Lo scafandro e la farfalla |
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Un film di Julian Schnabel.
Con Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny, Patrick Chesnais.
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Titolo originale Le scaphandre et le papillon.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 112 min.
- Francia 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 15 febbraio 2008.
MYMONETRO
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L'uomo - occhio
di Gianfranco StrazzantiFeedback: |
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martedì 19 febbraio 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non intendo parlare del valore estetico del film: le immagini rimangono impresse nella mente in maniera indelebile. Vorrei solo fare delle annotazioni e dei parallelismi che la pellicola mi ha suggerito: Jean-Do, con quel suo occhio aperto che ingloba il mondo, lo distorce e lo ama-odia, mi ha ricordato moltissimo quel personaggio di Pirandello he si identifica con la sua stessa cinepresa: l'occhio di Jean-Do viene utilizzato da Schnabel come una cinepresa impazzita. Mi ha ricordato anche una frase del grande filosofo tedesco Oswald Spengler che, nella sua autobiografia "A me stesso" diceva di aver trascorso la sua vita intera bloccato dentro se stesso mentre osservava il mondo dalle "feritoie" dei suoi occhi. Soprattutto mi ha suscitato una riflessione: un uomo completamente paralizzato, fisicamente, che non può sprigionare i propri slanci fisici verso il mondo (sesso, eccitazione, entusiasmo etc.) costella il proprio mondo di elementi delicati ed effimeri. L'intera realtà, gli sembra, può essere cancellata da un battito d'ali: difficilmente la natura gli suggerirà un senso di potenza, ma vedrà tutto come diroccato e fragile. Devono essere sensazioni terribili e che, non m'importa di risultare impopolare, dipendesse da me io non farei provare ad un essere umano. Un'ultima idea rilevante, scaturita più dalla mente del regista che, mi sembra di capire, da quella dell'autore-protagonista del libro, è la scena dell'incubo in cui Jean-Do si vede accerchiato dai medici in un ospedale distrutto e fortemente illuminato: non so se sia una casualità, ma vi invito a guardare certi quadri di Neo Rauch, un pittore contemporaneo tedesco, per capire quanto di simile ci sia tra l'estetica di questa sequenza e quella di quei quadri. Non avendo letto il libro posso basarmi solo sul film: l'uomo, fino a prima del suo ictus, aveva avuto una vita abbastanza agiata e non si era certo distinto per grandi iniziative artistiche (...per sua stessa ammissione l'idea di scrivere "La contessa di Montecristo" non era stata una grandissima trovata); ciò che ne viene fuori è che il grave colpo che la vita assesta su Jean-Do è probabilmente l'unico modo in cui egli possa fare qualcosa di "inconsueto" e inarravibile (scrivere un intero libro usando una palpebra...): in questo senso il film mi è parso abbastanza fatalista, nonostante la divertentissima ironia sull'uso di "pregare per i malati". Colonna sonora azzeccatissima e, aldilà degli spunti che il film offre a piene mani, grande prova di Schnabel e dei suoi attori.
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