stefano capasso
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venerdì 1 aprile 2016
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il valore del gruppo e della solidarietà
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Eric è un impiegato delle poste di mezza età con alle spalle una vita di fallimenti. A cominciare dal suo primo matrimonio finito perché pur amando la moglie, era incapace di reggere l’ansia che questo generava. Il suo carattere remissivo, la paura di prendere iniziative, nei 30 anni successivi lo portano in uno stato di pessimismo e depressione. Per sua fortuna qualche amico e la passione per il Manchester gli danno quella piccola speranza per andare avanti.
Ma quando, per via della figlia che hanno in comune Eric è costretto a rivedere la prima moglie, la situazione precipita: la sua incapacità di incontrare la moglie che pure desidera vedere acuiscono la crisi.
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Eric è un impiegato delle poste di mezza età con alle spalle una vita di fallimenti. A cominciare dal suo primo matrimonio finito perché pur amando la moglie, era incapace di reggere l’ansia che questo generava. Il suo carattere remissivo, la paura di prendere iniziative, nei 30 anni successivi lo portano in uno stato di pessimismo e depressione. Per sua fortuna qualche amico e la passione per il Manchester gli danno quella piccola speranza per andare avanti.
Ma quando, per via della figlia che hanno in comune Eric è costretto a rivedere la prima moglie, la situazione precipita: la sua incapacità di incontrare la moglie che pure desidera vedere acuiscono la crisi. A questo punto arriva un mentore in suo aiuto: Eric Cantona, il calciatore del Manchester, suo idolo.
Grazie al supporto di questo nuovo amico che lo aiuta tra le altre cose a ripercorrere la sua storia comincia una lenta risalita che culminerà in una impresa che vale quanto quelle compiute dal calciatore che ama.
E’ un film molto bello questo di Ken Loach, che alterna momenti di divertimento ad altri drammatici, pause di rifllessione ad azioni concitate e nel finale commuove.
Le grandi difficoltà del protagonista cominciano a trovare una soluzione proprio quando è chiamato ad una azione importante. In quel momento si attivano le sue risorse, stabilisci un contatto con un amico immaginario, che in qualche modo rappresenta un'altra parte di sé. Superando i blocchi che la paura gli impone, prendendo qualche rischio e cambiando le abitudini protettive della sua vita, il protagonista migliora il contatto con sè stesso e quindi con gli altri. La solidarietà degli amici, la forza del gruppo diventano un potente mezzo per risolvere questioni molto complesse
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luca scial�
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lunedì 12 ottobre 2015
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il valore dell'amicizia, immaginaria e reale
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Eric è un cinquantenne allo sbando, con tre figli e una ex moglie che non vede da trent'anni. Si riavvicinerà a lei solo grazie alla nipotina, figlia della loro figlia. Mentre gli altri due figli che vivono con lui hanno preso una cattiva strada e non lo rispettano. Ad aiutarlo sull'orlo del precipizio sarà il suo mito, l'ex calciatore Eric Cantona.
Abbiamo imparato ad apprezzare Ken Loach per la sua filmografia impegnata, di dura critica al sistema politico britannico e sensibile agli ultimi. Ma cimentatosi nella commedia/drama è riuscito comunque a cavarsela molto bene. Geniale l'idea dell'amico immaginario incarnato dall'ex calciatore e campione del Manchester United Eric Cantona, da egli stesso interpretato.
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Eric è un cinquantenne allo sbando, con tre figli e una ex moglie che non vede da trent'anni. Si riavvicinerà a lei solo grazie alla nipotina, figlia della loro figlia. Mentre gli altri due figli che vivono con lui hanno preso una cattiva strada e non lo rispettano. Ad aiutarlo sull'orlo del precipizio sarà il suo mito, l'ex calciatore Eric Cantona.
Abbiamo imparato ad apprezzare Ken Loach per la sua filmografia impegnata, di dura critica al sistema politico britannico e sensibile agli ultimi. Ma cimentatosi nella commedia/drama è riuscito comunque a cavarsela molto bene. Geniale l'idea dell'amico immaginario incarnato dall'ex calciatore e campione del Manchester United Eric Cantona, da egli stesso interpretato. Anche il finale, sebbene sia un Happy ending, tutto sommato non risulta banale.
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filippo catani
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giovedì 12 settembre 2013
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una piacevolissima commedia
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Un impiegato della posta britannica sta vivendo un momento difficile. A casa vive con due figliastri lasciatigli in eredità da una donna ormai sparita da tempo e uno dei quali è un piccolo delinquente. L'unica soddisfazione è la nipotina avuta dalla figlia di primo letto. La madre della ragazza è il grande amore del postino che però l'ha lasciata 30 anni prima senza darle spiegazioni. Come sempre l'uomo mette da parte i suoi problemi solo quando è nel pub con gli amici a tifare Manchester United. E sarà proprio da un immaginario dialogo con la leggenda del Manchester Cantona che la vita del postino avrà una svolta.
Loach anche quando opta per una commedia leggera lo fa senza perdere di vista il suo interesse principale e cioè quello di raccontare le difficoltà di piccole persone che stanno lontane dai riflettori e che ogni giorno sono alle prese con lavoro e problemi vari.
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Un impiegato della posta britannica sta vivendo un momento difficile. A casa vive con due figliastri lasciatigli in eredità da una donna ormai sparita da tempo e uno dei quali è un piccolo delinquente. L'unica soddisfazione è la nipotina avuta dalla figlia di primo letto. La madre della ragazza è il grande amore del postino che però l'ha lasciata 30 anni prima senza darle spiegazioni. Come sempre l'uomo mette da parte i suoi problemi solo quando è nel pub con gli amici a tifare Manchester United. E sarà proprio da un immaginario dialogo con la leggenda del Manchester Cantona che la vita del postino avrà una svolta.
Loach anche quando opta per una commedia leggera lo fa senza perdere di vista il suo interesse principale e cioè quello di raccontare le difficoltà di piccole persone che stanno lontane dai riflettori e che ogni giorno sono alle prese con lavoro e problemi vari. Attraverso le conversazioni tra amici al pub, il regista ha anche il modo per un'amara riflessione sul mondo del calcio e sui prezzi dello stadio. Un tempo tutti potevano andare a vedere dal vivo i propri beniamini mentre ora i prezzi proibitivi tengono la maggior parte dei tifosi lontano dallo stadio. Il tutto mentre i club passano in mani straniere e sono attenti solo al marketing. Il messaggio che esce da questo film è, contrariamente che in altri film di Loach, positivo: grazie all'aiuto degli amici si può cercare di superare le difficoltà. Certo il personaggio principale ha dovuto affrontare un'infanzia difficile e una paternità troppo precoce che lo hanno fatto fuggire e allo stesso tempo hanno alimentato i suoi rimpianti. Riuscirà però a riscattarsi. Ottima anche la prova di Cantona capace di grande autoironia sia in merito alle sue metafore sia in merito alla pesante squalifica a cui andò incontro. Insomma una bella commedia con un finale davvero spassoso.
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molenga
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martedì 15 novembre 2011
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eric le roi
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Eric è un postino in crisi: vive con due figliastri che non lo rispettano, ricorda con amarezza la donna che amava e che, per paura, ha abbandonato 30 anni prima quando era incinta...caos. Eric è anche nonno ma la sua vita non va avanti: fan dello united non va più allo stadio dai tempi del suo grande idolo, Cantona che, nella disperazione più cupa, inizia ad apparirgli e ad aiutarlo raccontandogli le sue esperienze. appaiono i gol-come quello su angolo di beckham-la squalifica di sei mesi....le cose per l'eric postino si complicano quando uno dei due figliastri, finito in un brutto giro, porta a casa una pistola...
Pregevole commedia di formazione di ambientazione tipicamente loachiana, bravi tutti i protagonisti, anche il sorprendente-ma un po' attore lo era anche sul campo- cantona.
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Eric è un postino in crisi: vive con due figliastri che non lo rispettano, ricorda con amarezza la donna che amava e che, per paura, ha abbandonato 30 anni prima quando era incinta...caos. Eric è anche nonno ma la sua vita non va avanti: fan dello united non va più allo stadio dai tempi del suo grande idolo, Cantona che, nella disperazione più cupa, inizia ad apparirgli e ad aiutarlo raccontandogli le sue esperienze. appaiono i gol-come quello su angolo di beckham-la squalifica di sei mesi....le cose per l'eric postino si complicano quando uno dei due figliastri, finito in un brutto giro, porta a casa una pistola...
Pregevole commedia di formazione di ambientazione tipicamente loachiana, bravi tutti i protagonisti, anche il sorprendente-ma un po' attore lo era anche sul campo- cantona.
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liuk©
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domenica 23 ottobre 2011
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solo per cantona
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rivedere Cantona è stato piacevole, un vero mito degli anni 90 nonchè un Personaggio con la P maiuscola.
Tranne questo il film è debole, scialbo, grigio come il cielo di Manchester assolutamente dimenticabile.
Merita un plauso il finale di rivincita ma nel complesso non si arriva ad una sufficienza.
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nik91
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giovedì 1 settembre 2011
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"io non sono un uomo io sono cantona"
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Eric Bishop è un impiegato delle poste, vive una vita travagliata con due figliastri a carico e vive con un unico rimpianto, quello di aver lasciato sua moglie Lily quando era giovane, l'unico modo che ha per sfuggire a questa situazione è la sua passione più grande, il tifo per il Manchester United ma sopratutto nel suo più grande campione Eric Cantona. Infatti si immaginerà di vedere proprio Cantona che gli da consigli per superare i suoi problemi, le sue paure e timori.
Ma è proprio la contrapposizione tra il gioco del calcio e la vita reale che fa di questo film un vero e proprio ritratto di tutte quelle persone che per superare i problemi della vita si dedicano al tifo di una squadra.
"Qual è stato il momento più bello?" chiede il protagonista a Cantona e lui gli risponde "Un passaggio" questo ci fa capire che come nel gioco del calcio il gioco di squadra è importantissimo, così anche nella vita rale se non abbaimo un aiuto dai nostri amici e familiari non potremmo mai riuscire a superare i problemi arrivare alla felicità e dobbiamo per così dire ricevere un assist da loro per segnare i Goal della vita.
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dellos
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sabato 4 giugno 2011
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buona commedia-drammatica un po' fantastica
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Buona commedia drammatica con protagonista un tifoso del Manchester United (e in particolare di Cantona) che non ha una vita proprio facile. Ma grazie al proprio idolo riuscirà a ricomporre una famiglia ormai distrutta e a ritrovare un rapporto con la ex moglie.
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francesco2
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venerdì 15 aprile 2011
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my name is eric. due volte
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Diciamo subito che sarebbe ingeneroso sostenere che Loach abbia totalmente accantonato la denuncia sociale che caratterizza il suo cinema. Lo sguardo sull'individuo e sulla società, parzialmente, rimane cupo o comunque realista, quando ti soffermi su dei bulletti che se non sottostai alle loro prepotenze ti fanno picchiare dal cane di turno, tralasciando una "Famiglia" con due figli(astr)i prepotenti e viziati.
Ciò detto, quello che mi lascia perplesso nel "Mio amico Eric" non è il (Parziale, abbiamo appena detto) cambiamento di rotta: del resto neanche il deludente "Bacio appassionato"e l'affresco storico "Vento che accarezza l'erba" rimandano alla "Tipica cinematografia" del regista inglese.
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Diciamo subito che sarebbe ingeneroso sostenere che Loach abbia totalmente accantonato la denuncia sociale che caratterizza il suo cinema. Lo sguardo sull'individuo e sulla società, parzialmente, rimane cupo o comunque realista, quando ti soffermi su dei bulletti che se non sottostai alle loro prepotenze ti fanno picchiare dal cane di turno, tralasciando una "Famiglia" con due figli(astr)i prepotenti e viziati.
Ciò detto, quello che mi lascia perplesso nel "Mio amico Eric" non è il (Parziale, abbiamo appena detto) cambiamento di rotta: del resto neanche il deludente "Bacio appassionato"e l'affresco storico "Vento che accarezza l'erba" rimandano alla "Tipica cinematografia" del regista inglese. Il vero punto è optare per una favola in cui uno sbandato è vittima di un incidente iniziale d'auto, modello Moretti in "Palombella rossa", e(ri)trova la forza per andare avanti in un rapporto virtuale con un mito mai troppo idealizzato, ma comunque dispensatore di consigli "Umanitari", associati ad immagini di repertorio e divertenti (?) scene in cui i due Eric si dividono la stessa sigaretta.
Se proviamo, brevemente, ad analizzare la "Rinascita" nel cinema, al di là della stemperata passione(?) civile vista(?) nel "Sostiene pereira" di Tabucchi, potremmo soffermarci su due titoli conosciuti, di cui uno molto recente, "Il discorso del re" ed "Il favoloso mondo di Amélie". Nel primo, al di là di qualche semplificazione facile, si fa intelligentemente leva sull'insicurezza di un uomo troppo sicuro di sé: nessun rapporto taumaturgico, tanto più che il "Medico" è poco più che un impostore. Amélie, immersa in un contesto parigino quanto Firth in quello inglese, si trova a scoprire come sia difficile amare gli altri continuando, al contempo, a tutelare anche noi stessi.
Bene, anzi male, perché il punto debole di questo film , anche "Duro" in altri momenti, è proprio il rapporto tra i due Eric. Tutto si riduce alla seduzione che un ex(?) idolo esercita su un frustrato della middle-class: ho detto non troppo idolo, certo, ma quando lui stesso afferma "Non sono un uomo, ma Cantona", è come rivendicare "Implicitamente" che la funzione è quella del Mito, che non impara dall'altro Eric proprio perché taumaturgo, portatore di "altruismo" (Non bisogna ricordarsi i goal, ma i passaggi) e di valori sociali un pò scontati (L'amicizia che ci salva nei momenti molto difficili: ma i veri a mici probabilmente sono pochi, non un intero gruppo, come ci mostra Loach in un finale abbastanza divertente, ma forse non così plausibile).
Se spiace scrivere queste righe, è perché, come già detto, in altri momenti il film si sofferma su un'Inghilterra ai margini abbandonata a sé stessa, una polizia proverbialmente "Garbata" che ricorre a strumenti estremi contro problemi dilaganti come il bullismo che imperversa tra le bande di quartiere(Purtroppo, tema di drammatica attualità in questi giorni). Forse è un impressione mia, ma è come se esistessero due film in uno, ed i difetti dell'uno rischiassero di bilanciare, se non di prevalere, sui pregi dell'altro. Rispetto al già imperfetto ma più dolente "My name is Joe", è come se Loach stesso si fosse "Borghesizzato", parola che se letta da lui mi impedirebbe di pubblicare questa recensione; ed il matrimonio finale, con foto di famiglia allegata, rafforza ulteriormente questa mia impressione
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fitti77
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domenica 13 marzo 2011
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mai negarsi possibilità nella vita..
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Storia come tante nella vita reale,purtroppo..
Mi garbano motlo i film inglesi,specie ambientati nei ceti popolari.
Bellissima la scena finale.Cantona numero 1.
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notedo
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sabato 30 ottobre 2010
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e'proprio all'altezza del k. loach che conosciamo?
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ken Loach si è concesso una pausa dalla sua solita produzione cinematografica anche se in questo film compaiono ancora tutti i problemi del proletariato e sottoproletariato. I problemi sociali rimangono immutati ed immutabili,però questa volta,grazie all'intervento da favola del campione di calcio Cantonà vengono ad essere alleggeriti o meglio spariscono completamente convincendo lo spettatore che in definitiva ha assistito ad un buon film . NOTEDO
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