marko
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martedì 9 gennaio 2007
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la prima volta della coppia d'oro de niro-scorsese
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Mean Streets è uno di quei film dei quali lo spettatore si può innamorare.
E verrà utilizzato dai posteri, così come oggi nei musei avviene per qudri e sculture di grandi artisti agli esordi, per studiare i primi ma già robusti vagiti di due mostri sacri del cinema post epoca d'oro hollywoodiana.
In Mean Steets, ciò che strega non è la trama, ma l'abilità del regista nel restituire a chi guarda il sapore di certe giornate vissute , "in strada, da giovani italoamericani nel periodo in cui furono edificate le Twin Towers.
De Niro, nella costruzione del personaggio Johnny Boy, incarna il paradigma del ragazzo di strada, violento, egoista, schiavo del mito del guadagno facile- emblematiche le richieste rivolte al cugino per lavorare con un boss della zona .
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Mean Streets è uno di quei film dei quali lo spettatore si può innamorare.
E verrà utilizzato dai posteri, così come oggi nei musei avviene per qudri e sculture di grandi artisti agli esordi, per studiare i primi ma già robusti vagiti di due mostri sacri del cinema post epoca d'oro hollywoodiana.
In Mean Steets, ciò che strega non è la trama, ma l'abilità del regista nel restituire a chi guarda il sapore di certe giornate vissute , "in strada, da giovani italoamericani nel periodo in cui furono edificate le Twin Towers.
De Niro, nella costruzione del personaggio Johnny Boy, incarna il paradigma del ragazzo di strada, violento, egoista, schiavo del mito del guadagno facile- emblematiche le richieste rivolte al cugino per lavorare con un boss della zona .
Sembra, Johnny Boy , il Vincent Vega di Pulp Fiction prima dell'incontro con Marsellus Wallace; sembra, pertanto, il padre di tutti gli skizzati che il cinema dagli anni 70 in poi ci regalerà.
E l'interpretazione di De Niro desta ancor più ammirazione se la si confronta con quella cronologicamente più vicina dell'Attore ma, al contempo, dallo stile recitativo più diverso : il carismatico e giovane Vito Corleone.
Di johnny Boy, tenta, invano, di prendersi cura, Charlie, il personaggio interpretato da un misurato Harvey Keitel, che tenta così di dare un senso alle sue giornate divise dalla frequentazione di un locale , il lavoro per il boss zio, l'amore per la cugina e, vero lavoro, l'evitare la deriva del sardonico e ghignante De Niro. In particolare, in tutto il film Scorsese ricollega le ansie di Charlie (Keitel) per il parente ad una singolare volontà di espiazione di peccati, disegnandone pertanto la figura di un ragazzo di strada, inserito in ambienti criminali, soggiogato da arcaiche convinzioni cattoliche, figura iper realistica se pensiamo ai destini che, come spesso il regista ha ripetuto nelle sue interviste, toccavano alternativamente ai giovani italoamericani : prete o gangster, o, guardando, in casa nostra, a tristi e non folkloristiche realtà quali ad es. La Madonna della Camorra.
Last but not least, la New York del film. La New York di Mean Streets non è la città palesemente nemica di Taxi driver, ma ha un rapporto più ambiguo coi protagonisti. La fotografia del film, abbondante di toni rossi e scuri, sembra suggerire l'identificazione di NY con l'inferno del titolo, ma è un inferno quasi indulgente coi suoi ospiti, Johnny Boy è libero di scorrazzarvi, sparare verso l'Empire State Building, far esplodere bidoni, lottare col cugino utilizzando come armi dei bidoni della spazzatura, scazzottare, sempre impunemente fino al sincopato finale in cui proprio l'improvvisamente inevitabile fuga dalla città infligge al nostro il sanguinoso prezzo del suo modus vivendi.
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danilodac
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sabato 7 novembre 2009
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mean streets- il primo vero scorsese
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Charlie trascorre la sua vita nel quartiere di Little Italy di New York. Tra mille problemi (uno zio mafioso, l’ambizione di diventare qualcuno, la salvaguardia del suo mattocchio amico Johnny Boy e la difficile relazione con sua cugina ) si interroga sui dilemmi dell’esistenza e i misteri dell’umana sofferenza.
Scorsese descrive, con ammirevole puntiglio da antropologo, la tormentata vita di un quartiere affollato da personaggi nevrotici, ambiziosi, estremi. L’asse portante della narrazione è affidato a Charlie (Harvey Keytel), piccolo gangster eternamente in conflitto con la propria coscienza umana e religiosa, smanioso di scoprire una maniera con la quale pagare i suoi “debiti”.
E’ un film ruvido, affidato molto alle improvvisazioni degli interpreti e alla loro poliedricità.
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Charlie trascorre la sua vita nel quartiere di Little Italy di New York. Tra mille problemi (uno zio mafioso, l’ambizione di diventare qualcuno, la salvaguardia del suo mattocchio amico Johnny Boy e la difficile relazione con sua cugina ) si interroga sui dilemmi dell’esistenza e i misteri dell’umana sofferenza.
Scorsese descrive, con ammirevole puntiglio da antropologo, la tormentata vita di un quartiere affollato da personaggi nevrotici, ambiziosi, estremi. L’asse portante della narrazione è affidato a Charlie (Harvey Keytel), piccolo gangster eternamente in conflitto con la propria coscienza umana e religiosa, smanioso di scoprire una maniera con la quale pagare i suoi “debiti”.
E’ un film ruvido, affidato molto alle improvvisazioni degli interpreti e alla loro poliedricità.
Indaga sull’esistenza di un Dio, alternando spensierati momenti di umorismo a fulminee sequenze di violenza (memorabile la rissa in un biliardo) degne del futuro Scorsese.
Più che la storia contano i personaggi, i loro rapporti, le invidie, i soprusi, la violenza, il denaro. E la morte costantemente dietro l’angolo.
Non ha la pretesa di dimostrare, mostra soltanto. Anche la narrazione non ha un preciso processo evolutivo, è solamente affidata ad un corso di eventi che rientrano nella quotidianità di un luogo costantemente in movimento, quasi fisico. L’atmosfera è mirabilmente resa dalla sgranata fotografia di Kent Wakeford e da un montaggio (Sid Levin) ora sperimentale, ora classico.
Grande squadra di attori, tutti dalle facce giuste. Merita un posto d’onore nella classifica dei gangster movie scorsesiani.
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alberto
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giovedì 25 ottobre 2007
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epocale
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non sono d'accordo con chi giudica mean streets quale un film minore di scorsese. è questa in realtà la pietra angolare dell'intero cinema scorsesiano, più personale di goodfellas, sicuramente più sentito di taxi driver la cui sceneggiatura - si sa - non è opera del regista newyorkese...... punto di riferimento e di rottura non solo nella poetica scorsesiana, ma anche di tutta la cinematografia americana che ne seguirà...... come non pensare ai debiti che altri grandissimi registi hanno nei confronti di questo piccolo enorme gioiello? si guardi a "fa la cosa giusta" di spike lee o ancora, e forse di più, al "cattivo tenente" di ferrara: questo ultimo in particolare, sembra offrire ad uno sguardo che voglia essere attento, un non tanto dissimulato tributo alle strade basse di scorsese e ciò è tanto più evidente se si considera la tematica trattata, la scelta dell'attore protagonista (un Harvey Keitel al diapason del suo lirismo), persino la colonna sonora, un carillon tenero e inquietante che vede keitel avvinghiato a due puttane e che risuona 20 anni dopo un passo a due di cui lo stesso harvey è il disperato ciondolante interprete.
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non sono d'accordo con chi giudica mean streets quale un film minore di scorsese. è questa in realtà la pietra angolare dell'intero cinema scorsesiano, più personale di goodfellas, sicuramente più sentito di taxi driver la cui sceneggiatura - si sa - non è opera del regista newyorkese...... punto di riferimento e di rottura non solo nella poetica scorsesiana, ma anche di tutta la cinematografia americana che ne seguirà...... come non pensare ai debiti che altri grandissimi registi hanno nei confronti di questo piccolo enorme gioiello? si guardi a "fa la cosa giusta" di spike lee o ancora, e forse di più, al "cattivo tenente" di ferrara: questo ultimo in particolare, sembra offrire ad uno sguardo che voglia essere attento, un non tanto dissimulato tributo alle strade basse di scorsese e ciò è tanto più evidente se si considera la tematica trattata, la scelta dell'attore protagonista (un Harvey Keitel al diapason del suo lirismo), persino la colonna sonora, un carillon tenero e inquietante che vede keitel avvinghiato a due puttane e che risuona 20 anni dopo un passo a due di cui lo stesso harvey è il disperato ciondolante interprete...... per questi e altri versi mean streets può essere considerato un film spartiacque, tanto disperato e violento da tagliare i ponti col passato e nello stesso tempo ricostituirne altri che si protendono decisamente nel magma del neorealismo italiano, magma dal quale scorsese ha tratto linfa, tanto originale da poter essere considerato il "fino all'ultimo respiro" di godardiana memoria della cinematografia americana, il solco che separa due epoche. e scusate se è poco
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adriano sgarrino
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martedì 13 ottobre 2009
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mean streets
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Paese di prod.: USA Anno: 1973 Di: Martin Scorsese Con: Harvey Keitel, Robert De Niro, Amy Robinson, Richard Romanus, David Proval, Robert Carradine, David Carradine. Charlie (Keitel) vive a Little Italy, trascorrendo le giornate con i suoi amici scapestrati. Suo zio è pronto ad offrirgli un buon posto di lavoro, ma Charlie si fa trascinare troppo dall'amicizia con Johnny Boy (De Niro) e dall'amore verso la sua cugina epilettica (Robinson). Uno dei capolavori di Scorsese, in cui la sua "italianità" emerge con commovente sincerità e sentita partecipazione. Il regista (autore anche della sceneggiatura assieme a Mardik Martin) è straordinario nel dare voce alle bravate di questi poveri diavoli, non già giudicandoli per la vita che conducono quanto piuttosto cercando di illustrarne vizi e virtù in un contesto sociale potentemente desolante (lo zio di Charlie, per quanto si impegni a dare consigli assennati al nipote, è pur sempre un mafioso).
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Paese di prod.: USA Anno: 1973 Di: Martin Scorsese Con: Harvey Keitel, Robert De Niro, Amy Robinson, Richard Romanus, David Proval, Robert Carradine, David Carradine. Charlie (Keitel) vive a Little Italy, trascorrendo le giornate con i suoi amici scapestrati. Suo zio è pronto ad offrirgli un buon posto di lavoro, ma Charlie si fa trascinare troppo dall'amicizia con Johnny Boy (De Niro) e dall'amore verso la sua cugina epilettica (Robinson). Uno dei capolavori di Scorsese, in cui la sua "italianità" emerge con commovente sincerità e sentita partecipazione. Il regista (autore anche della sceneggiatura assieme a Mardik Martin) è straordinario nel dare voce alle bravate di questi poveri diavoli, non già giudicandoli per la vita che conducono quanto piuttosto cercando di illustrarne vizi e virtù in un contesto sociale potentemente desolante (lo zio di Charlie, per quanto si impegni a dare consigli assennati al nipote, è pur sempre un mafioso). In tal senso, le parole pronunciate da Charlie all'inizio - "I peccati non si scontano in chiesa, si scontano per le strade. Il resto è tutta una balla" - suonano come una triste verità, che sentenzia, qualora ce ne fosse stato bisogno, il destino di crudeltà e violenza cui sono costretti lui ed i suoi amici.
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brando fioravanti
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lunedì 4 giugno 2012
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realistico
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Un giovane ragazzo credente e con buoni propositi si trova a lavorare con il suo zio mafioso e a dover continuamente guardare il suo scapestrato amico. Non cè via d'uscita. Alla fine rimarra ferito durante l'uccisione del suo amico dopo una grave bravata. L'ambiente in cui si cresce prevale su tutto. Stile curatissimo, grandioso per i suoi tempi. Keitel e De Niro una rivelazione. Le immagini crude sono di grande effetto anche oggi.
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tomdoniphon
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mercoledì 21 maggio 2014
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il primo film importante di scorsese
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A Little Italy Charlie aspira alla vita di "rispettabilità" che gli offre lo zio mafioso, ma nel contempo non riesce a rinunciare ad una vita agra con amici balordi, tra i quali spicca Johnny Boy (De Niro) che alla fine la farà troppo grossa. Il primo film importante di Scorsese, con al centro un tema portante della sua filmografia: il conflitto tra la religione cattolica e la vita dell'ambiente criminale ("I peccati non si scontano in chiesa, ma per le strade. Il resto è tutta una balla"). Lo stile è già quello dei suoi futuri capolavori: ritmo frenetico, con sapiente uso della musica che alterna i Rolling Stones ed i cantuatori italiani degli anni '50.
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A Little Italy Charlie aspira alla vita di "rispettabilità" che gli offre lo zio mafioso, ma nel contempo non riesce a rinunciare ad una vita agra con amici balordi, tra i quali spicca Johnny Boy (De Niro) che alla fine la farà troppo grossa. Il primo film importante di Scorsese, con al centro un tema portante della sua filmografia: il conflitto tra la religione cattolica e la vita dell'ambiente criminale ("I peccati non si scontano in chiesa, ma per le strade. Il resto è tutta una balla"). Lo stile è già quello dei suoi futuri capolavori: ritmo frenetico, con sapiente uso della musica che alterna i Rolling Stones ed i cantuatori italiani degli anni '50. Il fascino del cinema di Scorsese sta nella mirabile combinazione tra il ritmo del cinema classico hollywoodiano e lo sguardo nei confronti della realtà proprio del cinema neorealista italiano. Anche se i personaggi non sono delineati tutti alla perfezione, il film risulta essere uno dei più sinceri del regista, come "I Vitelloni" lo era stato per Fellini. Ottimo Harvey Keitel nella parte di Charlie, anche se il giovane De Niro (al suo primo film con Scorsese) rischia più volte di rubargli la scena.
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samanta
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domenica 19 febbraio 2023
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uno scorsese non ancora al massimo
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Il film uscì nel 1973 Martin Scorsese che era al suo terzo film attirò l'attenzione positiva della critica, dopo ci sarà una carriera eccezionale di quasi 50 anni con film di alto livello (Taxi Driver, Toro scatenato) con alternarsi di flop (New York) e successi (Il colore dei soldi) con cadute di gusto e volgarità (L'ulttima tentazione di Cristo, Wolf di Wall Street) e anche la conquista dell'Oscar con Departed, i suoi attori cult sono Di Niro e Di Caprio.
Il film è ambientato a Little Italy Brooklin un borgo abitato come dice il nome da immigrati o discendenti di immigrati italiani, il protagonista è Charlie (Harvey Keitel discreto attore e caratterista; Taxi driver, I duellanti, Thelma&Louise) un giovanotto senz'arte né parte che cerca di arrangiarsi protetto dallo zio Giovanni boss mafioso sperando che gli dia un posto, ha una religiosità profonda ma formale e ossessiva, ed è l'amante di Teresa (Amy Robinson) cugina di Johnny (Robert De Niro) altro protagonista.
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Il film uscì nel 1973 Martin Scorsese che era al suo terzo film attirò l'attenzione positiva della critica, dopo ci sarà una carriera eccezionale di quasi 50 anni con film di alto livello (Taxi Driver, Toro scatenato) con alternarsi di flop (New York) e successi (Il colore dei soldi) con cadute di gusto e volgarità (L'ulttima tentazione di Cristo, Wolf di Wall Street) e anche la conquista dell'Oscar con Departed, i suoi attori cult sono Di Niro e Di Caprio.
Il film è ambientato a Little Italy Brooklin un borgo abitato come dice il nome da immigrati o discendenti di immigrati italiani, il protagonista è Charlie (Harvey Keitel discreto attore e caratterista; Taxi driver, I duellanti, Thelma&Louise) un giovanotto senz'arte né parte che cerca di arrangiarsi protetto dallo zio Giovanni boss mafioso sperando che gli dia un posto, ha una religiosità profonda ma formale e ossessiva, ed è l'amante di Teresa (Amy Robinson) cugina di Johnny (Robert De Niro) altro protagonista. Johnny è un ragazzo squilibrato, pieno di debiti di gioco che non vuole pagare, oltretutto Charlie aveva garantito per lui con Michael (Richard Romanus) uno strozzino malavitoso. La vicenda finisce con un finale tragico: Johnny completamente fuori senno non solo non paga Michael ma lo ridicolizza in pubblico e lo minaccia con la pistola. Lo strozzino assolda un killer perché lo uccida, Charlie con Teresa i cui parenti non vogliono che lo sposi e Johnny decidono di fuggire dal quartiere, ma sono inseguiti dal killer che spara ferendoli tutti e tre, Johnny si allontana il film lasciando irrisolta la sua fine, mentre gli altri 2 sono soccorsi dall'ambulanza.
Il film anche se ha lanciato Scorsese mi ha un pò deluso, certamente è inferiore al successivo Taxi Driver, Scorsese ha dipinto un ambiente del 1973 ma il regista pensava a Little Italy di 20 e più anni prima al tempo della sua infanzia. Nel 1973 quando è ambientato il film la mafia non viveva certo del "pizzo" ma era nel pieno, da anni, del business della droga che controllava anche dall'altra parte dell'oceano, oltrettto toccare Charlie parente di un mafioso equivaleva ad una condanna a morte, imperavano in quegli anni Genovese e Lombardo che non scherzavano. In complesso la storia appare come una vicenda incerta che non si sa come farla finire se non con un finale vago, Charlie non è ben delineato appare troppo macchiettistico: un bigotto che agisce come un pagano anche se parla con gli amici di bagordi dei ritiri spirituali (...!), non soccorre poi l'interpretazione opaca di Harvey Keitel, in compenso De Niro fa una eccezionale performance recitativa, interpretando un Charlie psicopatico e fuori di testa capace solo di fare male a sé e agli altri in una solitudine angosciante; mediocri gli altri comprimari ed Amy Robinson che si esibisce in un nudo integrale. La critica allora fu entusiasta probabilmente perché rompeva gli schemi narrativi abituali, dopo 50 anni il giudizio è diverso: un film più che discreto diretto da un abile regista. anche se emergono le 2 ossessioni irrisolte di Scorsese: la religione cattolica e il sesso che costituiscono dei limiti alla sua pur sempre ottima capacità tecnica e narrativa.
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remma
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domenica 8 dicembre 2013
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mean streets: il manuale di tarantino.
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senza questo film non ci sarebbe stato Tarantino e probabilmente
nemmeno Guy Ritchie. inoltre è interessante vedere i primi passi della
carriera cinematografica di De Niro, Keitel e Scorsese. il primo
lungometraggio di Scorsese (appunto "mean streets") ha creato un
modello di regia per i futuri crime movies, infatti come Scorsese si è
ispirato a Rossellini (vedere le riprese della parata di S gennaro che
hanno un ruolo determinante in "viaggio in italia" di Rossellini),
Tarantino si è ispirato a Scorsese (vedere come la scena in cui Charlie
entra ballando nel bar sarebbe potuta benissimo essere in un film di
Tarantino).
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senza questo film non ci sarebbe stato Tarantino e probabilmente
nemmeno Guy Ritchie. inoltre è interessante vedere i primi passi della
carriera cinematografica di De Niro, Keitel e Scorsese. il primo
lungometraggio di Scorsese (appunto "mean streets") ha creato un
modello di regia per i futuri crime movies, infatti come Scorsese si è
ispirato a Rossellini (vedere le riprese della parata di S gennaro che
hanno un ruolo determinante in "viaggio in italia" di Rossellini),
Tarantino si è ispirato a Scorsese (vedere come la scena in cui Charlie
entra ballando nel bar sarebbe potuta benissimo essere in un film di
Tarantino). La musica napoletana che spesso irrompe nel film crea una
cornice perfetta per De Niro e Keithel, che riescono ad incarnare
perfettamente le figure di due ragazzi italoamericani nella New York
degli anni 70. Non si parla di eroi o cattivi, non ci sono divisioni
nette tra il bene ed il male, la linea è sottile e sfumata, l'unica
distinzione si può fare nei confronti di Charlie che si dimostra sempre
un personaggio positivo. i due protagonisti fanno parte della malavita,
ma non si parla di malavitosi in stile Tony Montana (scarface) ricchi e
potenti, anzi ci vengono mostrati personaggi che vivono nella squallida
mediocrità e che avremmo potuto trovare davvero in quegli anni in quei
luoghi (little Italy). interpretazione magistrale di Keitel ma
soprattutto di De Niro, i due danno vita ad una coppia cinematografica
perfetta, si completano. inquadrature e riprese innovative (il film è
del 1973). Non manca l'ironia, assolutamente da vedere.
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francesco di benedetto
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lunedì 10 novembre 2003
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bellissimo
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Soprattutto belli i personaggi, le loro imperfezioni, la loro verità. Lontano dai vezzi di una politica d'autore che sembra ricordare ad ogni inquadratura di esserci (Taxi driver e Toro scatenato sono a tratti film insopportabili), lontano dai quattrini Scorsese dà se stesso e il suo mondo come un puro atto d'amore.
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