Pan Nalin,regista di questo splendido Samsara,
è regista che ha maturato la esperienza nei documentari.
La regia si muove con eleganza :la sua cinepresa attenta , sempre capace , immersa nei grandi silenzi, cogliere particolari, movimenti cicli del tempo, riflessioni.
lI mondo della lontana regione del Kashmir si dischiude agli occhi di noi occidentali offrendo degli scorci da mozza fiato mentre la cinepresa si concentra sul vento ,sulle nuvole ,sui colori incontaminati, sull'Himalaya fra le sue nevi perenni , e Karakorum; a 4500 metri di altitudine.
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Pan Nalin,regista di questo splendido Samsara,
è regista che ha maturato la esperienza nei documentari.
La regia si muove con eleganza :la sua cinepresa attenta , sempre capace , immersa nei grandi silenzi, cogliere particolari, movimenti cicli del tempo, riflessioni.
lI mondo della lontana regione del Kashmir si dischiude agli occhi di noi occidentali offrendo degli scorci da mozza fiato mentre la cinepresa si concentra sul vento ,sulle nuvole ,sui colori incontaminati, sull'Himalaya fra le sue nevi perenni , e Karakorum; a 4500 metri di altitudine.
Una cultura del silenzio, della riflessione, ci propone un sentire meno disturbato dai rumori,mentre una cultura diversa ci invia a partecipare ad un valzer coinvolgente.
Il diverso sentire ci coinvolge La difficoltà iniziale di assimilare tanta intensità sta appunto nel saper accettare una riduzione della dinamica schizoide dei nostri pensieri.
Prendono corpo i miraggi nella ricerca dell'illuminazione , concetto quasi disperso nella nostra cultura . Tashi li monaco che per tre anni, tre mesi ,tre giorni è rimasto in solitaria meditazione alla ricerca della liberazione verso l'l'illuminazione, verso l'uno e la dispersione dell'ego .
Rimangono nei nostri occhi l'inquadratura della cinepresa che si immedesima con il monaco in meditazione mentre si dischiude la porta che da accesso alla luce , alla vita;l'attimo in cui gli altri monaci che prendono i primi contatti con questo corpo sfinito che è rimasto in "sospensione " per un lungo periodo : la cinepresa sembra appunto divenire il monaco Tashi che vede la luce come qualcosa che invade;
poi incommensurabili resteranno negli occhi i colori degli abiti dai colori intensi degli abitanti di questi luoghi;
la bellezza e forza austera della promessa sposa Pema,
la tentazione della carne , l''adulterio consumato come in una danza esoterica;
i campi di grano, la mietitura, i canti di gioia semplice e genuina;
le spighe del grano che riflettono la luce cristallina di un sole incontaminato;
un mondo duro , con delle regole da rispettare, che anche qui vengono infrante con conseguente umiliazione di chi infrange;
Il volo verso l'illuminazione ha tutto un suo percorso che include anche aspetti che devono essere metabolizzati quale la corruzione della carne.
Il bagno fluviale come atto di iniziazione e di cambiamento;
il dolore ;
la fermezza di una donna splendida che condanno l'abbandono del suo sposo senza il coraggio di averla affrontarlo;
la restituzione dei paramenti di sposa avvolti in un tessuto rosso;
la luce ed i cicli solari;
il tramonto;
la dispersione, forse un nuovo inizio. Samasara è grande film che ci proporne una grande regia con una proposta degna di grande attenzione
buona visione
weach illuminati
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La vicenda di questo monaco è magistralmente descritta ed inserita tra gli scenari dalla valle del Ladak che da soli si impongono alla nostra attenzione. Avete notato la cura che il regista dedica ai dettagli naturalistici? I colori morbidi dell'autunno, la luce che pervade la valle in estate, sullo sfondo le vette imalaiane sempre coperte di neve.
Questa storia è poi marcata nel suo evolvere da momenti critici, potremmo dire da "frasi celebri" che segnano la progressione spirituale del giovane monaco.
Ricordo quella che motiva l'uscita dal monastero: " bisogna possedere una cosa per poterla abbandonare".
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La vicenda di questo monaco è magistralmente descritta ed inserita tra gli scenari dalla valle del Ladak che da soli si impongono alla nostra attenzione. Avete notato la cura che il regista dedica ai dettagli naturalistici? I colori morbidi dell'autunno, la luce che pervade la valle in estate, sullo sfondo le vette imalaiane sempre coperte di neve.
Questa storia è poi marcata nel suo evolvere da momenti critici, potremmo dire da "frasi celebri" che segnano la progressione spirituale del giovane monaco.
Ricordo quella che motiva l'uscita dal monastero: " bisogna possedere una cosa per poterla abbandonare". C'è poi l'immagine del rametto nella corrente del fiume, metafora della nostra esistenza, destinato a finire in un grande mare. Ed ancora immergendosi due volte nelle acque del fiume il giovane monaco sancisce le sue scelte spirituali, i due passaggi fondamentali della sua esistenza: la fuga dall'ascesi ed il lento e doloroso ritorno.
Su tutto aleggia, mai risposta, la "key question" per tutti noi: "è più importante inseguire mille desideri o soddisfare uno solo?"
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Questo film rappresenza una vera introspezione dei rapporti di coppia e di comunità,un viaggio attraverso un mondo lontano,reso reale dalle fantastiche riprese su paesaggi mozzafiato. Come nella maggior parte dei film orientali,i tormenti interiori e le emozioni dei personaggi trasudano dalle immagini,non vengono esplicitamente espressi,così come i ruoli,che andranno delineandosi meglio man mano che procede la storia. Il giovane monaco Tashi decide di affrontare la vita,con tutte le sue esperienze e desideri,abbandonando la vita di rinunce del monastero per inseguire l'amore di una donna che credeva di aver amato solo in sogno. Conoscerà così tutti gli aspetti della vita terrena che il monastero gli aveva omesso,accompagnato dalla sua donna che,con amore e premura,gli mostrerà fino alla fine il vero sentiero spirituale,i veri insegnamenti del mondo.
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Questo film rappresenza una vera introspezione dei rapporti di coppia e di comunità,un viaggio attraverso un mondo lontano,reso reale dalle fantastiche riprese su paesaggi mozzafiato. Come nella maggior parte dei film orientali,i tormenti interiori e le emozioni dei personaggi trasudano dalle immagini,non vengono esplicitamente espressi,così come i ruoli,che andranno delineandosi meglio man mano che procede la storia. Il giovane monaco Tashi decide di affrontare la vita,con tutte le sue esperienze e desideri,abbandonando la vita di rinunce del monastero per inseguire l'amore di una donna che credeva di aver amato solo in sogno. Conoscerà così tutti gli aspetti della vita terrena che il monastero gli aveva omesso,accompagnato dalla sua donna che,con amore e premura,gli mostrerà fino alla fine il vero sentiero spirituale,i veri insegnamenti del mondo.
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Un monaco buddista che dopo essere stato per 3 anni, 3 mesi, 3 settimane e 3 giorni in eremitaggio, viene riportato alla “vita” dai suoi compagni. E da allora comincia ad avere dubbi sulla strada da intraprendere.
Samsara è il mondo. O meglio è la strada che si intraprende per avere “conoscenza” del mondo. Samara è anche il primo lungometraggio realizzato da Pan Nalin un uomo che da quando ha visto il suo primo film sapeva di diventare regista.
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Un monaco buddista che dopo essere stato per 3 anni, 3 mesi, 3 settimane e 3 giorni in eremitaggio, viene riportato alla “vita” dai suoi compagni. E da allora comincia ad avere dubbi sulla strada da intraprendere.
Samsara è il mondo. O meglio è la strada che si intraprende per avere “conoscenza” del mondo. Samara è anche il primo lungometraggio realizzato da Pan Nalin un uomo che da quando ha visto il suo primo film sapeva di diventare regista. Aveva nove anni, tanti quanti c’è ne sono voluti per realizzare questo film.
La storia è quella di un monaco buddista che dopo essere stato per 3 anni, 3 mesi, 3 settimane e 3 giorni in eremitaggio, viene riportato alla “vita” dai suoi compagni. E da allora comincia ad avere dubbi sulla strada da intraprendere. Seguirà la strada che gli indicheranno le sue naturali pulsioni sessuali. Ovviamente questo è solo l’inizio del film, anzi l’inizio del percorso che porterà alla conoscenza.
Tutto, qui, è trattato con sottile leggerezza, e questo non può che essere un merito. Il percorso che si intraprende è lo stesso che intraprende chiunque si ponga dubbi sulla sua esistenza; fa parte della quotidianità universale di tutti coloro che posseggono un barlume di profondità. Il fatto che tutto succeda in India non ci deve ingannare, potrebbe succedere ovunque.
Certo la storia potrebbe sembrare già sentita, poiché ultimamente di personaggi che cercano la loro “via esistenziale” sullo schermo se ne sono visti tanti. La novità sta nel fatto che, qui tutto il percorso è vissuto con sincera curiosità e allegria. In alcuni punti il film diventa addirittura commedia (c’è una scena che sembra tratta da un film di Bruce Lee), alcuni personaggi sono delle vere e proprie macchiette (in senso buono). All’inizio del film c’è un ragazzino, monaco anche nella vita, che è da premio Oscar, tanto è impunito.
Trattare un argomento così complesso in modo così aereo è molto raro. In fondo, non dimentichiamoci che è pur sempre il racconto della vita fisica e spirituale di una persona con tutti i suoi dubbi, i suoi errori e le poche certezze. Anzi di più: è la messa in crisi di una persona che avendo operato una scelta come quella della religione, dubbi non dovrebbe averne, e invece…
Forse l’unico appunto che potrebbe essere mosso a questo film è la durata. Qualche volta infatti l’attenzione si perde un po’. Ma è poca cosa in confronto al colpo di scena finale che ci riattacca alla terra facendoci vedere giusto quello che pensavamo sbagliato e viceversa.
Forse la chiave del film è tutta in una domanda che, infatti, apre e chiude il film: “Come si può impedire ad una goccia d’acqua di asciugarsi?”. [-]
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Grande film con splendida colonna sonora che merita attenzione perché educativo. Un monaco ( Tashi ) trascorre un lungo periodo in meditazione: 3 anni, 3 mesi e 3 giorni. Un’esperienza che deve favorire l’integrazione del io con il se, per potersi aprire all’infinito, al sacro, all’esperienza mistica. Una prova difficile, come è difficile scalare un 8000 metri, o scendere nell’abisso, ma non sempre sufficiente a raggiungere la consapevolezza tanto cara anche a Buddha. Quando il monaco, terminato l’isolamento si innamorerà ed affronterà la vita, mostrerà come la realtà possa essere una sfida ben più difficile che affrontare prove estreme che non impegnano l’uomo nella sua interezza.
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Grande film con splendida colonna sonora che merita attenzione perché educativo. Un monaco ( Tashi ) trascorre un lungo periodo in meditazione: 3 anni, 3 mesi e 3 giorni. Un’esperienza che deve favorire l’integrazione del io con il se, per potersi aprire all’infinito, al sacro, all’esperienza mistica. Una prova difficile, come è difficile scalare un 8000 metri, o scendere nell’abisso, ma non sempre sufficiente a raggiungere la consapevolezza tanto cara anche a Buddha. Quando il monaco, terminato l’isolamento si innamorerà ed affronterà la vita, mostrerà come la realtà possa essere una sfida ben più difficile che affrontare prove estreme che non impegnano l’uomo nella sua interezza. La compagna Pema, splendida figura, si mostrerà sensuale, comprensiva, affidabile quindi madre esemplare. Significativo quando lascia che il figlio esca poco vestito al freddo, quindi dica al compagno: meglio un’esperienza che tanti insegnamenti, infatti poco dopo il figlio torna tra le braccia della madre. Quando teneramente invita il compagno a fare l’amore con lei, anche se il figlio è in camera con loro ed il figlio sorride, fa riflettere sull’influenza della cultura anche per quanto riguarda il vivere l’intimità. La storia è comunque articolata e svolta in paesaggi fantastici, fra vento e nuvole. La scena finale è assolutamente degna di nota, e vale la pena di vedere il film anche solo per quella. Una pagina di cinema veramente emozionante e commovente. Marito e moglie si trovano in alta montagna, soli, con il vento che li avvolge e sottolinea l’importanza del momento. Una scena che riporta alle sfide di Clint Eastwood nei film di Sergio Leone, sfida che in questo caso è senza armi, ma toccante fino a farti male, anche perché donne come Pema esistono, e se le perdi, puoi sperare solo in un’altra vita per poterle ritrovare.[-]
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