Un po' per caso, un po' per desiderio

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Un film di Danièle Thompson. Con Laura Morante, Cécile De France, Valérie Lemercier, Claude Brasseur, Albert Dupontel.
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Titolo originale Fauteuils d'orchestre. Commedia, durata 106 min. - Francia 2006. uscita venerdì 16 giugno 2006. MYMONETRO Un po' per caso, un po' per desiderio * * * - - valutazione media: 3,07 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

UN PESCE NELL'ACQUA Valutazione 2 stelle su cinque

di A.L.


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domenica 18 giugno 2006

Difficile immaginare la pur disinvolta eroina di Un po’ per caso un po’ per desiderio alle prese con le leggi sul lavoro che hanno spinto i suoi coetanei a mettere a ferro e fuoco la Sorbona o a farsi un giro d’esplorazione fra i casseur della banlieau parigina: la Parigi delineata con tanta empatia dalla regista-sceneggiatrice Danièle Thomson( Pranzo di Natale e poco altro) è come la descriveva già Flaubert nelle fantasticherie di Emma Bovary e la si sognava qualche decennio fa, la città aristocratica dei bistrot raffinati, dei grandi boulevards, del Ritz, dell’Olimpia delle sartorie di lusso e di Cartier, il luogo d’elezione ove non si poteva fare a meno di esclamare “Parigi è sempre Parigi”. Il mito forse non è sopravvissuto alla crisi politica, sociale e culturale di tutti gli stati europei, ma sugli schermi continua a fare bella mostra di sé una Ville Lumière irreale e ancora orgogliosamente fiera di un’ identità impermeabile: eloquente il confronto, per limitarci a opere recenti, con la New York, caoticamente vitale di Inside Man , con la Londra di Match point dove il male sotterraneo corrode le belle apparenze o con la Roma anonima e fredda megalopoli di Anche libero va bene. Viene il sospetto che il cinema francese, così apprezzato per l’ indiscutibile eleganza formale, voglia tenere gli occhi ben serrati di fronte all’avanzare del nuovo con molto più pervicacia persino del tanto bistratto cinema italiano. Comunque, se si riesce a prescindere dal palese anacronismo, se si preferiscono le cartoline a colori a fotografie o a quadri, la commedia, scritta e diretta con sapienza, è godibile come una canzonetta leggera e, verosimilmente in buona fede, nasconde bene fra alcuni aforismi pregnanti la superficialità nell’edulcorare situazioni inconciliabili e drammi individuali. Jessica nasce orfana e povera e, come recita il titolo italiano, un po’ per caso un po’ per desiderio, seguendo le impronte della nonna, si fa assumere in un bar della nota Avenue Montaigne, frequentato da Vip dello spettacolo e da intellettuali di successo e, grazie alla sua spontaneità, viene accettata dal bel mondo. Basta sedersi a un tavolino, ordinare una bevanda dal nome esotico, e, in nome dell’arte e con la Tour Eiffel sullo sfondo, svaniscono le differenze di condizione e di sorte, fioriscono le confidenze fra portiere e cameriere incolte e dive e scrittori: gli umili sono saggi ed allegri, ascoltano Becaud in cuffia, apprezzano Brancusi, Beethoven, ridonoa alle farse di Feydeau, hanno la possibilità di farsi rispettare o di emergere o, se non altro, di dormire finalmente per una notte al Ritz. Sono quindi soprattutto i baciati dalla fortuna ad avere ragione di lamentare i loro mali esistenziali e le frustrazioni professionali: il collezionista miliardario, arrivato al punto in cui “il tempo che passa diventa il tempo che resta” e ammalato di cancro, vende all’asta i suoi oggetti preziosi, l’attrice di soap opera, pagata 300.000 euro a puntata, si realizza facendo Simone de Beauvaire per un Maestro del cinema, il pianista, convinto che le religioni costituiscono una muro fra Dio e l’uomo e allo stesso modo i concerti siano una barriera fra la musica e l’uomo, esegue una suonata di Beethoven in maglietta. Ci sono poi rapporti di coppia difficili, storie che nascono sulle ceneri di altre o rinascono, ma nell’amabile ricamo corale della Thompson malvagità personali, cinismo mercantile elevato a sistema, dolori e disaccordi insanabili stonerebbero con le tinte degli abiti e con gli arredi preziosi. Del resto beato chi pensa che quando la tempesta sbalza fuori dal mare i pesci essi continuino a sentirsi nell’acqua.

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angelo umana domenica 6 aprile 2014
scetticismo
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vedo il suo commento A.L. molto tempo dopo che lei l'ha scritto, questo film l'ho visto tre volte, non riesco a leggerlo nella sua lettura ma la rispetto ed è molto competente. Solo due paroline mi sembrano fuori posto: "bistratto" per bistrattato e la Simone era de Beauvoir, un bel-vedere, come per me è stato il film. Vive la différence!

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