The Wire |
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Un film di David Simon.
Con Dominic West, John Doman, Wendell Pierce, Lance Reddick, Deirdre Lovejoy.
continua»
Formato Serie TV,
Titolo originale The Wire.
Poliziesco,
- USA 2002.
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Verismo alla Baltimoradi Dave SanFeedback: 5626 | altri commenti e recensioni di Dave San |
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venerdì 31 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In The Wire, la redazione del Baltimore Sun, cita più volte Dickens come ispiratore letterario per raffigurare la città. Anche in Italia, grandi classici dipinsero realisticamente la nostra micro e macro società. In questo senso la serie ricorda molto quello stile narrativo. Una trama che si dispiega senza artifici evidenti, oltre l’apparente successione dei fatti. A differenza delle colleghe “dive” (The Shield, Dexter, CSI…) The Wire descrive le vicende di questa task-force, in modo meno plateale. I due poli avversari sono distinti, ma non dualistici. Non è solo un serial su polizia e criminali. La storia si ramifica, s’imbroglia, si confronta di continuo con le realtà sociali, politiche, individuali e infrastrutturali della city. Una Baltimora rappresentativa e caratteristica allo stesso tempo. Se lo spettatore fruisce la storia, episodio dopo episodio, il lavoro di David Simon si potrebbe cogliere con un approccio “satellitare”: a visione compiuta. L’identificazione degli attori è totale. Ognuno di loro diventa un cittadino americano di quell’ambiente sociale. S’inscena la cronaca della maschera: il tossicomane, lo spacciatore, il “picciotto”, i boss, il sergente zelante, il detective controverso. Alcuni diventano icone con le loro vicende (Omar Little, Jimmy McNulty, Kima Greggs); il richiamo delle loro gesta non di rado, diventa citazione ironica di altre serie. Sicuramente The Wire, rispetto alle sorelle “avvenenti”, potrebbe suonare come una voce fuori dal coro. Resta ugualmente un capolavoro per il suo intento narrativo e analitico. Il linguaggio poi è spassosamente disinibito e variegato. Il doppiaggio italiano traspone quello stesso slang, in una versione nostrana ma proporzionalmente universale.
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