gabriella
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mercoledì 27 luglio 2011
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diffidare dalle imitazioni
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Jason Miller , scrittore e lei gallerista, s'incontrano a Firenze per la presentazione del libro di lui, tanto che alla fione non si capisce se sono una coppia in crisi che cerca un espediente per parlarsi e finalmente conoscersi, sia che siano due sconosciuti che per gioco recitano il ruolo di due coniugi entrando talmente nel ruolo fino a che esso diventa un gioco pericoloso in cui non si riesce più a distinguere il vero dal falso, emerge la difficoltà e la fatica di stare insieme nel tempo che passa inesorabile falciando i sogni e le illusioni, sostituite dal cinismo e dalla rassegnazione.
Un pò il regista propone degli stereotipi, ninente che non si conosca e che non sia già stato trattato da altri prima di lui, però esplora l'universo di coppia in modo quasi anacronistico, lui è l'uomo assente, distante, lei è la donna che ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata.
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Jason Miller , scrittore e lei gallerista, s'incontrano a Firenze per la presentazione del libro di lui, tanto che alla fione non si capisce se sono una coppia in crisi che cerca un espediente per parlarsi e finalmente conoscersi, sia che siano due sconosciuti che per gioco recitano il ruolo di due coniugi entrando talmente nel ruolo fino a che esso diventa un gioco pericoloso in cui non si riesce più a distinguere il vero dal falso, emerge la difficoltà e la fatica di stare insieme nel tempo che passa inesorabile falciando i sogni e le illusioni, sostituite dal cinismo e dalla rassegnazione.
Un pò il regista propone degli stereotipi, ninente che non si conosca e che non sia già stato trattato da altri prima di lui, però esplora l'universo di coppia in modo quasi anacronistico, lui è l'uomo assente, distante, lei è la donna che ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata.. la statua che appoggia la testa sulla spalla di lui.. e cerca quella sicurezza esplorando e ripercorrendo i luoghi che in gioventù le hanno dato emozioni, si sofferma sulle giovani coppie di sposi desiderosa di fissare le immagini per paura che scompaiano (la foto con gli sposi), cerca tra la genta una conferma, una risposta alle sue attese, sembra quasi elemosinare le attenzioni di un uomo. Un afigura femminile ben lontana dalla donna che basta a sè stessa, propria dei giorni nostri.
Lui, un pò legnoso nella parte, ripropone il classico modello maschile, anzi, lo interpreta così bene che anche nella finzione del marito di lei finisce per giustificarne il comportamento e non fa nessuno sforzo per cambiare..... la barba rasata un giorno si e uno no, .. come è sempre stato, e non cambia niente se quello è un giorno "speciale", mentre lei, che si dà tanto da fare per migliorarsi, non viene nemmeno notata. Del resto lei è lei e basta, non viene chiamata con nessun nome.
E' vero che alla fine lui la rassicura dicendole che è diventata ancora più bella, però la lascia lì, insoddisfatta; forse il segreto della felicità ce l'ha davvero Marie, che accetta il marito così comìè. senza pretendere di chiamarlo, a lei va benissimo l'originale, anche se non perfetto e non intende sostituirlo con una copia.
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(di vapor)
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stefano capasso
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mercoledì 27 agosto 2014
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sull'amore, sulla sua assenza e sul suo bisogno
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James, e Elle si incontrano a Firenze in occasione della presentazione del libro “Copia conforme”. Lui ha scritto un saggio nel quale sostiene che una copia di un opera d’arte può avere più valore dell’originale stesso; lei vende oggetti d'arte e partecipa perché è interessata al tema e allo scrittore. Dopo la presentazione decidono di fare una passeggiata; cosi lungo le strade e i paesi della Toscana si consuma una lunga messa in scena dell'incomunicabilità della coppia, e più in generale tra gli essere umani. Dall'iniziale dialogo sulla questione del libro, dopo essere stati scambiati per marito e moglie, James e Elle decidono di giocare quelle parti fino in fondo, trasformandosi in una tipica coppia nevrotica.
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James, e Elle si incontrano a Firenze in occasione della presentazione del libro “Copia conforme”. Lui ha scritto un saggio nel quale sostiene che una copia di un opera d’arte può avere più valore dell’originale stesso; lei vende oggetti d'arte e partecipa perché è interessata al tema e allo scrittore. Dopo la presentazione decidono di fare una passeggiata; cosi lungo le strade e i paesi della Toscana si consuma una lunga messa in scena dell'incomunicabilità della coppia, e più in generale tra gli essere umani. Dall'iniziale dialogo sulla questione del libro, dopo essere stati scambiati per marito e moglie, James e Elle decidono di giocare quelle parti fino in fondo, trasformandosi in una tipica coppia nevrotica. Marito e moglie che entrano in quella spirale di non comunicazione verbale dove tutto è rimprovero e recriminazione, dove ognuno è solo, incompreso e non visto, in un crescendo di amarezza e rabbia.
Abbas Kiarostami, in questo film del 2010, mette i due protagonisti, che dialogano per tutta la durata del film, sempre in primo piano davanti alla macchina, come fossero davanti ad un o specchio, piuttosto che davanti ad un altro. Inquadrati singolarmente al centro dello schermo in modo alternato, rappresentano bene la scena dell’individuo che parla da soli, dalla centralità assoluta della sua posizione, che esclude inevitabilmente l'altro.
Solo il ricordo dei tempi iniziali, quando la semplicità era ancora in primo piano rispetto a tutto il vissuto di lacerazioni e disillusioni degli anni, riesce a riavvicinare la coppia. Ma solo per qualche attimo. Ognuno continuerà inevitabilmente nel percorrere la propria strada senza riuscire a condividere, spinto dal proprio bisogno di amore che lo allontana dall'altro.
La coppia del film diventa una “copia conforme” di una qualsiasi coppia reale di moglie e marito. Sono un uomo e una donna che fingono di essere sposati e che vivono i nevrotici stereotipi di tante coppie reali Cosi come una copia di un 'opera d'arte può riuscire trasmettere la stessa esperienza emotiva e psicologica dell'originale se si accetta di non lasciarsi condizionare dal fatto che si tratti di una copia. Il valore sta in ciò che esprime, piuttosto che nel criterio con cui viene vista. Un film che parla di amore, della sua assenza e del suo interminabile bisogno.
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howlingfantod
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mercoledì 7 settembre 2016
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fra realtà, finzione, rammarichi e poesia
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Un film narrativamente asciutto lineare senza fronzoli, nei dialoghi, nella struttura, una matura, seducente e bellissima Juliette Binoche in una altrettanto splendida interpretazione ( da ricordare la scena davanti allo specchio). Il film è imperniato sui bei discorsi filosofici ed estetici sulla natura dell’ arte. Lui un affermato saggista alla presentazione del suo libro che è il titolo del film stesso ed il racconto nel racconto, il tema nel tema come pretesto per lo snodarsi della storia che ha l’originale taglio nello snodo centrale del film quando lei (Binoche) una gallerista d’arte se ne va in giro con il famoso scrittore, un cantante lirico prestato al cinema, nei borghi della bassa Toscana e trova l’occasione casuale di fingersi sua moglie.
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Un film narrativamente asciutto lineare senza fronzoli, nei dialoghi, nella struttura, una matura, seducente e bellissima Juliette Binoche in una altrettanto splendida interpretazione ( da ricordare la scena davanti allo specchio). Il film è imperniato sui bei discorsi filosofici ed estetici sulla natura dell’ arte. Lui un affermato saggista alla presentazione del suo libro che è il titolo del film stesso ed il racconto nel racconto, il tema nel tema come pretesto per lo snodarsi della storia che ha l’originale taglio nello snodo centrale del film quando lei (Binoche) una gallerista d’arte se ne va in giro con il famoso scrittore, un cantante lirico prestato al cinema, nei borghi della bassa Toscana e trova l’occasione casuale di fingersi sua moglie. Da lì inizia un affascinante gioco finzione-realtà. L’espediente porta a scandagliare le pieghe di una storia d’amore e di un matrimonio, fra rimproveri, rammarichi e poesia, il tutto nel territorio sospeso che l’espediente narrativo confina in un mondo, fra la realtà e il sogno con lo sfondo della languida campagna Toscana.
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thedreamer
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martedì 13 luglio 2010
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dopo "close up" un altro film sul cinema...
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...ma anche sull'arte e su chiunque "crei" qualcosa, in generale.
Oppure anche sull'amore e l'incapacita' di amare. Ma questo forse, e' un tema che sta sullo sfondo.
Perche' se si riesce ad "andare oltre" alle immagini che passano sullo schermo, e' facile comprendere cio' che scrive Antonella.
Perche' ci sono due storie raccontate nello stesso film: una,originale e l'altra,un "falso" (una copia).
Che si assomigliano dunque, come molte storie d'amore e molte opere d'arte, ma che assolutamente divergono e che paiono in fondo, due distinte.
Alla fine del film: ci si puo' chiedere, quale sara' quella originale e quale quella "falsa" (non autentica)?
La risposta giusta? Non esiste.
L'autore per bocca del protagonista che e' un critico d'arte, e scrittore, risponde con altra domanda: "Dove sta l'originale in un'opera che rappresenta la realta'?".
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...ma anche sull'arte e su chiunque "crei" qualcosa, in generale.
Oppure anche sull'amore e l'incapacita' di amare. Ma questo forse, e' un tema che sta sullo sfondo.
Perche' se si riesce ad "andare oltre" alle immagini che passano sullo schermo, e' facile comprendere cio' che scrive Antonella.
Perche' ci sono due storie raccontate nello stesso film: una,originale e l'altra,un "falso" (una copia).
Che si assomigliano dunque, come molte storie d'amore e molte opere d'arte, ma che assolutamente divergono e che paiono in fondo, due distinte.
Alla fine del film: ci si puo' chiedere, quale sara' quella originale e quale quella "falsa" (non autentica)?
La risposta giusta? Non esiste.
L'autore per bocca del protagonista che e' un critico d'arte, e scrittore, risponde con altra domanda: "Dove sta l'originale in un'opera che rappresenta la realta'?".
Personalmente fa una certa impressione sentire qs. tipo di domande ,al cinema, che e' un altro modo di rappresentare e vivere la realta'.
E continua (+o-cosi): "L'originale dell'opera che ho davanti agli occhi, non e' forse la donna che visse 2000anni prima?.E se il falso e' parimenti bello all'originale non ha egual valore?"
Per chi fa arte (e perche' no, cinema) e' un bell'interrogativo. Lo e' anche per la maggior parte di noi che e' un semplice "spettatore" e fruisce di cio' che sta vedendo.
Non mi meraviglierebbe venire a sapere in futuro, che il regista ha semplicemente filmato la storia di amore (vissuta realmente dunque, nel presente o nel passato chissa'...) dei 2 attori protagonisti: la Binoche e l'attore inglese.
Dove inizia la recitazione (il falso) e dove il reale (il vero)? E nuovamente, che importanza ha per lo spettatore?
C'e' infine, da chiedersi perche' la critica ha stroncato qs. film. Forse che nessun giornalista riesce piu' ad "andare oltre" a cio' che vede sullo schermo?
Andare oltre, non significa fantasticare o speculare, creando magari storie immaginarie.
Significa piu' semplicemente interpretare un linguaggio, il linguaggio cinematografico, fatto di immagini, suoni, parole, inquadrature, cogliendo aspetti simbolici e solitamente piu' profondi.
Se nel film "Shining", Kubrick ci fa vedere la scena del giardino-labirinto dove la madre e il figlio si stanno perdendo,e' un modo per rappresentare simbolicamente altri labirinti, dove qualcun altro si sta perdendo o si perdera' (J.Nicholson). Il labirinto dell'albergo, fatto di porte rosse e corridoi senza fine, e quello, ugualmente inquietante, della mente.
Forse la critica e la maggior parte del pubblico e piu' rassicurato da film come "Avatar",o da taluni film italiani, dove cio' che vedi e senti e' tutto ben circoscritto...mentre film come quelli di Kubrick e Kiarostami, e' chiaro che inquietano un poco.
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aesse
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giovedì 20 maggio 2010
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come e’ bello fare finta!
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Se per reale si intende ciò che la soggettività plurale determina come oggettivo acquisito, non c’è niente di più reale della Toscana Felix così come l’immaginario collettivo dei non autoctoni lo conserva e lo tramanda. Ebbene, quella che è realtà per antonomasia, Kiarostami, che con il suo “Copia conforme” ci offre un lavoro che farebbe la sua fortuna anche a teatro, squaderna, taglia, decontestualizza, ammutolisce. Guai, allora, a pensare che siano un virtuosismo registico i cipressi che si rincorrono in una confusa moviola per finire luce ed ombra nell’abitacolo dell’auto che conduce i due protagonisti del film, lei è una splendida Binoche, in quel di Lucignano dove al Museo Comunale è esposto un frammento pittorico che per circa 200 anni si é creduto fosse un particolare di un affresco di Ercolano anziché una copia conforme( ma è così bella e vera quella fanciulla che i visitatori continuano ad ammirare .
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Se per reale si intende ciò che la soggettività plurale determina come oggettivo acquisito, non c’è niente di più reale della Toscana Felix così come l’immaginario collettivo dei non autoctoni lo conserva e lo tramanda. Ebbene, quella che è realtà per antonomasia, Kiarostami, che con il suo “Copia conforme” ci offre un lavoro che farebbe la sua fortuna anche a teatro, squaderna, taglia, decontestualizza, ammutolisce. Guai, allora, a pensare che siano un virtuosismo registico i cipressi che si rincorrono in una confusa moviola per finire luce ed ombra nell’abitacolo dell’auto che conduce i due protagonisti del film, lei è una splendida Binoche, in quel di Lucignano dove al Museo Comunale è esposto un frammento pittorico che per circa 200 anni si é creduto fosse un particolare di un affresco di Ercolano anziché una copia conforme( ma è così bella e vera quella fanciulla che i visitatori continuano ad ammirare ...) siano un virtuosismo registico. Così come non è virtuosismo il taglio dei corpi, vedi la schienona verde dell’anziana cameriera, improvvisato Virgilio, né lo sono le statue solo raccontate, né la deformità dei due corpi gobbi espressa tutta nella rassegnazione degli sguardi. Neanche la monumentalità decontestualizzata, atta a fare impazzire chi volesse evadere dagli interrogativi del film che invece usa l’immagine oleografica strapazzandola, divertendosi a riconoscere i luoghi, è virtuosismo registico.
Tutto questo allora per dire cosa se non che la realtà sta negli occhi di chi la guarda, che il contesto ne determina la natura (vi si riferisce di Warhol e Jasper Johns) , e che il “ fare come se” non è un gioco né un trucco e che quella che si potrebbe avere la tentazione di definire simulazione in quanto reificazione dei desideri, della realtà ne ha tutta la dignità? Realtà che più volte intravediamo nell’immagine che i vari specchi che ritroviamo nel corso del film ci rimandano e che noi spettatori ormai catturati dalla forza della rappresentazione, rifiutiamo come tarocca. E allora se si considera che tutto ciò che noi definiamo reale è solo un’assemblaggio spesso selvaggio di eventi e sentimenti teso a giustificare ciò che crediamo essere la nostra realtà facciamoci tentare dalla qualità della scelta che il protagonista , William Shinell, opera e che i finali rintocchi delle campane suggellano.
ANTONELLA SENSI
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(di francesca50)
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(di goldy)
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reservoir dogs
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lunedì 1 novembre 2010
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sensualità davanti allo specchio
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L'incontro tra una mercante d'arte e uno scrittore americano a Firenze per la presentazione del suo ultimo libro si trasforma in un gioco di coppia che i due accettano di fare quando la proprietaria di un bar li scambia per coniugi.
Kiarostami ci inserisce nella vita di coppia attraverso la creazione casuale di un matrimonio di quindici anni che in realtà non c'è ma che attraverso riflessioni, aneddoti, discussioni, analisi profonde di se e dell'altro si crea.
E' un film sulle relazioni di coppia e sul cinema che parte sempre da qualcosa di "fittizio", un mondo diegetico così come il rapporto dei due protagonisti.
I continui primi piani e la fissità della cinepresa a cui siamo sottopostii ci permettono di entrar meglio a far parte della vita di coppia e d'immedesimerci in loro.
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L'incontro tra una mercante d'arte e uno scrittore americano a Firenze per la presentazione del suo ultimo libro si trasforma in un gioco di coppia che i due accettano di fare quando la proprietaria di un bar li scambia per coniugi.
Kiarostami ci inserisce nella vita di coppia attraverso la creazione casuale di un matrimonio di quindici anni che in realtà non c'è ma che attraverso riflessioni, aneddoti, discussioni, analisi profonde di se e dell'altro si crea.
E' un film sulle relazioni di coppia e sul cinema che parte sempre da qualcosa di "fittizio", un mondo diegetico così come il rapporto dei due protagonisti.
I continui primi piani e la fissità della cinepresa a cui siamo sottopostii ci permettono di entrar meglio a far parte della vita di coppia e d'immedesimerci in loro.
Il fulcro della vera sensualità si nasconde dietro il semplice gesto del mettersi il rossetto davanti allo specchio, in un primo piano che ci rende talmente vicini da poterla baciare.
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