danilodac
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domenica 9 agosto 2009
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arizona junior
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Una giovane coppia di svitati rapisce uno dei cinque figli di Nathan Arizona, magnate dell'economia USA, rivendicando il loro diritto, seppur in maniera trasgressiva, di avere un figlio. La mescolanza dei generi è sempre stata, sin dagli inizi della loro carriera, uno dei punti forza dell'attività cinematografica dei Coen, in questo film più degli altri. La perfetta mistura di commedia, melodramma, grottesco, humour nero, ne fanno uno dei più ammirevoli esempi dello stile narrativo e visivo dei famosi registi.
Nel raccontare una storia spinta ai limiti dell'eccesso, i Coen tessono una tela composta da innumerevoli variazioni, deviazioni, situazioni paradossali; si nota così che, come in tutte le arti, la sperimentazione e il coraggio di intraprendere più metodi stilistici permettono di fuoriuscire da una staticità collaudata e superare le barriere poste dall'egemonia cinematografica comune.
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Una giovane coppia di svitati rapisce uno dei cinque figli di Nathan Arizona, magnate dell'economia USA, rivendicando il loro diritto, seppur in maniera trasgressiva, di avere un figlio. La mescolanza dei generi è sempre stata, sin dagli inizi della loro carriera, uno dei punti forza dell'attività cinematografica dei Coen, in questo film più degli altri. La perfetta mistura di commedia, melodramma, grottesco, humour nero, ne fanno uno dei più ammirevoli esempi dello stile narrativo e visivo dei famosi registi.
Nel raccontare una storia spinta ai limiti dell'eccesso, i Coen tessono una tela composta da innumerevoli variazioni, deviazioni, situazioni paradossali; si nota così che, come in tutte le arti, la sperimentazione e il coraggio di intraprendere più metodi stilistici permettono di fuoriuscire da una staticità collaudata e superare le barriere poste dall'egemonia cinematografica comune. Niente è decisivo nel film: né la qualità visiva, né la sceneggiatura (seppur magistralmente organizzata), né gli interpreti (uno stralunato N. Cage e una vispa H. Hunter); ogni cosa acquista energia se collegata saldamente alle altre. Si assiste così ad una divertente sfilata di generi e sottogeneri che danno la sensazione di una “mitologica giostra del cinema” costruita sulle fondamenta di una graffiante, caustica e sarcastica visione dell'umanità. Ricco di battute, colpi di scena, situazioni divertenti, il film si svolge all'interno di una strabiliante atmosfera a metà strada tra Kafka e Monty Python, sorvegliato dall'angelo custode dell'ironia e improntato sul versante parodistico, le cui forme sono costantemente accentuate. E' anche, se si vuole, un ottimo esempio di “collage cinematografico”, una bizzarra e stravagante metafora dell'America e dei suoi “perdenti”, ma raccontata con una dignità e un affetto di rara intensità. Gli intermezzi umoristici e le ciniche riflessioni sulla società USA conducono ad un'attenta e acuta analisi del cosiddetto “american way of life”.
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eugenio
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giovedì 17 gennaio 2013
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commedia al vetriolo
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I fratelli Coen sono da sempre sinonimo di effervescenza, pazzia, surreale ironia nel variegato panorama dei registi americani. Pochi come loro sono in grado di esprimere attraverso un linguaggio diretto, semplice e talvolta metaforico il lato oscuro dell’essere umano, interrogandosi sul labile confine tra normalità e pazzia, tra consapevolezza e volubilità, tra legalità e ingiustizia. E di questa natura di luci e ombre di cui è figlio l’essere umano che si trova la dimensione paradossale del loro cinema, intessuta di una narrazione incredula, innovativa e sperimentale che ha avuto tra i suoi prodromi Blood Simple con l’introduzione di un elemento diverso dalle classiche storie d’adulterio: l’eccentricità del killer, la sua sovrumana forza, il suo carattere indomito, il violento epilogo che assurge a tragicommedia da cartone animato.
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I fratelli Coen sono da sempre sinonimo di effervescenza, pazzia, surreale ironia nel variegato panorama dei registi americani. Pochi come loro sono in grado di esprimere attraverso un linguaggio diretto, semplice e talvolta metaforico il lato oscuro dell’essere umano, interrogandosi sul labile confine tra normalità e pazzia, tra consapevolezza e volubilità, tra legalità e ingiustizia. E di questa natura di luci e ombre di cui è figlio l’essere umano che si trova la dimensione paradossale del loro cinema, intessuta di una narrazione incredula, innovativa e sperimentale che ha avuto tra i suoi prodromi Blood Simple con l’introduzione di un elemento diverso dalle classiche storie d’adulterio: l’eccentricità del killer, la sua sovrumana forza, il suo carattere indomito, il violento epilogo che assurge a tragicommedia da cartone animato.
In questo contesto, pur con toni edulcorati, si svolge la stralunata vicenda di una singolare coppia: un rapinatore di supermarket (Hi,Nicolas Cage) e una fotografa del carcere (Edwina, Holly Hunter) che a causa della sterilità di lei, decide di “sottrarre” dopo una serie di tentativi di adozione andati male, in maniera non propriamente legittima, il figlio di Nathan Arizona, colpevole, a detta loro, di essere fin troppo “fortunato” in quanto provvisto di numerosa prole. Le cose però si complicano: l’arrivo dei due avanzi di galera Gaie ed Evelle, ex compagni di cella del fu delinquente Hi mettono a dura prova la serenità di una famiglia appena costituita sulla cui apparente tranquillità aleggia anche il fantasma di uno spietato cacciatore di taglie, un omaccione residuato bellico di Easy Rider dai toni rudi, spietati e micidiali. Riuscirà la giovane coppia a sottrarre il pargolo dalla loro grinfie e a vivere felici e contenti?
Le sorprese non mancano e diverse sono le scene da ricordare tra cui spicca l’esilarante furto notturno di pannolini al supermercato ad opera dello stralunato Hi con conseguente inseguimento di un negoziante sin troppo solerte, reduce dal mondo di Tex Willer, della polizia e degli immancabili cani. Per non citare poi il duello “spaghetti western” finale e l’umoristica scena del rapimento della banca con bambino annesso..
C’e’ tuttavia nell’aria troppo barocchismo senza un equilibrio degno di nota: le tinte surreali della storia sono fini a sé stesse, quasi a dimostrare il talento visionario dei due fratelli americani nel produrre situazioni al vetriolo totalmente imprevedibili. Purtroppo, quel giusto ritmo incalzante che avrebbe reso grande Ladykillers una decina d’anni più tardi è solo vagamente accennato e la perversione intima dei due geni del male dimostrata nel promettente Blood Simple, è qui giustapposta a inseguimenti e fughe dalla realtà in salsa tragica-comica.
Un messaggio di fondo comunque rimane: la speranza è l’ultima a morire ma alla fine è destinata a perire. Nel segno del cinismo.
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dario
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domenica 22 marzo 2015
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surreale
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L'ironia dei Coen è profonda, raffinata ed efficace. Tutto sopra le righe in questo film, ma quasi non lo si avverte. La storia fila liscia sciorinando apparenti assurdità, come fossero cose normali. Le assurdità sono metafore pesanti, escogitate per demitizzare la società americana. L'operazione riesce alla perfezione: i Coen divertono e fanno pensare, pur arrivando a suggerire che lo stesso pensiero non vada preso troppo sul serio. Il miglior Cage di sempre (di solito un mezzo disastro) e bravissimi anche gli altri. L'accoppiata Goodman-Forsyte è irresistibile. Regia esemplare.
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tarantinofan96
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lunedì 10 febbraio 2014
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raising arizona
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Un detenuto che commette rapine con armi scariche esce ed entra continuamente di prigione finchè un giorno decide di sposare la poliziotta che fa le foto segnaletiche ai carcerati. I due decidono di avere un bambio, ma lei non può averne e così la coppia decide di rapirne uno a un ricco industriale. Arizona Junior (Raising Arizona) è fondamentalmente una commedia divertente piena di situazioni surreali e grottesche, come l'inseguimento da parte dei cani dalla casa fino al centro commerciale, in cui trapela tutto lo humor (anche nero) dello stle dei fratelli Coen. Tutto il film è un teatro di situazini, luoghi e perfino personaggi grotteschi che non vogliono (volutamente) e non devono essere presi sul serio e anche una miscela di generi ben costruita: oltre alla commedia che è il genere principale si respira aria di crime movie, road movie e perchè no anche di western movie, ma anche un pochino di dramma verso il finale anche un po commovente se vogliamo.
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Un detenuto che commette rapine con armi scariche esce ed entra continuamente di prigione finchè un giorno decide di sposare la poliziotta che fa le foto segnaletiche ai carcerati. I due decidono di avere un bambio, ma lei non può averne e così la coppia decide di rapirne uno a un ricco industriale. Arizona Junior (Raising Arizona) è fondamentalmente una commedia divertente piena di situazioni surreali e grottesche, come l'inseguimento da parte dei cani dalla casa fino al centro commerciale, in cui trapela tutto lo humor (anche nero) dello stle dei fratelli Coen. Tutto il film è un teatro di situazini, luoghi e perfino personaggi grotteschi che non vogliono (volutamente) e non devono essere presi sul serio e anche una miscela di generi ben costruita: oltre alla commedia che è il genere principale si respira aria di crime movie, road movie e perchè no anche di western movie, ma anche un pochino di dramma verso il finale anche un po commovente se vogliamo. Gli attori sono tutti bravi, compreso Nicolas Cage che è perfetto nella parte del protagonista e bravo come sempre John Goodman nella aprte del detenuto evaso. Girato perfettamente dai Coen, Arizona Junior è un film che resterà nel tempo e dal quale i fratelli registi prenderanno spunto per tutte le loro opere future.
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antonio baldini
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sabato 28 marzo 2020
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per essere dei coen un po' poco
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Lo stile è il loro, si intravede anche un doppio significato a una trama che di per sé sarebbe abbastanza frivola Però il tutto rende poco; rispetto a un mister hula hoop dove l'ingenuità di Tim Robbins e la dimensione onirica del film grazie a una trama ben costruita legano insieme suggerendoci il messaggio che i registi vogliono passarci, qui non regge sebbene l'impianto sia simile , complice anche una sceneggiatura meno riuscita I personaggi faticano a mostrare una qualche introspezione (giusto il protagonista una tantum) o semplicemente a far ridere risultando troppo demenziali (i due evasi); la tipica concatenazione di eventi dei coen non appassiona. La parte più riuscita è quella prima della comparsa del titolo D'altronde non si può segnare ogni colpo, soprattutto dopo un
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Lo stile è il loro, si intravede anche un doppio significato a una trama che di per sé sarebbe abbastanza frivola Però il tutto rende poco; rispetto a un mister hula hoop dove l'ingenuità di Tim Robbins e la dimensione onirica del film grazie a una trama ben costruita legano insieme suggerendoci il messaggio che i registi vogliono passarci, qui non regge sebbene l'impianto sia simile , complice anche una sceneggiatura meno riuscita I personaggi faticano a mostrare una qualche introspezione (giusto il protagonista una tantum) o semplicemente a far ridere risultando troppo demenziali (i due evasi); la tipica concatenazione di eventi dei coen non appassiona. La parte più riuscita è quella prima della comparsa del titolo D'altronde non si può segnare ogni colpo, soprattutto dopo un gran film come Blood Simple
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