bruzz974
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domenica 27 dicembre 2009
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rispettato lo sirito dell'opera di tezuka!
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E' Tezuka. Basta questo per essere garanzia di fruibilità del film da parte di grandi e piccini; ci sono sentimenti semplici, ma non per questo risulta banale o noioso.
Un bel film con il giusto mix di divertimento (adorabile Pattumiera che guida!!!), azione e un'animazione che non fa faville, ma solo la sua parte.
Consigliato a tutti e imperdibile per i fan del "Dio dei manga".
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giacomo j.k.
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lunedì 5 aprile 2010
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have a blast!
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In una città/oasi fluttuante da tempo resasi indipendente dalla Terra, il dottor Elefun sta sperimentando una nuova fonte di energia derivata da residui stellari, il Nucleo Blu. La sua inusitata energia garantirà pieno successo al nuovo robot peacekeeper con il quale il governatore Stone conta di impressionare la popolazione e vincere le elezioni. Ma, come per ogni energia, anche la produzione del Nucleo Blu ha l’inconveniente di un prodotto di scarto: il Nucleo Rosso, un materiale molto più potente, ma molto più instabile e imprevedibile rispetto a quello Blu. L’avido governatore ha però deciso di utilizzare quest’ultima fonte di energia per il suo robot, con il risultato che durante l’esperimento il prototipo finisce con l’uccidere Tobio, il figlio del dottor Tenma, presidente del Ministero delle Scienze.
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In una città/oasi fluttuante da tempo resasi indipendente dalla Terra, il dottor Elefun sta sperimentando una nuova fonte di energia derivata da residui stellari, il Nucleo Blu. La sua inusitata energia garantirà pieno successo al nuovo robot peacekeeper con il quale il governatore Stone conta di impressionare la popolazione e vincere le elezioni. Ma, come per ogni energia, anche la produzione del Nucleo Blu ha l’inconveniente di un prodotto di scarto: il Nucleo Rosso, un materiale molto più potente, ma molto più instabile e imprevedibile rispetto a quello Blu. L’avido governatore ha però deciso di utilizzare quest’ultima fonte di energia per il suo robot, con il risultato che durante l’esperimento il prototipo finisce con l’uccidere Tobio, il figlio del dottor Tenma, presidente del Ministero delle Scienze. Quest’ultimo, accecato dal dolore, decide di creare un robot programmandolo con le sembianze e i ricordi del figlio perduto e l’energia del Nucleo Blu; presto, però, dovrò rendersi conto che una macchina, per quanto perfetta, non può sostituire Tobio. Abbandonato dal “padre” e perseguitato dal governatore che sta cercando di distruggere anche l’ultima traccia di Nucleo Blu, il robot dai sentimenti umani fugge sulla Superficie dove, spacciandosi per un normale ragazzo, farà nuovi incontri e – forse – riuscirà a capire qual è il suo destino, il motivo per il quale è stato creato…
Tratto da una serie di fumetti nata negli anni Cinquanta dalla fantasia del “Dio del Manga” Osamu Tezuka, Astro Boy è un film che riesce ad unire miracolosamente semplicità e tematiche profonde. Per intenderci, se si ha qualche dejavù su quell’altro Pinocchio fantascientifico che è stato David/Osment in A.I., è solo per riscontrare come la pesantezza e la tensione di Spielberg siano qui sdrammatizzate senza per questo sminuire le tematiche trattate (il che – da quel poco che ne capisco – è uno dei punti di forza dei manga). Senza volermi far scappare alcuno spoiler, aggiungo solo che questo film offre la dimostrazione empirica che l’amore è l’unica cosa che si moltiplica per divisione, una verità che troppo spesso le persone tendono a dimenticare; per non contare gli innumerevoli altri spunti e critiche, anche taglienti, dall’ecologismo alla politica. Anche qui, ancora una volta dopo Wall-E, sembra proprio che noi umani abbiamo tutto da imparare da dei robot che tutto sembrano tranne che macchine.
L’ardua trasposizione è affidata – non senza le critiche di alcuni manga aficionados – al semi-sconosciuto Bowers, regista finora soltanto di Giù per il tubo, ma già impegnato dietro le quinte di film di animazione di ogni tipo: dalla computer animation (Shark Tale) alla stop motion (Wallace & Gromit, Galline in Fuga) passando da quella tradizionale (Balto, Il Principe d’Egitto).
Purtroppo, una nota di demerito va al doppiaggio italiano, reo di aver scelto il trentenne Silvio Muccino per la parte del protagonista; ottima invece la performance di Freddie Highmore nella versione originale, che vanta voci illustri da Nicolas Cage a Charlize Theron; ma, a prescindere da questo, la versione originale offre – in questo come in qualunque altro film – toni e giochi di parole inarrivabili con qualsiasi doppiaggio.
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