La giusta distanza |
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Un film di Carlo Mazzacurati.
Con Giovanni Capovilla, Ahmed Hafiene, Valentina Lodovini, Giuseppe Battiston.
continua»
Drammatico,
durata 106 min.
- Italia 2007.
- 01 Distribution
uscita sabato 20 ottobre 2007.
MYMONETRO
La giusta distanza
valutazione media:
3,17
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sei grande grande grande .......... (Mina)
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| lunedì 31 marzo 2008 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Come accade nella geometria, in questo film ogni inquadratura è necessaria (se in un incastro manca un pezzo, non riusciremo mai a completarlo) e sufficiente per farcene apprezzare compiutamente la bellezza. Mazzacurati, durante la realizzazione di questa opera, sembra che sia stato baciato dall’ispirazione e la migliore dimostrazione di tale affermazione è la stupenda recitazione della stragrande maggioranza degli interpreti: la credibile compostezza e determinazione di Giovanni; sua zia Giacinta, calata a pennello nella parte del burbero benefico: suo padre, che si porta il ricordo della moglie nello sguardo rassegnato e dimesso; il viso interessante ed espressivo di Mara unito ad un sorriso (e ad un comportamento) di un candore disarmante; il sorriso desolatamente struggente di chi si porta dietro il peso di una terra lasciata e del razzismo più o meno strisciante di chi lo circonda (Hassan); la pesante volgarità paesana del convincente arricchito di turno (Amos) che, nella sua arroganza, non riesce minimamente a percepire la correttezza e l’onestà con cui viene trattato da Hassan; l’intensità con cui il più che taciturno amico di Giovanni riesce ad esprimergli il suo affetto inseguendolo con l’Ape per salutarlo nel momento in cui lascia definitivamente il paese; la ruvidità del carattere di Frusta, unita alla delicatezza dimostrata uscendo dall’officina non appena entra Mara; la glaciale gelidità dell’avvocato difensore, probabilmente avvezzo a tutte le più oscene nefandezze. E poi le scene, alcune delle quali si incolleranno per lungo tempo ad un angolino della memoria, come quella dell’ingresso di Mara in paese; pur essendo stata girata in modo estraneo rispetto al resto del film (nel senso che questo momento è indiscutibilmente “recitato”, mentre il resto del lavoro è di una spontaneità tale che viene da chiedersi se gli attori abbiano recitato o siano stati solo gli interpreti di se stessi; forse penserete che sono matto, ma provate lo stesso ad osservare con attenzione il movimento delle corde vocali di Mara quando parla sulla porta di casa con Hassan che le è andato a chiedere scusa) ha ugualmente un grande impatto emotivo, forse esaltato dal contrasto tra il primo, leggermente titubante, sorriso che Mara spara subito e gli sguardi inquisitori degli abitanti, sguardi più adatti ad un paesino della Barbagia che ad uno del Polesine. E poi le parole scritte (“Ho sentito la vita dopo tanto tempo”) e quelle pronunciate (“E’ molto bello ma è una cosa che non posso accettare: ha tanto valore.” “Se non lo tieni tu, …….. non vale niente”). Infine “La giusta distanza”, quella che un giornalista deve assolutamente mantenere tra se stesso ed i fatti per poter essere obiettivo ma anche quella che un altro aspetto della stessa persona non deve mantenere per essere pienamente coinvolto e poter godere fino in fondo di tutte le possibilità e le occasioni che la vita offre. Film dal doppio aspetto: inizia come commedia ma finisce in dramma; facilissimo innamorarsene, a perenne ricordo dei migliori prodotti italiani, quelli caratterizzati non tanto dai soldi quanto piuttosto dalla bravura di tutte quelle categorie che ancora una volta hanno dimostrato di saper costruire sapientemente immagini degne di un grandissimo contenitore (Luca Bigazzi, un nome, una garanzia; unitamente a tutti gi sceneggiatori). Cosa volete di più dal Cinema? Io niente; mi basta che qualcuno continui a raccontare così le nostra storie.
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