La vita è bella

Roberto Benigni e Vincenzo Cerami sono grandi. Cantano l'amore ed il coraggio di vivere: senza il loro messaggio saremmo tutti un po' più poveri. Ma l'amore ed il coraggio devono per forza farci travisare la realtà ? Certo, nel film si introduce la figura del figlio ed è troppo facile giustificare la volontà di salvarne l'innocenza. Quando il bambino chiede al padre perché nel negozio non sono ammessi i cani e gli ebrei, Guido ci ricama sopra una battuta amara e divertente. Ma quando Guido cerca di volgere in burla lo sfregio razzista del cavallo, lo zio non accetta che si sminuisca il significato orrendo di quel gesto. Onore a Benigni e Cerami per questa scena ! Ma come si concilia con tutto il resto ? Perché Guido sembra assegnare un valore sempre positivo alla capacità di "raccontarsela" (Schopenhauer, "guardami, principessa ..")? E tutto questo anche nelle scene del primo tempo quando non c'è da salvare l'innocenza del bambino. Amore uguale rassegnazione ? Sembra quasi che si sia accolto nel film solo l'aspetto del "porgi l'altra guancia"; ma nel Vangelo si dice anche che Gesù è venuto per "mettere la spada fra il padre ed il figlio". Cari Roberto e Vincenzo, un cristiano o, laicamente, un uomo giusto doveva amare anche Goebbels ? Aveva un senso resistere alla barbarie ? Perché sono morti milioni di uomini che hanno combattuto il nazismo ed il fascismo?