Sant'Agostino

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Il fascino moderno di un uomo che precorre i tempi

di Antonio Dipollina La Repubblica

Il fascino di Agostino per il grande pubblico della tv è materia da rendere in grande. Quello giovanissimo è interpretato da Matteo Urzia - bellissimo, già una stellina del panorama nazionale- l' Agostino maturo è il divo-in-fiction Alessandro Preziosi. Quello anziano, ma attivissimo sotto l' assedio dei Vandali, è addirittura un Franco Nero smagliante. Passerà domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio su Raiuno l' atteso Sant' Agostino, nuova miniserie kolossal - un ossimoro solo in apparenza - che chiude quella sorta di collana televisiva chiamata Imperium e realizzata negli anni dalla casa di produzione Lux Vide, con titoli come Augusto, Nerone o San Pietro, multiproduzioni internazionali con attori tipo Peter O' Toole e Omar Sharif e quindi realizzate appositamente anche per il pubblico di terre lontane. Ma qui da noi il marchio Lux (ovvero la dinastia Bernabei, con Ettore capostipite) è sinonimo di produzione iper-solida e veicolante i vecchi valori di una volta - da non dimenticare la serialità lunga di Don Matteo, fiction di strepitoso successo popolare nella quale, nemmeno in maniera troppo nascosta, il prete-detective biondo interpretato da Terence Hill altro non è che un piccolo Messia di provincia, a disposizione di tutti. E quando parla, come dire, è puro Vangelo. Ma con Sant' Agostino torniamo dalle parti della mega-produzione internazionale, anche se il cast è soprattutto italiano e nordafricano, avendo realizzato tutto negli studi tunisini di proprietà Lux dove sono stati girati molti dei precedenti in questione e perpetuando un progetto preciso, quello che in altre fiction importanti che passano in tv è rivisitazione della storia civile e sociale con i personaggi più importanti, quiè rigorosamente la nostra storia di paese cattolico, la cui conformazione sembra soprattutto quella di custodia di Santa Romana Chiesa, accorpata al suo interno. Appena pronto questo genere di lavori, e Sant' Agostino non ha fatto certo eccezione, la Lux organizza un' ampia visione privata in Vaticano riservata al Papa e alle altissime gerarchie. A quel punto, tutto è pronto per Raiuno e il verbo-fiction di marca Lux può tornare a girare il mondo. Con Agostino la storia in sé è del tutto pronta alla sceneggiatura. La gioventù dissoluta, l' estasi prima del tormento, il talento nell' arte oratoria e la predisposizione alla filosofia, la conversione dopo un estenuante duello-umano con il milanese Ambrogio - un notevolissimo e commovente Andrea Giordana - che attraversa la parte centrale del film e ne costituisce la fase più intensa ed emozionante. Fino alla parte finale dove Agostino è diventato Franco Nero e la città sotto assedio simboleggia l' umanità intera con pochi difensori autentici e il resto del mondo votato alla distruzione. Una simile traccia esistenziale ("percorso" come si dice ormai troppo spesso) è solo da assecondare nella sceneggiatura e nella regia, affidata al canadese Christian Duguay che, sempre per Lux ha diretto di recente una delle rare escursioni fuori le Mura, ovvero la miniserie Coco Chanel. Volendo, ma bisogna essere molto schierati, nella conversione vera e propria del bel Preziosi si possono leggere spunti modernizzanti, inviti a rifiutare certe vacuità all' ordine del giornoea pensare, se non in grande, almeno in bello. Ma alla fine quello con cui si vende meglio un lavoro di questo genere è sempre il lato "educational". Si può pensarla come si vuole, ma nessuno potrà smentire che per il grande pubblico della tv non esiste altro che questo genere di fiction per ritrovarsi, magari per caso, a provare curiosità per una figura così affascinante, pressoché un capostipite di altri personaggi raccontati nei secoli a venire dall' immaginario collettivo. Chissà, forse il percorso (rieccolo) ideale in un caso simileè quello di uno spettatore in giovane età che si incuriosisce davvero di fronte alla figura di Agostino: da lì a scoprire che le sue Confessioni, oltre che lettura meno ostica del previsto, sono anche scaricabili in un secondo sotto forma di e-book il passo è breve. Nonché modernissimo.
Da La Repubblica, 28 gennaio 2010


di Antonio Dipollina, 28 gennaio 2010

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