Il mio amico Eric

Un bomber per amico

Eric Cantona, l'ex calciatore campione del Manchester United, è sentenzioso quanto il presidente Mao: «Se hai paura di tirare i dadi, non farai mai un sei», «Quando i gabbiani seguono il peschereccio è perché pensano che verranno gettate in mare delle sardine». Ken Loach, il regista inglese e tifoso di calcio e suo grande ammiratore: Cantona chiese di vederlo, a lui non pareva vero; si incontrarono. Cantona voleva realizzare da coproduttore un film sui suoi rapporti con i tifosi; Loach ha diretto Il mio amico Eric, scritto da Paul Laverty. Nel Film il calciatore è l'idolo d'un postino cinquantenne sin troppo sfortunato e pieno di guai: sta nella sua stanza da letto in un poster a grandezza naturale, viene eletto modello, interlocutore, maestro, e va bene perché il fantasma del campione lo accompagna sino al lieto fine. Pure Woody Allen. in Provaci ancora Sam, sceglieva come confidente e mentore nei rapporti con le donne Humphrev Bogart: ma Bogart con cappello e impermeabile bianco a doppio petto cinturato, era falso, un sosia; mentre Cantona è se stesso, protettivo, forte e benevolo, dotato d'un magnetismo e d'un carisma unici. Non stupisce affatto che riesca ad aiutare il postino fisicamente e psicologicamente come immagine: alla conclusione del film sono una cinquantina di tifosi amici del postino, tutti con la faccia coperta da una maschera di gomma da Cantona, a sconfiggere certi rischiosi teppisti. Impossibile pensare che Il mio amico Eric sia un film pedagogico sull'importanza dei buoni esempi di vertice e dell'amicizia solidale. Come sempre con Ken Loach, l'amico del popolo, il regista dei lavoratori che non s'e mai occupato della borghesia piccola o grande, il film esprime pienamente l'affetto, la comprensione. l'ironia dolce e l'intelligenza raffinata di Loach verso i suoi personaggi: ed è anche molto ben fatto, divertente, bello.
da L'Espresso, 16 dicembre 2009


di Lietta Tornabuoni, 16 dicembre 2009