Shortbus - Dove tutto è permesso |
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Un film di John Cameron Mitchell.
Con Lee Sook-Yin, Paul Dawson, Lindsay Beamish, PJ DeBoy, Raphael Barker.
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Titolo originale Shortbus.
Drammatico,
durata 102 min.
- USA 2006.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 24 novembre 2006.
MYMONETRO
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Il sesso come via per la conoscenza
di Antonello VillaniFeedback: |
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venerdì 22 dicembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sesso in tutte le salse all’ombra del Central Park. James Cameron Mitchell, regista indipendente che non teme il giudizio della censura, compie un viaggio nelle stranezze di alcuni giovani newyorkesi. Ménage à trois, seguaci di Saffo, onanisti, sadomaso, trans, voyeur, “Shortbus” è un kamasutra illustrato che strizza l’occhio a tutti quelli che professano l’amore libero. Situazioni paradossali con travestiti che consigliano di spalmarsi sulle labbra un po’ di sangue mestruale, gay che cantano inni nazionali nei deretani degli amanti, consulenti di coppie che girano indisturbate con aggeggi nella vagina…Manifesto pansessuale per ricordare che nulla è più appagante dell’unione dei corpi, il film scandalo all’ultimo Festival di Cannes prende il nome da un locale underground dove tutto è permesso. Realismo esasperato con la fotografia che alterna immagini sgranate ad altre ritoccate al computer, regia asciutta anche quando si scivola nella banalità con le disquisizioni sul sesso come via per la conoscenza; internet apre a mondi sconosciuti, le fantasie scorrono sul web mentre una sana attività sessuale è vista come mezzo per ricongiungersi al divino. Insomma filosofia a buon mercato che rischia di mandare tutto all’aria, eppure “Shortbus” conserva la sua originalità pur affrontando temi non certo sconosciuti: Mitchell gioca con la provocazione ad oltranza mostrando una gioventù costretta alla solitudine forzata, perché in una società che va sempre di fretta il sesso mordi e fuggi spinge al sex addiction. Virtuale o promiscuo che sia, l’importante è farlo senza troppi sensi di colpa. Per certi versi anacronistico lo slogan sessantottino che si respira per tutto il film, ma “Shortbus” ha il merito di far cadere gli ultimi tabù privilegiando il lato ludico con i protagonisti che mostrano i genitali ad ogni piè sospinto mentre qualche emulo di D’Annunzio si cimenta in acrobatiche fellatio. Il regista di “Hedwig” salva dall’autodistruzione questi depressi cronici che ingoiano ansiolitici come fossero hot dog, perché il sesso ha un elemento salvifico che lo rende prezioso ed irrinunciabile. Ma è soprattutto jeu de vivre. Antonello Villani (Salerno)
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