglioso e variopinto.
L'agente allo sbando e le burlesquers alla ricerca di sè spogliano man mano di ogni maquillage il proprio mondo, treni e hotel, al disperato inseguimento di affetti speciali, passati e presenti senza futuro, in una famiglia teatrale esagitata e spassosa.
Divertenti tic da bancone, caramelle-fiammiferi-volume, puntellano il film cercando di conferire una ripetizione lineare sopraffatta dall'ingordigia disomogenea degli strepitosi spettacoli di burlesque. Il glamour parigino è distante, ma non il suo brio.
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