I Love Radio Rock |
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Un film di Richard Curtis.
Con Philip Seymour Hoffman, Bill Nighy, Rhys Ifans, Nick Frost, Kenneth Branagh.
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Titolo originale The Boat That Rocked.
Commedia,
durata 135 min.
- Gran Bretagna, Germania 2009.
- Universal Pictures
uscita venerdì 12 giugno 2009.
MYMONETRO
I Love Radio Rock
valutazione media:
3,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un'abbuffata di cilieginedi molinari marcoFeedback: 2225 | altri commenti e recensioni di molinari marco |
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venerdì 29 luglio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Vecchio vizio della commedia cinematografica (duro a morire) quello di strizzare l’occhio, ad intervalli regolari, alla musica rock. E questa volta tocca proprio all’Inghilterra nel periodo in cui tutto ha avuto inizio. E di certo non possiamo dire che siamo in presenza di un prodotto che vuole passare inosservato, dal momento che per far affondare una nave, e farne giungere in seguito una miriade in suo soccorso, qualche soldo bisogna pur spenderlo. Gran parte del film, infatti, si ambienta su una nave che ha deciso di battere bandiera indipendente, e sulla quale ha messo le tende una tribù di dee-jay assetati di rock che realizzano il loro sogno: trasmettere le loro canzoni preferite ventiquattro ore su ventiquattro. Il tutto nel pacifico Mare del Nord, mantenendosi così alla larga dalle rigide regole conservatrici che vigono nel suolo di Sua Maestà. E sarà proprio un Sir ( interpretato da un Kenneth Branagh in una versione hitleriana molto simile a quella di Bruno Ganz ne La caduta, almeno dal punto di vista figurativo) a mettere il bastone tra le ruote al messaggio di libertà che il rock vuole comunicare al mondo. Il risultato finale, tuttavia, non si può dire sensazionale. Ed è un peccato dal momento che gli ingredienti per poter sfornare un piccolo cult vi erano tutti, a partire da un valido cast e una colonna sonora a dir poco eccezionale (anche se proprio non si riesce a capire che fine abbiano fatto i Doors). In primo luogo, il mondo grigio e conservatore che ci viene mostrato in controcampo è limitato alla stanza in cui risiedono di volta in volta Sir Branagh e colleghi, con il risultato inevitabile di essere fornito con dei tocchi decisamente macchiettistici. Inoltre, l’espediente che ci viene fornito per dare il via alla narrazione (un teenager alla ricerca di suo padre) pare un po’ fuori luogo o, comunque, non viene ben sviluppato, tanto da rimane privo di alcun tipo di spessore. Anche il grido di libertà generazionale che vuole sfidare il rigido conservatorismo vigente all’epoca pare alquanto sottotono. Va bene che il sesso libero, disinibito, è uno dei piaceri più grandi che si possono ottenere nella vita, ma sposarsi solamente per andare sulla barca pirata in questione per fare sesso con il dj più figo lì presente, scaricando per lo scopo il legittimo consorte dopo solo diciassette ore di matrimonio non è che sia proprio il massimo del tono dissacratorio (o per lo meno rischia di far fare una pessima figura alla donna in questione). Restano gli splendidi costumi che fanno assaporare al massimo l’età d’oro messa in scena, e alcuni cliché tipici del genere, come il grido di battaglia “rock n’ roll” nel momento della disfatta. Ma il punto di forza assoluto del film è la piacevole sensazione che si ricava nel ricordare (o immaginare per chi non c’era) che vi è stato un tempo in cui la diffusione della musica era relegata ad un apparecchio che si prefiggeva più che altro di far chiudere gli occhi e sognare, regalando ai suoi fruitori emozioni fantastiche piuttosto che corpi seminudi e provocanti che non concedono alcun tipo di spazio all’immaginazione. I titoli di coda poi sono una vera e propria ciliegina sulla torta per tutti gli intenditori di musica rock, grazie alle copertine dei capolavori che hanno fatto la storia del genere che passano in rassegna sullo schermo ad una velocità vertiginosa ed estasiante. Gli ingredienti giusti e di qualità vi erano tutti, peccato per la torta uscita solo a metà.
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