Nel corso della sua brillante filmografia, Kim Ki-Duk non ha mai risparmiato critiche alla società della sua Sud Corea. Oltre alle autorità precostituite. Che cercano di nascondere, dietro un finto progresso e una finta felicità, i problemi sociali del loro popolo. Al pari di quanto fanno, dall'altra sponda del paese, i loro compaesani che hanno abbracciato l'ideologia opposta. In questa pellicola, il regista critica l'esercito. In particolare, quello preposto al controllo dei confini. Ne raffigura la spietatezza certo, ma anche la ridicolaggine. Dipingendo quei soldati come si fa nelle popolari barzellette sui gendarmi. Un esercito accecato dalla propaganda e lontano dal popolo che rappresenta.
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Nel corso della sua brillante filmografia, Kim Ki-Duk non ha mai risparmiato critiche alla società della sua Sud Corea. Oltre alle autorità precostituite. Che cercano di nascondere, dietro un finto progresso e una finta felicità, i problemi sociali del loro popolo. Al pari di quanto fanno, dall'altra sponda del paese, i loro compaesani che hanno abbracciato l'ideologia opposta. In questa pellicola, il regista critica l'esercito. In particolare, quello preposto al controllo dei confini. Ne raffigura la spietatezza certo, ma anche la ridicolaggine. Dipingendo quei soldati come si fa nelle popolari barzellette sui gendarmi. Un esercito accecato dalla propaganda e lontano dal popolo che rappresenta. Il tutto, incentrando comunque la trama sempre su una storia drammatica e commovente. Di giovani vite spezzate.
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