henry
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lunedì 5 gennaio 2009
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appena nella media del genere
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S.Francisco: un miliardario sporcaccione collezionista di peli pubici viene ammazzato a colpi d'ascia nel suo villone. Il sostituto procuratore Corelli indaga e i sospetti cadono sulla sua ex fiamma Trina, moglie ninfomane di un avvocato di grido. Intanto l'assassino fa piazza pulita dei testimoni. Alternando un pò di sangue (senza però mai esagerare, per carità) a qualche perversione da fumettaccio (con Linda Fiorentino, alquanto ridicola, che se lo fa schiantare ripetutamente nelle retrovie) Friedkin si cimenta in un thriller dal sapore ambiguo e volutamente morboso ma interessante solo per metà. La sceneggiatura di Joe Estherazs infatti (meno pacchiana del solito comunque) è ingarbugliata, macchinosa e non riesce a dosare bene la suspense (concentrata tutta nel finale che è tutto fuorchè sorprendente).
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S.Francisco: un miliardario sporcaccione collezionista di peli pubici viene ammazzato a colpi d'ascia nel suo villone. Il sostituto procuratore Corelli indaga e i sospetti cadono sulla sua ex fiamma Trina, moglie ninfomane di un avvocato di grido. Intanto l'assassino fa piazza pulita dei testimoni. Alternando un pò di sangue (senza però mai esagerare, per carità) a qualche perversione da fumettaccio (con Linda Fiorentino, alquanto ridicola, che se lo fa schiantare ripetutamente nelle retrovie) Friedkin si cimenta in un thriller dal sapore ambiguo e volutamente morboso ma interessante solo per metà. La sceneggiatura di Joe Estherazs infatti (meno pacchiana del solito comunque) è ingarbugliata, macchinosa e non riesce a dosare bene la suspense (concentrata tutta nel finale che è tutto fuorchè sorprendente). I personaggi poi sono piatti e le interpretazioni rasentano la catalessi (Caruso compreso). Nonostante tutto il film è salvato (in parte) dall'ottima tecnica di Friedkin: lo stile molto elegante e il bellissimo senso dei luoghi (presente sia nella ripresa dell'inseguimento automobilistico -lussuosamente fotografato- che nelle sequenze prefinali nella villa -in cui gioca bene lo spaesamento geografico-) limitano i danni del copione e portano il film a un livello sufficiente. Peccato comunque perchè, dati i presupposti e il budget, era doveroso lavorare meglio: così invece l'occasione è sfumata e il risultato resta al di sotto della somma delle parti. Non per tutti i gusti comunque, ma non disprezzabile; il voto corretto sarebbe 2 stelle e mezzo.
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nick castle
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martedì 1 febbraio 2011
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l'ultimo thriller...
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Non è un film definito nel suo genere, un po' thriller, un po' giallo, un po' poliziesco e un po' noir come se già il tutto non bastasse. Al centro della vicenda una donna, Jade, inizialmente ignota, la cui identità allo scorrere della pellicola viene resa sempre più palese, coinvolta nell' omicidio di un collezionista. Il tutto sullo sfondo dell'amicizia tra un potente avvocato e il vice-procuratore distrettuale Corelli, infatuato dalla moglie dell'amico. Le due storie sembrano parallele, una storia romantica (più sessuale in conclusione) e un omicidio, ma niente è quel che sembra e le due vicende iniziano a sembrar collegate.
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Non è un film definito nel suo genere, un po' thriller, un po' giallo, un po' poliziesco e un po' noir come se già il tutto non bastasse. Al centro della vicenda una donna, Jade, inizialmente ignota, la cui identità allo scorrere della pellicola viene resa sempre più palese, coinvolta nell' omicidio di un collezionista. Il tutto sullo sfondo dell'amicizia tra un potente avvocato e il vice-procuratore distrettuale Corelli, infatuato dalla moglie dell'amico. Le due storie sembrano parallele, una storia romantica (più sessuale in conclusione) e un omicidio, ma niente è quel che sembra e le due vicende iniziano a sembrar collegate. La mano di Friedkin si sente e parecchio, mentre Barktoviak, mago della luce, ci mette del suo, sia nello studio delle inqudrature che nell'illuminazione, utilizando obbiettivi soft-focus, che danno un leggero effetto sfuocato tipo pastello, in più le musiche di James Horner fanno da ottimo sottofondo al film, con un sapiente uso del pizzicato negli archi e del sintetizzatore, e qualche buon ri-arrangiamento di temi tradizionnali cinesi, ottimo anche l'utilizzo de "La sagra di primavera" di Stravinsky nella prima scena. Insomma, "Jade" ha tutte le caratteristiche per diventare l'ultimo grande thriller di sempre, i successivi thriller dal 1995 a oggi hanno fatto per la maggior parte pena. Ultimo segno positivo: i due superbi inseguimenti (diretti da Friedkin stesso e non da una seconda unità) che anticipano quelli di "Ronin".
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dany101
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domenica 2 maggio 2010
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pregevole
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Siamo daccordo che non si tratta di un capolavoro.Troppo banale la sceneggiatura,banali i personaggi,lo spunto e anche i colpi di scena...senonchè il regista offre una lezione di cinema dal primo all'ultimo minuto,con una messa in scena elegante,tipicamente anni 90,e molto disinvolta.I punti chiave del thriller sono affrontati in modo diligente e allo stesso tempo stanchi,ma messi sotto la forma con cui li plasma Friedkin diventano l'aggiornamento a tutto quello che c'era stato in precedenza.Montaggio e regia lavorano con l'eleganza di un pittore barocco,e ritagliano sequenze eccezionali,di una liricità unica.Invece,storia ,intreccio e colpi di scena ,fanno parte del solito repertorio di ezterhas,senza la minima variazione.
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Siamo daccordo che non si tratta di un capolavoro.Troppo banale la sceneggiatura,banali i personaggi,lo spunto e anche i colpi di scena...senonchè il regista offre una lezione di cinema dal primo all'ultimo minuto,con una messa in scena elegante,tipicamente anni 90,e molto disinvolta.I punti chiave del thriller sono affrontati in modo diligente e allo stesso tempo stanchi,ma messi sotto la forma con cui li plasma Friedkin diventano l'aggiornamento a tutto quello che c'era stato in precedenza.Montaggio e regia lavorano con l'eleganza di un pittore barocco,e ritagliano sequenze eccezionali,di una liricità unica.Invece,storia ,intreccio e colpi di scena ,fanno parte del solito repertorio di ezterhas,senza la minima variazione.Quindi di contrasti interni ce n'è a volontà.diciamo che una mente brillante come quella di Friedkin,non si capisce perchè si sia fatta ammaliare da una storia così insapore,perdipù,dopo che-di basic istinct-ce n'era già stato uno..
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nick castle
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venerdì 4 marzo 2011
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salve a tutti...
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Salve a tutti voi, vorrei inserire questa recensione che non ho scritto io, ma che penso intepreti il film in maniera diversa e davvero poco convenzionale. A voi il commento di Mauro Lanari:
Per i teologi la condizione diviniforme è contraddistinta dall'onnipotenza, dall'onniscienza e dal sommo benessere univocamente positivi, “la via, la verità e la vita” di Gv 14, 6. Nell’ora e mezzo di “Jade”, Friedkin demolisce l’ipotetico sussistere, l'“incarnazione”, di questo triplice assunto: il pragmatismo, il veritativismo e il vitalismo massimali presenti all'inizio della pellicola si dissolvono ed evaporano col procedere delle immagini.
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Salve a tutti voi, vorrei inserire questa recensione che non ho scritto io, ma che penso intepreti il film in maniera diversa e davvero poco convenzionale. A voi il commento di Mauro Lanari:
Per i teologi la condizione diviniforme è contraddistinta dall'onnipotenza, dall'onniscienza e dal sommo benessere univocamente positivi, “la via, la verità e la vita” di Gv 14, 6. Nell’ora e mezzo di “Jade”, Friedkin demolisce l’ipotetico sussistere, l'“incarnazione”, di questo triplice assunto: il pragmatismo, il veritativismo e il vitalismo massimali presenti all'inizio della pellicola si dissolvono ed evaporano col procedere delle immagini. Il colpevole, evidente già dal principio, resta impunito a causa della correità di tutti i protagonisti. Ogni attività cinetica, filmica e profilmica, tracolla dallo sfrenato al frenato estinguendosi nella stanzialità, nell'impantanamento e nel ristagno. L'investigatore Corelli, salvo dopo un incidente, sente dirsi da un collega: "Ce l'hai fatta. Lassù qualcuno ti ama." Invece no, “Lassù” non c'è Nessuno che ami: le torride pulsioni d'Eros precipitano in Thanatos e nei cascami d'una pornofilia letale, Trina (come la Trinity di “Matrix”?) “ha fatto vedere il paradiso” a numerosi potenti con la sua insaziabile disponibilità sessuale; ma in realtà era l'inferno, la discesa agl'inferi sino alla morte, e stavolta non c'è margine per alcuna salvezza. Friedkin ha smesso di credere nelle possibilità de "L'esorcista". Con un anno d'anticipo rispetto alle stesse conclusioni dell'Abel Ferrara di "Fratelli"/"The Funeral", nell'uomo restano irredente la natura e la psiche, sì, ma soprattutto l’idea cristiana di Dio, quel rapporto a tre infratrinitario che è solo luttuoso. Nei termini agostiniani dell'Amante (il marito), l'Amore (la moglie) e l'Amato (l'investigatore), quest'ultimo, figura cristica e presunto esponente della Legge benigna, nulla può contro il primo, figura del funesto demiurgo ed esponente della Legge maligna, e non può nulla per via del proprio legame mortifero con la figura mediana dell'altrettanto presunta Dea dell'Amore. Morte di Dio, del cinema, dell'arte: non sopravvive più niente. Da “Vivere e morire a Los Angeles” a “Crepare a Frisco” (san Francesco, Assisi).
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