Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 131 min.
- Italia 1997.
- C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione
uscita giovedì 18dicembre 1997.
MYMONETROLa vita è bella
valutazione media:
4,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
Recensione del film:
La vita è bella
Titolo: La vita è bella
Regista: Roberto Benigni
Genere: drammatico
Attori principali: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini
Altri interpreti: H. Buchholz, G. Durano, G. Lojodice, M. Paredes, S. Bustric
Casa produzione: Cecchi Gori Distribuzione
Luogo e anno di produzione: Italia, 1997.
«Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla, come in una favola c'è dolore, e come in una favola, è piena di allegria e di felicità» : è con questa frase pronunciata fuori campo che ha inizio lo spettacolare film La vita è bella diretta dall’attore-regista e soprattutto artista del nostro cinema contemporaneo, Roberto Benigni.
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Recensione del film:
La vita è bella
Titolo: La vita è bella
Regista: Roberto Benigni
Genere: drammatico
Attori principali: Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Giorgio Cantarini
Altri interpreti: H. Buchholz, G. Durano, G. Lojodice, M. Paredes, S. Bustric
Casa produzione: Cecchi Gori Distribuzione
Luogo e anno di produzione: Italia, 1997.
«Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla, come in una favola c'è dolore, e come in una favola, è piena di allegria e di felicità» : è con questa frase pronunciata fuori campo che ha inizio lo spettacolare film La vita è bella diretta dall’attore-regista e soprattutto artista del nostro cinema contemporaneo, Roberto Benigni. Il film è ambientato verso la fine degli anni Trenta in Toscana, dove due giovani lasciano la campagna per trasferirsi in città, ad Arezzo. Guido, interpretato da Benigni, il più vivace, vuole aprire una libreria nel centro storico, l'altro Ferruccio, Sergio Bustric, fa il tappezziere ma si diletta a scrivere versi comici e irriverenti. In attesa di realizzare le loro speranze, il primo trova lavoro come cameriere al Grand Hotel dello zio Eliseo, interpretato da Giustino Durano, e il secondo si arrangia come commesso in un negozio di stoffe. Appena arriva ad Arezzo, in una campagna, Guido incontra casualmente una giovane maestra, Dora, il cui volto è quello di una bellissima Nicoletta Braschi, del cui sguardo si innamora immediatamente e, per conquistarla, inventa l'impossibile, le appare continuamente davanti, si traveste da ispettore di scuola, la rapisce con la Balilla...; ma Dora si deve sposare con un vecchio compagno di scuola, e tuttavia non è soddisfatta perché vede molto cambiato il carattere dell'uomo con l’avvento delle leggi razziali. Quando al Grand Hotel viene annunciato il matrimonio, Guido irrompe nella sala in groppa al cavallo dello zio e porta via Dora. Si sposano ed hanno un bambino, Giosuè il cui volto innocente è quello di un bravissimo Giorgio Cantarini.
Imposte le leggi razziali, arriva la guerra. Guido, di religione ebraica, viene deportato insieme al figlioletto e allo zio. Dora decide volontariamente di seguire la propria famiglia nel lager pur sapendo a cosa andasse incontro. Nel campo di concentramento, per tenere il figlio al riparo dai crimini che vengono perpetrati,
Guido fa credere al bambino che quel “viaggio” era il regalo per il suo compleanno, gli fa credere inoltre che si trattava di un gioco a punti, in cui bisognava superare delle prove per vincere un carroarmato vero . Così va avanti, fino al giorno in cui Guido viene allontanato ed eliminato. Ma la guerra nel frattempo è finita, Giosuè esce dal lager su di un carroarmato americano, come un vero vincitore.
Ciò che gli aveva promesso il padre si era realizzato, incontra la madre e le va incontro contento, gridando «Abbiamo vinto!». Il film si può dividere in due parte distinte: la prima impostata sui canoni della commedia tipica di Benigni, ambientata in una tranquilla cittadina della Toscana, ad Arezzo, negli anni '30. La seconda, di stampo drammatico, si svolge interamente all'interno di un lager nazista. Non sono state poche le critiche negative riguardante questo aspetto, ma è proprio questo totale cambiamento di scene, colori, toni di voce, comicità, musiche che fanno del film un vero capolavoro. Benigni, regista del film, ha voluto dar voce al dolore di milioni di ebrei la cui vita è stata sconvolta e distrutta dal razzismo e dalle sue assurde e malate leggi razziali, e lo fa portando la vita e l’ironia anche laddove altro non c’era che corpi privati della anima e della loro dignità.
Prima la felicità, il sorriso, l’allegria, poi la fatica, il disincanto, la ricerca utopica di un significato a quell’orrore, a quella crudeltà, fatto tutto col fine della vittoria dell’innocenza.
Anche la musica, che è del maestro Nicola Piovani, rispecchia l’alternarsi di emozioni e sentimenti dei protagonisti prima e dopo la deportazione. Basterebbe ascoltare le musiche e la canzone di Noa, per capire il tema principale del film, ovvero la vittoria dell’innocenza sul male, l’amore e il sacrificio di un padre per il proprio figlio. Anche la musica cambia con l’evolversi della storia narrata, prima è una musica colorata, allegra, poi diventa malinconica, triste, ma che nello stesso tempo si fa portatrice di speranza.
Guardando il film superficialmente lo si potrebbe criticare negativamente in quanto, sotto alcuni aspetti, è in contrasto con la storia, ma il vero intento di Benigni non è quello di mettere in scena un documentario, ma quello di portare il sorriso, anche se paradossalmente carico di preoccupazione e paura, laddove regnavano la crudeltà e il male . È questo uno degli aspetti caratteristici del film. Il regista toscano ha evitato un film piatto, troppo legato alla realtà, creando invece un film dove è perfetto l’intreccio comicità-drammaticità, utopia-disincanto. Si nota infatti come le scene comiche siano le più drammatiche, le più commoventi, in cui un uomo, consapevole della propria sorte, lotta per far credere e far convincere il proprio figlio che la vita è bella e che il suo ingrediente principale è l’allegria, il sorriso come canta Noa nella sua canzone che fa da colonna sonora al film Beatiful that way. Guido anche mentre viene scortato per essere ucciso, non rinuncia a regalare l’ultimo sorriso al figlio, i cui occhi intravede dietro la grata di un vecchio nascondiglio in cui aveva trovato riparo il piccolo Giosuè. Guido sa di andare incontro alla morte, eppure non esita di strizzare l’occhio al figlio, in segno di complicità per un “gioco” nel quale bisognava escogitarle tutte pur di riuscire a sopravvivere e uscirne vittoriosi. Non era un gioco qualunque, era “il gioco della vita”, in cui spesso si rimane sconfitti dal male ma che alla fine è il bene, l’innocenza e al contempo la ragione ad avere la meglio; l’importante è sperare, sorridere, amare e credere.
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Lo vedo spesso, per il solo gusto di riassaporare quella voglia di vivere, e quella magia, che solo un uomo profondo come BEnigni poteva mettere in scena.
E' fantastico il modo in cui parla con il bambino, è meraviglioso il messaggio di pace e di dolore che trasmette, come disse lui stesso... questo è un film che fa ridere fra le lacrime, ed è il massimo che un film possa fare.
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Quando al cinema passarono i titoli di coda avevo un groppo in gola.
Questo per dire che 'La vita è bella' è una rivisitazione dell'olocausto assolutamente non in chiave tragicomica, quanto ancor più drammatica degli altri film che lo hanno trattato.
Gli espedienti e le bugie che il padre di Giosuè si inventa non solo per salvare la vita al bimbo, ma anche per non fargli percepire la realtà, sono solo apparentemente comici: nascono invece dalla profonda coscienza della drammaticità dell'esperienza e da un totale e incondizionato amore verso il figlio e la moglie (per la quale rischia la vita sua e di Giosuè gridando al microfono 'Buongiorno principessa').
Ci sono numerose scene in cui si avverte forte il pericolo che il bambino sia scoperto, e certo non sono comiche.
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Quando al cinema passarono i titoli di coda avevo un groppo in gola.
Questo per dire che 'La vita è bella' è una rivisitazione dell'olocausto assolutamente non in chiave tragicomica, quanto ancor più drammatica degli altri film che lo hanno trattato.
Gli espedienti e le bugie che il padre di Giosuè si inventa non solo per salvare la vita al bimbo, ma anche per non fargli percepire la realtà, sono solo apparentemente comici: nascono invece dalla profonda coscienza della drammaticità dell'esperienza e da un totale e incondizionato amore verso il figlio e la moglie (per la quale rischia la vita sua e di Giosuè gridando al microfono 'Buongiorno principessa').
Ci sono numerose scene in cui si avverte forte il pericolo che il bambino sia scoperto, e certo non sono comiche...
Non capisco quelli che denigrano questo film negandone il carattere drammatico e affermando che Benigni abbia solo sfruttato l'olocausto per fare un film che facesse incassi: per me ha fatto semplicemente un film geniale, poetico e insieme terribilmente drammatico.
Forse questi denigratori ce l'hanno con lui? Credo che i film vadano giudicati a prescindere dalle opinioni personali sui protagonisti...
Infatti, per me resta uno dei migliori film mai prodotti nonostante pensi che Nicoletta Braschi sia una pessima attrice, come ha dimostrato anche in questo film.
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E' uno dei capolavori italiani che rimarranno nella storia del nuovo millennio. Benigni ha fatto trasudare al 100% ciò che il film vuole trasmettere. L'inizio è tipico dei film con Troisi, ma riesce quasi subito a trascinarti nel film con dolcezza e originalità. La coppia Braschi-Benigni non delude, anzi, dà ancora di più in questo film che risulta avere una trama affascinante fin dall'inizio, coinvolgente. Ottimi attori, veramente. La trama è se vogliamo davvero difficile per via degli argomenti per niente facili su cui si va a trattare. Ma proprio grazie alla magnifica regia, tutto quadra alla perfezione. La Dolcezza con cui il protagonista protegge il figlio dalla crudele realtà facendola sembrare come un gioco; l'Amore verso la vita; la crudeltà di quel periodo; oltre ai protagonisti, gli altri personaggi hanno il loro posto nella scena,e ravvivano il film in modo da sottolineare i concetti più importanti dell'epoca.
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E' uno dei capolavori italiani che rimarranno nella storia del nuovo millennio. Benigni ha fatto trasudare al 100% ciò che il film vuole trasmettere. L'inizio è tipico dei film con Troisi, ma riesce quasi subito a trascinarti nel film con dolcezza e originalità. La coppia Braschi-Benigni non delude, anzi, dà ancora di più in questo film che risulta avere una trama affascinante fin dall'inizio, coinvolgente. Ottimi attori, veramente. La trama è se vogliamo davvero difficile per via degli argomenti per niente facili su cui si va a trattare. Ma proprio grazie alla magnifica regia, tutto quadra alla perfezione. La Dolcezza con cui il protagonista protegge il figlio dalla crudele realtà facendola sembrare come un gioco; l'Amore verso la vita; la crudeltà di quel periodo; oltre ai protagonisti, gli altri personaggi hanno il loro posto nella scena,e ravvivano il film in modo da sottolineare i concetti più importanti dell'epoca. La colonna sonora, prodotta da un fantastico Nicola Piovani, rende tutto più vissuto. [-]
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Il film di Benigni temo che sia stato frainteso, ed in più di un senso. Primo, lo hanno scambiato per un film sull'olocausto...tema che, secondo me, viene sfruttato, ma che non è il vero nocciolo della vicenda. Ciò che importa è: può la fantasia cambiare la realtà? Cerami ci dice di sì, e ci invia un messaggio di speranza, nel piccolo che sopravvive, ritrova la mamma e "vince" un carro armato, vero. Il resto è contorno: poteva essere l'Olocausto Nazista o un qualsiasi regime dittatoriale, tenuto su da qualsiasi ideologia, potevan essere topolini e gatti come in "Maus" fumetto di Spiegelmann o il timido impiegato di "Brazil". Equivoco quindi ogni paragone con "Schindler's List". Non si vuole ricostruire un periodo storico, ma usarlo come spunto.
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Il film di Benigni temo che sia stato frainteso, ed in più di un senso. Primo, lo hanno scambiato per un film sull'olocausto...tema che, secondo me, viene sfruttato, ma che non è il vero nocciolo della vicenda. Ciò che importa è: può la fantasia cambiare la realtà? Cerami ci dice di sì, e ci invia un messaggio di speranza, nel piccolo che sopravvive, ritrova la mamma e "vince" un carro armato, vero. Il resto è contorno: poteva essere l'Olocausto Nazista o un qualsiasi regime dittatoriale, tenuto su da qualsiasi ideologia, potevan essere topolini e gatti come in "Maus" fumetto di Spiegelmann o il timido impiegato di "Brazil". Equivoco quindi ogni paragone con "Schindler's List". Non si vuole ricostruire un periodo storico, ma usarlo come spunto. Mc Guffin, avrebbe detto Hitchcock: un pretesto. Di certo è un film molto poetico, e che riesce a mettere d'accordo pubblico e qualità. La pubblicità certo ha contribuito al successo del film; credo che esistano, nella cinematografia mondiale, ed i particolare nei Paesi emergenti, altre opere valide chew una pessima distribuzione non ci fa conoscere a dovere.
Considerazioni a parte, è un film molto bello, che resta nel cuore, nel bene e nel male. Impossibile trovare un'opera perfetta, tutti hanno dei difetti, qualcuno ha anche qualche pregio, e questo film emerge.
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Ho sentito dire di questo film che sembrava fosse stato scritto da Chaplin redivivo... un Benigni particolarmente ispirato, visto che il genere fino a questo momento gli era quasi sconosciuto. Eppure è riuscito a mettere d'accordo - pur con un certo imbarazzo - tante teste "eccellenti" su una questione spinosa come la Shoa. Ma senza retorica. Senza ostinazione. Con la semplicità di un cuore dolorosamente stupito di quanto male si possa fare a questo mondo. Ho visto la questione con gli occhi di un bambino, perchè Benigni questo ha fatto: ha avuto il raro talento di mettere in scena la tragedia immensa di una cosa come questa con la leggerezza e la tenerezza che solo un cuore di bambino può provare.
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Ho sentito dire di questo film che sembrava fosse stato scritto da Chaplin redivivo... un Benigni particolarmente ispirato, visto che il genere fino a questo momento gli era quasi sconosciuto. Eppure è riuscito a mettere d'accordo - pur con un certo imbarazzo - tante teste "eccellenti" su una questione spinosa come la Shoa. Ma senza retorica. Senza ostinazione. Con la semplicità di un cuore dolorosamente stupito di quanto male si possa fare a questo mondo. Ho visto la questione con gli occhi di un bambino, perchè Benigni questo ha fatto: ha avuto il raro talento di mettere in scena la tragedia immensa di una cosa come questa con la leggerezza e la tenerezza che solo un cuore di bambino può provare. Ha invitato alle danze la Morte stessa.
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[+] il bambino di chaplin (di therese)[ - ] il bambino di chaplin
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Siamo subito prima della Seconda Guerra Mondiale, Guido (Roberto Benigni), si trasferisce con un amico ad Arezzo, in cerca di lavoro, si fa assumere dallo zio come cameriere al Grand Hotel. Proprio ad Arezzo gli piomba giù dal cielo la donna dei suoi sogni.Dora (Nicoletta Braschi). Guido che è un incallito amante della vita se ne innamora perdutamente. Nonostante le prime difficoltà, l'esuberanza e la gioia che trasmette Guido fa breccia nel cuore di Dora, che però era promessa in sposa ad un altro uomo. Passano gli anni. Dora e Guido hanno un figlio,Josuè. Ormai sono arrivati gli anni della Guerra e Guido è Ebreo. Un giorno viene preso con il figlio e deportato in un campo di concentramento, e anche la moglie (pur non essendo Ebrea) si fa deportare di sua spontanea iniziativa.
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Siamo subito prima della Seconda Guerra Mondiale, Guido (Roberto Benigni), si trasferisce con un amico ad Arezzo, in cerca di lavoro, si fa assumere dallo zio come cameriere al Grand Hotel. Proprio ad Arezzo gli piomba giù dal cielo la donna dei suoi sogni.Dora (Nicoletta Braschi). Guido che è un incallito amante della vita se ne innamora perdutamente. Nonostante le prime difficoltà, l'esuberanza e la gioia che trasmette Guido fa breccia nel cuore di Dora, che però era promessa in sposa ad un altro uomo. Passano gli anni. Dora e Guido hanno un figlio,Josuè. Ormai sono arrivati gli anni della Guerra e Guido è Ebreo. Un giorno viene preso con il figlio e deportato in un campo di concentramento, e anche la moglie (pur non essendo Ebrea) si fa deportare di sua spontanea iniziativa. Arrivati nel campo di concentramento Guido per salvare il figlio Josuè dalla brutalità della realtà si inventa di essere in un gioco. Una caccia a punti per vincere un premio molto ambito dal piccolo Josuè, mascherando con sorrisi e simpatia la tragicità di tali eventi .
Prima di partire con il commento è giusto precisare una cosa. La Vita è Bella non è un film che parla di quanto sia brutto l'olocausto, ma parla di quanto sia bella la vita. Una scelta di scrittura ambiziosa e complessa.
Non che il tema non sia trattato per niente, anzi, ma la guerra, il razzismo, l'olocausto sono il contesto che permette di parlare di quanto sia meravigliosa la vita. Perchè per quanto gli eventi siano brutti (e sono davvero tremendi) Benigni ci da comunque una speranza di vita, ci racconta di come anche nei momenti peggiori possibili la bellezza della vita è una cosa che ci permette di andare avanti.
E per Benigni il motore che permette di superare anche i momenti brutti è l'amore. L'amore che Guido ha verso Dora è il sentimento più forte che ci sia, e ovviamente anche verso il piccolo Josuè, che è proprio il frutto del loro amore L'amore infatti non è solo il mezzo che ci fa amare la vita, ma è anche capace di crearla una nuova vita.
Un tema trattato non semplice, ma realizzato con una bellezza disarmante. Si ride, si piange, e ci si emoziona davvero tanto.
Un film che è aiutato anche da una colonna sonora stupenda, una eternà musica dolce del maestro Piovani, e da una prova incredibile di Roberto Benigni (che ha vinto giustamente il premio Oscar come migliore attore).
Un film bellissimo. Un film splendido. Un film da vedere e rivedere, soprattutto quando siamo giù. Un film che fa piangere ogni volta che lo si vede, ma non di tristezza. Si piange di gioia. [-]
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La vita è bella è un capolavoro.
E' stato osannato dalla critica e dal pubblico, vedi l'Academy, così come è stato insultato: slegato, stupido, politically correct, per dirne alcuni.
Il film della maturità di Benigni, questo tutti dovrebbero ammetterlo, chi lo ama e chi lo odia. Un film che gli ha fatto fare "lo stacco", il passaggio. Nella sua fimografia da regista infatti vi è un Ante Vita è Bella e un Post Vita è Bella, un cambiamento, una maturità, per l'appunto; fatto lampante non tanto nel Pinocchio del 2004 (un po' sempliciotto) ma ne La Tigre e la Neve, minore dal punto di vista artistico ma palesemente "figlio" culturalmente del capolavoro del 1998.
Ritorniamo per l'appunto a la Vita è Bella in se.
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La vita è bella è un capolavoro.
E' stato osannato dalla critica e dal pubblico, vedi l'Academy, così come è stato insultato: slegato, stupido, politically correct, per dirne alcuni.
Il film della maturità di Benigni, questo tutti dovrebbero ammetterlo, chi lo ama e chi lo odia. Un film che gli ha fatto fare "lo stacco", il passaggio. Nella sua fimografia da regista infatti vi è un Ante Vita è Bella e un Post Vita è Bella, un cambiamento, una maturità, per l'appunto; fatto lampante non tanto nel Pinocchio del 2004 (un po' sempliciotto) ma ne La Tigre e la Neve, minore dal punto di vista artistico ma palesemente "figlio" culturalmente del capolavoro del 1998.
Ritorniamo per l'appunto a la Vita è Bella in se.
La prima parte ci presenta il classico Benigni. "Slegata la prima parte dalla seconda!" Così disse il popolo! Forse non cogliendo una sottigliezza: Benigni ci dice "così prima della prigionia" "così durante", ci mostra la capacità della guerra di stravolgere una vita, di mutarla, di rovesciarla....di slegarla, l'una dall'altra.
Si giunge quindi nel campo di prigionia, qui i più critici attaccano con il solito oboe "Benigni scherza con una tragedia"...Benigni mette invece in scena una superba commedia umana, basata sulla solidità dell'affetto, dell'amore, non il solito amore scontato.
E alla fine tira le fila sublimamente, con un taglio dolceamaro.
Concludendo, il cinema italiano è in difficoltà, inutile negarlo; l'umorismo pecoreccio di Boldi e De Sica fa impazzire le sale del Bel Paese...è forse qualità? Umorismo serio?
Certo ci sono i Pupi Avati, i Gianni Amelio...ma, ammettiamolo, tutti noi ci aspettiamo una nuova alzata di capo del Benignaccio per risollevare il cinema.
Abbiamo avuto Vittorio De Sica, Federico Fellini, Luchino Visconti, li abbiamo gustati, siamo impazziti per loro, li abbiamo archiviati con tutti gli onori. Avanti i prossimi.
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[+] grtyu (di anonimo3321)[ - ] grtyu
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Non c'è paragone tra le farse con le quali Benigni aveva sbancato il botteghino nelle scorse stagioni cinematografiche e questo autentico gioiello, col quale è riuscito a sorprendere quanti in passato avevano storto la bocca di fronte alla sproporzione fra il suo genio di clown e la sua mediocrità di autore. Non che Benigni sia diventato improvvisamente un grande regista o che il film sia un capolavoro perfetto; tutt'altro. Ma poco importa, tanta è la straordinaria forza poetica dell'idea sulla quale lui e Vincenzo Cerami hanno costruito questo indimenticabile apologo: usare il sorriso per preservare un bambino dall'orrore, affinché in futuro possa continuare a pensare che la vita è bella. E' un'idea degna di Chaplin per il perfetto dosaggio di comicità e sentimento, di drammaticità e leggerezza, di amarezza e di ottimismo, di irriverenza e di rigore morale.
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Non c'è paragone tra le farse con le quali Benigni aveva sbancato il botteghino nelle scorse stagioni cinematografiche e questo autentico gioiello, col quale è riuscito a sorprendere quanti in passato avevano storto la bocca di fronte alla sproporzione fra il suo genio di clown e la sua mediocrità di autore. Non che Benigni sia diventato improvvisamente un grande regista o che il film sia un capolavoro perfetto; tutt'altro. Ma poco importa, tanta è la straordinaria forza poetica dell'idea sulla quale lui e Vincenzo Cerami hanno costruito questo indimenticabile apologo: usare il sorriso per preservare un bambino dall'orrore, affinché in futuro possa continuare a pensare che la vita è bella. E' un'idea degna di Chaplin per il perfetto dosaggio di comicità e sentimento, di drammaticità e leggerezza, di amarezza e di ottimismo, di irriverenza e di rigore morale. Un'idea che celebra l'eroismo della fantasia, che fulmina in una luce assoluta l'assurdità del razzismo della sopraffazione, che appaia l'intollerabilità della violenza sui corpi a quella della mortificazione dell'anima. Sarebbe stato facile per Benigni, forte dell'amore di un pubblico che sembra entusiasmarsi per qualsiasi cosa faccia o dica, adagiarsi come un Pieraccioni sulla facile replica di formule già collaudate. E invece, con questo bellissimo film, colma in maniera definitiva l'abisso che separa il talento dalla poesia. Ciò gli è valso il premio speciale della giuria al festival di Cannes; o, come preferisce chiamarlo Benigni, il Dattero d'Oro.
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Il film è inizialmente ambientato ad Arezzo ed è datato 1938. Guido (Roberto Benigni) è un vivace e simpatico uomo ebreo e con il suo amico Ferruccio (S.Bustric) si trasferisce dalla campagna in città in cerca di un lavoro che dia da vivere.Trova lavoro come carpentiere presso lo zio Eliseo (G.Durano). Contemporanemante incontra la donna che gli sconvolge la vita, Dora(N.Braschi). Guido ne è perdutamente innamorato e coglie ogni occasione per sorprenderla. Purtoppo la donna è promessa in sposa ad uno scontroso gerarca fascista, Rodolfo (A.Fontani). Alla fine il giovane ebreo riesce a conquistare il cuore Dora. Il loro amore da alla luce Giosuè (G.Cantarini). La felicità familiare è bruscamente interrotta dall' emanazione di leggi razziali che costringono Guido e il figlio alla deportazione in un campo di concentramento.
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Il film è inizialmente ambientato ad Arezzo ed è datato 1938. Guido (Roberto Benigni) è un vivace e simpatico uomo ebreo e con il suo amico Ferruccio (S.Bustric) si trasferisce dalla campagna in città in cerca di un lavoro che dia da vivere.Trova lavoro come carpentiere presso lo zio Eliseo (G.Durano). Contemporanemante incontra la donna che gli sconvolge la vita, Dora(N.Braschi). Guido ne è perdutamente innamorato e coglie ogni occasione per sorprenderla. Purtoppo la donna è promessa in sposa ad uno scontroso gerarca fascista, Rodolfo (A.Fontani). Alla fine il giovane ebreo riesce a conquistare il cuore Dora. Il loro amore da alla luce Giosuè (G.Cantarini). La felicità familiare è bruscamente interrotta dall' emanazione di leggi razziali che costringono Guido e il figlio alla deportazione in un campo di concentramento. Dora sceglie la strada della deportazione volontaria. Ma non incontrerà mai il marito e il figlio. Per proteggere e distogliere il figlio dall' orrore che li circonda, Guido gli fa credere che sia tutto un gioco con un carro armato come premio finale.
Il film di Benigni è un capolavoro di difficile imitazione. Può essere diviso in due parti: la prima tratta il corteggiamento di Guido nei confronti di Dora.La seconda parte si concentra sullo sterminio nazista degli ebrei e sul sacrificio del protagonista, intento a salvare il figlio.
L' artista fiorentino mostra tutta la sua bravura, tramutando una tragedia umana in gioco puerile.
Non mancano meccanismi comici, indovinelli.
Il suo disincantato umorismo gli permette comunque di non dimenticare gli orrori del passato.
Per questa ragione "La vita è bella" può essere catalogato come un film psicologico e di introspezione.
Le musiche di Nicola Piovani ed Ennio Morricone arricchiscono la pellicola e servono da contorno al messaggio finale.
"La vita è fatta di riso e di pianto". " Un pò di pianto in meno non guasterebbe".
(il titolo "La vita è bella" rimanda agli episodi realmente vissuti dal padre dell' attore e regista Benigni, deportato in due campidi concentramento diversi, il secondo è lo stesso di Anna Frank).
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[+] un piccolo dettaglio (di carlotta)[ - ] un piccolo dettaglio
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