bella earl!
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domenica 15 aprile 2012
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combattere per la salvezza.
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- Noi non uccidiamo i vivi. -
La serie "The Walking Dead" (la quale, ora che sto scrivendo, è ferma alla seconda stagione) racconta di un gruppo di sopravvissuti a un'epidemia globale di Zombie. Racconta delle differenze che hanno i diversi personaggi, dei loro contrasti interni e di come li risolvano per fare fronte comune contro un mondo che, ormai, si allontana sempre di più dal loro ideale di mondo.
Frank Darabont (già regista de "Il Miglio Verde" e "Le ali della libertà") ha adattato e diretto questa trasposizione cinematografica della graphic Novel di Robert Kirkman creandone un pretesto per raccontare come i valori di amicizia, amore e fedeltà facciano parte del mondo anche una volta che esso non rientra più nei canoni del mondo comune.
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- Noi non uccidiamo i vivi. -
La serie "The Walking Dead" (la quale, ora che sto scrivendo, è ferma alla seconda stagione) racconta di un gruppo di sopravvissuti a un'epidemia globale di Zombie. Racconta delle differenze che hanno i diversi personaggi, dei loro contrasti interni e di come li risolvano per fare fronte comune contro un mondo che, ormai, si allontana sempre di più dal loro ideale di mondo.
Frank Darabont (già regista de "Il Miglio Verde" e "Le ali della libertà") ha adattato e diretto questa trasposizione cinematografica della graphic Novel di Robert Kirkman creandone un pretesto per raccontare come i valori di amicizia, amore e fedeltà facciano parte del mondo anche una volta che esso non rientra più nei canoni del mondo comune. Nonostante l'epidemia di zombie, infatti, i sopravvissuti si aiutano, si supportano e riescono a tenere vivi dei sentimenti che li legano. Una scelta obbligata per chiunque possieda un televisore.
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dave san
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venerdì 3 maggio 2013
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l’alba dei morti viventi in slow-motion
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La pellicola di Zack Snyder ha rivoluzionato l’idea di morto vivente, proponendo zombies in grado di correre. Si evocava una lotta frenetica tra l’umanità superstite e questi pseudo sgherri, terrificanti e a loro modo, “aitanti”. Improbabile che una serie TV potesse utilizzare lo stesso espediente, senza perdere o circoscrivere l’audience. Verosimilmente si è deciso di riportare lo zombie a una velocità più contenuta. Come in Lost (difficile prescindere) si è lavorato sui personaggi e sull’interazione, creando un clima di continuo incontro-scontro tra le comunità disseminate. L’idea di missione, perlustrazione, viaggio è onnipresente.
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La pellicola di Zack Snyder ha rivoluzionato l’idea di morto vivente, proponendo zombies in grado di correre. Si evocava una lotta frenetica tra l’umanità superstite e questi pseudo sgherri, terrificanti e a loro modo, “aitanti”. Improbabile che una serie TV potesse utilizzare lo stesso espediente, senza perdere o circoscrivere l’audience. Verosimilmente si è deciso di riportare lo zombie a una velocità più contenuta. Come in Lost (difficile prescindere) si è lavorato sui personaggi e sull’interazione, creando un clima di continuo incontro-scontro tra le comunità disseminate. L’idea di missione, perlustrazione, viaggio è onnipresente. L’ambientazione è urbana con una fotografia che corteggia l’occhio: distese erbose, fitte boscaglie e poderi rifugio. Una prigione abbandonata (dagli uomini) diventerà il quartier generale dei nostri, durante la terza stagione. Nel lavoro di Zack, i sopravvissuti devono trovare un riparo inoppugnabile e restarci per impellenza. In Walking, i personaggi hanno maggiore possibilità di movimento. Il dramma non intacca l’articolata rete di relazioni tra i superstiti. Gli azzannatori sono relativamente innocui, presi uno a uno. Spesso i personaggi discutono tra loro circondati da quelli che incombono dallo sfondo. Anche per Walking, la bilancia artistica, pende probabilmente dalla parte del cinema. Come accade per le serie TV odierne (le migliori tra queste), la pop-olarità diventa paradosso che le divulga e le rende cult. Si tratta di un’opera insolitamente feroce per i format televisivi usuali. Nondimeno si tratta di un serial a puntate; costruito su intrecci congegnati e intriganti. Walking Dead, si guadagna comunque il diritto di intrattenere e il merito di suggestionare. Rick Grimes veglierà su di noi per tutta la durata dello spettacolo.
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davesan
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sabato 27 gennaio 2018
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walking team, building
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In attesa di vedere l’ultima parte dell’ottava mi sono visto le precedenti in modalità Binge watching. Si può dire che la serie raffiguri un gruppo di personaggi assai affiatato. In un contesto infelice, brutale (e seriale) come quello ritratto, i protagonisti sono in tutto per tutto una task-force. In un certo senso rappresentano la “struttura beta” ideale (eticamente e logisticamente). Diversamente da molti commando veri, la Rick-force non riflette dinamiche di saccheggio/intimidazione/sorveglianza compulsiva in stile Negan o Governatore. E’ altrettanto vero che la serie utilizza a volte artifici narrativi un po’ forzati. Quando i nostri si trovano in fila nel mattatoio in Preda e cacciatore, saranno salvati per un pelo da un diversivo.
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In attesa di vedere l’ultima parte dell’ottava mi sono visto le precedenti in modalità Binge watching. Si può dire che la serie raffiguri un gruppo di personaggi assai affiatato. In un contesto infelice, brutale (e seriale) come quello ritratto, i protagonisti sono in tutto per tutto una task-force. In un certo senso rappresentano la “struttura beta” ideale (eticamente e logisticamente). Diversamente da molti commando veri, la Rick-force non riflette dinamiche di saccheggio/intimidazione/sorveglianza compulsiva in stile Negan o Governatore. E’ altrettanto vero che la serie utilizza a volte artifici narrativi un po’ forzati. Quando i nostri si trovano in fila nel mattatoio in Preda e cacciatore, saranno salvati per un pelo da un diversivo. Quando tutto sembra a misura di eroe, però, a volte vengono falciati anche i beniamini. Tra pianti e repliche dei fan. Si proporziona il rapporto tra verosimiglianza ed epos. Il naturalismo splatter "alla Fulci" (più o meno), sovrabbonda. Non intacca però il senso di unione che associa questi paladini. La serie sviluppa anche molti legami tra individui di credo, razza, attitudini diverse. Ognuno di loro, anche i malvagi, hanno un fascino iconico. Aaron è carismatico come lo era Omar Little di the Wire. Michonne ha un piglio spudoratamente fumettaro. Letale, integra, e di poche parole. E così via… Scrittori e attori non degenerano nella macchietta. E lo scenario essenzialmente li aiuta, convertendo tutti in guerrieri per forza. Priorità inevitabile a dispetto del loro background borghese. Forse solo Lost è riuscita a snocciolare gruppi così amalgamati. Jack e compagni non l’ammetterebbero mai, ma di fatto era così. In TWD invece, i nostri potrebbero addirittura crearsi uno stemma. Nel loro disegno l’utopia, il cameratismo e l’energia (a volte violenta), si mantengono per tutte le otto stagioni volontariamente.
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