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Harry Ballard (Karl Urban) è un insegnante di antropologia, che dopo la morte di suo fratello Richard sei mesi prima, conduce, anche se con uno spiccato scetticismo, assidue ricerche sulle sette sataniche. Un giorno riceve per posta una cassetta con delle intimidazioni da parte di una di queste, ma non la prende sul serio. Ma quando sta per tornarsene a casa viene rapito e con violenza trasportato in un capannone isolato dove viene legato con una catena al collo. Riuscirà tuttavia a scappare. Ma il suo incubo è solo all’inizio, infatti quando tornato a casa rinviene sua moglie Celia (Sally Stockwell) morta e con accanto una pseudo confessione con la sua firma scritta col sangue, si spaventa e scappa di nuovo. Troverà la morte anche il suo collega e amico Johnny (Tony Maclver) quando tenta di raggiungerlo. Inizia allora a vagare spaventato per le strade della città, quando incontra sulla sua strada Bennie (Katie Wolfe), ex adepta, come suo fratello di quella loggia nera con a capo Le Valliant (Jonathon Hendry), il quale nella notte più lunga dell’anno, quella del solstizio d’inverno, ha deciso di sacrificare per qualche oscuro motivo la sua anima al demonio. Dopo aver perso tutte le persone che amava avrà la forza per sottrarsi a quel orrendo destino?
Pellicola a basso budget dalla banale sceneggiatura dove si prende spunto con dubbio successo dal tema delle sette sataniche e dei loro macabri sacrifici di sangue. Null’altro che un b-movie (per stessa ammissione del regista) dal taglio troppo cinematografico, che fa risultare la storia troppo inverosimile. Pochissime emozioni, ma in compenso tanto sangue, violenza e surreali creature mostruose che risulteranno graditi forse però solo ai più strenui amanti del genere fantasy.
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