Invasion

Quand'ero bambino, d'estate in televisione davano di continuo film "datati" perché non c'era ancora la scadente sovrapproduzione di oggi e si doveva quindi attingere a quanto già fatto. E' stata una fortuna. Ho visto tutti i classici della fantascienza dagli anni '30 agli anni '70. Una buona scuola. Ovviamente ho visto anche "L'invasione degli ultracorpi" originale e il rifacimento con Sutherland. Il primo è insuperabile e il secondo si salvicchia per la splendida interpretazione dell'attore canadese. Il terzo, non in ordine di produzione, che ho visto è stato quello con la Kidman, che è carina ma non una grande attrice. La sceneggiatura segue quasi di pari passo l'originale e quindi non ha "nulla di che". Il thriller "psicologico" della prima ora, sottolineato dal bianco e nero anni '50, qui non c'è più. E' tutto molto più annacquato, come se al regista mancassero le capacità di creare inquietudine. Sarà il colore squillante da commedia anni '50? Sarà la mediocrità infinita degli attori? Nemmeno la città piena di "sosia" immobili alle fermate degli autobus riesce a trasmettere quel senso di stupito e incomprensibile terrore che è invece il filo conduttore del primo film. La lunga scena all'interno del supermercato ricorda troppo i "soliti zombie" che assediano gente rinchiusa da qualche parte. E' una chiarissima mancanza di capacità e fantasia di sceneggiatori e regista. E poi la conclusione. Hollywood ha deciso, da anni, che le cose devono per forza finire bene. Si vede che alla gente del primo mondo piace entrare nell'incubo (ma solo al cinema), nuotarci un po' ma sempre sapendo a cosa andrà incontro, e poi uscirne indenne: però quando poi resta senza benzina di notte muore dall'ansia e dal panico. Quindi la pellicola, già mediocremente noiosa, precipita nel vuoto pneumatico quando in pochi minuti tutto l'incubo finisce perché, ancora una volta, si trova il solito vaccino anti-virus. Questo nel film originale non c'era, non si capiva cosa sarebbe successo, tutto restava in bilico. Nel film di Sutherland anche; era inquietante la scena conclusiva in cui lui cammina, fintamente assente, fra la gente. Era un chiaro sintomo degli anni '70, terribile psichicamente ma molto meglio rispetto alle scemenze precotte del nostro tempo. Non voglio esprimermi sul "messaggio" che il film vorrebbe far passare, quasi fosse un postino. La scenza conclusiva con la Kidman che fa colazione in un mondo guarito e ascolta alla radio di nuove guerre: era allora così sbagliato quello che proponevano i nuovi arrivati alieni? A mio parere, no. Però, in nome della grande bellezza del genere umano, si sopporta anche questo: di ammarsi a vicenda perché uno porta una croce e l'altro una luna.