simona finocchiaro
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giovedì 26 gennaio 2006
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un vero cult
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Ho visto finalmente “La rabbia giovane” dello scrittore-regista Terrence Malick, lo definirei un vero cult. Protagonista è una giovane coppia di ribelli: Kit (interpretato da Martin Sheen) assomiglia un pò a James Dean e la sua ragazza Holly (Sissy Spacek), che all'inizio degli anni '60 vagabonda per gli States senza meta commettendo numerosi crimini credendo che sia solamente un gioco. Il film fu ispirato ad un fatto di cronaca, una vicenda di follia omicida realmente accaduta nel Midwest degli Stati Uniti intorno al 1958.
La particolarità della pellicola è il raccontare attraverso la voce “fuori campo” dell’attrice Sissy Spacek la violenza e la solitudine dei personaggi che percorrono degli spazi sconfinati (vengono lette le pagine del suo diario).
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Ho visto finalmente “La rabbia giovane” dello scrittore-regista Terrence Malick, lo definirei un vero cult. Protagonista è una giovane coppia di ribelli: Kit (interpretato da Martin Sheen) assomiglia un pò a James Dean e la sua ragazza Holly (Sissy Spacek), che all'inizio degli anni '60 vagabonda per gli States senza meta commettendo numerosi crimini credendo che sia solamente un gioco. Il film fu ispirato ad un fatto di cronaca, una vicenda di follia omicida realmente accaduta nel Midwest degli Stati Uniti intorno al 1958.
La particolarità della pellicola è il raccontare attraverso la voce “fuori campo” dell’attrice Sissy Spacek la violenza e la solitudine dei personaggi che percorrono degli spazi sconfinati (vengono lette le pagine del suo diario).
Da sottolineare che questo film è stato un modello per altri registi:
Oliver Stone (Natural Born Killers), Ridley Scott (Thelma & Louise), David Lynch (Cuore selvaggio), Steven Spielberg (Sugarland Express) e Gabriele Salvatores (Io non ho paura).
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theconformist
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martedì 8 febbraio 2011
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il primo malick non si scorda mai...
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Film d'esordio del texano Terrence Malick, Badlands tratta le disavventure di Kit (Martin Sheen) - conforme anticonformista col mito di James Dean - e Holly (Spacek) - ingenua ragazzina cresciuta nella periferia americana - fuggiti insieme dopo aver ucciso il padre di quest'ultima. Privo di moralismi di ogni tipo, e caratterizzato da una sorta di apatia che lo avvolge quasi misteriosamente - nel senso che ci è difficile comprenderla, e forse accettarla - si tratta di un film a-drammatico (“non più tragico”, parafrasando Carmelo Bene), in cui alle vicissitudini umane si accompagna la voce fuori campo di Holly - soave e delicata come una canzone di sottofondo, didascalica ed ingenua nella sua analisi superficiale della vita.
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Film d'esordio del texano Terrence Malick, Badlands tratta le disavventure di Kit (Martin Sheen) - conforme anticonformista col mito di James Dean - e Holly (Spacek) - ingenua ragazzina cresciuta nella periferia americana - fuggiti insieme dopo aver ucciso il padre di quest'ultima. Privo di moralismi di ogni tipo, e caratterizzato da una sorta di apatia che lo avvolge quasi misteriosamente - nel senso che ci è difficile comprenderla, e forse accettarla - si tratta di un film a-drammatico (“non più tragico”, parafrasando Carmelo Bene), in cui alle vicissitudini umane si accompagna la voce fuori campo di Holly - soave e delicata come una canzone di sottofondo, didascalica ed ingenua nella sua analisi superficiale della vita.
La natura, con la sua sconfinata bellezza, sembra bastare a sé stessa; non ha bisogno di giudicare così come non può essere giudicata: è leopardiana in quanto estranea ed indifferente alle vicende umane. Ecco che il diramarsi degli eventi non diventa che una scusa per mostrare l'alienazione e l'inconsistenza dell'essere umani. Sullo sfondo bruciato di sterminate praterie, con la chimera mai raggiunta delle montagne canadesi, Kit e Holly dissolvono il loro amore nell'impossibile speranza di una vita felice. Con questo film nasce a tutti gli effetti uno degli autori più intensi ed unici nella storia del cinema americano.
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jacopo b98
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mercoledì 21 agosto 2013
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il primo malick è già un capolavoro (e un culto)!
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Kit (Sheen), spazzino in Texas, si innamora (?) di Holly (Spacek), di dieci anni più giovane. Il padre di lei (Oates), si oppone alla loro relazione e il giovane lo uccide. I due scappano e, nel loro viaggio si lasciano dietro una scia di sangue e violenza. Magistrale esordio alla regia di Terrence Malick, che negli anni a venire contribuirà a scolpire l’immaginario cinematografico con capolavori della portata di La sottile linea rossa e The Tree of Life. È una storia di per sé non originalissima e, almeno in parte, già vista, ma ciò che conta, nel cinema di Terrence Malick, è il modo di raccontare. Il respiro epico che egli è capace di infondere alle immagini è degno dei più navigati registi e la delicatezza con cui egli mette in immagini una storia di per sé drammatica è eccezionale.
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Kit (Sheen), spazzino in Texas, si innamora (?) di Holly (Spacek), di dieci anni più giovane. Il padre di lei (Oates), si oppone alla loro relazione e il giovane lo uccide. I due scappano e, nel loro viaggio si lasciano dietro una scia di sangue e violenza. Magistrale esordio alla regia di Terrence Malick, che negli anni a venire contribuirà a scolpire l’immaginario cinematografico con capolavori della portata di La sottile linea rossa e The Tree of Life. È una storia di per sé non originalissima e, almeno in parte, già vista, ma ciò che conta, nel cinema di Terrence Malick, è il modo di raccontare. Il respiro epico che egli è capace di infondere alle immagini è degno dei più navigati registi e la delicatezza con cui egli mette in immagini una storia di per sé drammatica è eccezionale. Kit, anche nelle scene più brutali, non è cattivo, anzi è simpatico, gentile, spiritoso, come dimostra la cattura finale da parte della polizia: viene subito preso in simpatia. E quando gli chiedono, perché lo fa lui risponde di non saperlo. Egli non ha motivazioni nella sua violenza. Ciò non lo fa un buono, ma neppure un cattivo. Infatti l’unico personaggio sadico e cattivo è proprio il padre di Holly, che le uccide il cane per punire la sua relazione con Kit. Ma il regista filma la violenza con distacco, non c’è nessuna spettacolarizzazione e così la violenza diventa ciò che è veramente: orrore. Grandiosa fotografia e musiche magnifiche condiscono le immagini delle desolate badlands. Se si guardano i successivi film di Malick, si fa fatica a trovare la mano dello stesso regista, tuttavia ci sono elementi invariati: la perizia nel filmare la natura, la delicatezza nel delineare i personaggi. Da non perdere. Oggi, vergognosamente, non è reperibile in DVD.
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stenoir
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sabato 26 maggio 2018
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e così arrivò malick...
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Non un film "normale" per l'esordio alla regia di Terrence Malick nel 1973; è la violenza a farla da padrone, non perchè esagerata in chissà quali scene di azione (anzi, praticamente assenti, se si esclude l'inseguimento finale), ma è la violenza gratuita, senza una logica se non solo per il gusto di metterla in pratica. I protagonisti sono il venticinquenne Kit (Martin Sheen) e Holly, dieci anni in meno (Sissy Spacek, che pur essendo di 8-9 anni più grande del personaggio che interpreta, con il suo viso grazioso e il fisico minuto, lascia il dubbio in chi la osserva che possa avere realmente l'età che ci viene presentata): lui che si atteggia a simil James Dean e lavora come netturbino ma viene licenziato perchè negligente; lei, originaria del Texas e orfana di madre, vive con un padre possessivo e despota (Warren Oates).
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Non un film "normale" per l'esordio alla regia di Terrence Malick nel 1973; è la violenza a farla da padrone, non perchè esagerata in chissà quali scene di azione (anzi, praticamente assenti, se si esclude l'inseguimento finale), ma è la violenza gratuita, senza una logica se non solo per il gusto di metterla in pratica. I protagonisti sono il venticinquenne Kit (Martin Sheen) e Holly, dieci anni in meno (Sissy Spacek, che pur essendo di 8-9 anni più grande del personaggio che interpreta, con il suo viso grazioso e il fisico minuto, lascia il dubbio in chi la osserva che possa avere realmente l'età che ci viene presentata): lui che si atteggia a simil James Dean e lavora come netturbino ma viene licenziato perchè negligente; lei, originaria del Texas e orfana di madre, vive con un padre possessivo e despota (Warren Oates). Conosciutisi per caso, i due provano subito attrazione l'uno per l'altra, tanto da trovare nell'uccisione del padre di lei, un ancora più forte legame di complicità. Partendo dal Sud Dakota, luogo dove tutto comincia, intraprendono un viaggio che li porterà ad attraversare diversi stati americani (scia di sangue annessa), con la volontà di giungere in Canada e rifarsi una vita. Orizzonti sterminati (Badlands è il titolo originale e significa Calanchi) alternati a una colonna sonora che, ad orecchi attenti, rimanda alle tonalità di Rain Man e Una Vita al massimo (entrambe le musiche sono di Hans Zimmer ed entrambi i film raccontano di una coppia "in fuga", per motivi differenti) fanno da cornice alla storia, spesso raccontata con voce fuori campo da Holly, una storia non difficile da immaginare come possa concludersi. La trama, è innegabile, ricorda un altro uomo e un'altra donna anch'essi fuggiaschi, ma ben più famosi: i famigerati Bonnie e Clyde che in Gangster Story di sei anni prima, seminano terrore e morte durante gli anni post grande depressione, mentre qui la vicenda si svolge alla fine degli anni 50. Il fatto di associare i due film è dovuto -anche- alla presenza del nome di Artur Penn (regista appunto di Gangster Story) che appare nei titoli di coda tra coloro che vengono ringraziati. Asciutto, laconico e sicuramente non proprio "morale", La Rabbia giovane rientra nel periodo della New Hollywood, quando registi che poi diventeranno vere e proprie leggende cinematografiche, come Coppola, Scorsese, Spielberg, agli inizi delle loro carriere, lasciano segni indelebili nel mondo del cinema. Questo film, logicamente, non può trovare posto tra alcuni capolavori dei Maestri sopraccitati, ma si tratta di un'opera che a dispetto dei suoi 45 anni, li porta tutto sommato bene e un cinefilo non potrà che apprezzarlo. Tre stelle e mezzo
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filippo catani
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giovedì 9 giugno 2011
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fuga a due
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Un giovane disadattato si innamora di una ragazza con un padre vedovo e possessivo. I due decidono di partire per un viaggio insieme ma il padre si oppone e viene ucciso dal ragazzo. A questo punto ai due non resta che una soluzione: la fuga. Nel frattempo il ragazzo alterna momenti dolci a uccisioni a sangue freddo mentre invece la ragazza scivola sempre più verso la disillusione e finisce per essere particolarmente confusa.
Opera prima di Malick, il film mostra subito quello che sarà un punto focale nelle (poche) opere del regista e cioè la narrazione con voce fuori campo. Assistiamo alle vicende di due ragazzini che, travolti inizialmente dal loro amore, iniziano quasi inconsapevolmente una rotta verso l'autodistruzione.
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Un giovane disadattato si innamora di una ragazza con un padre vedovo e possessivo. I due decidono di partire per un viaggio insieme ma il padre si oppone e viene ucciso dal ragazzo. A questo punto ai due non resta che una soluzione: la fuga. Nel frattempo il ragazzo alterna momenti dolci a uccisioni a sangue freddo mentre invece la ragazza scivola sempre più verso la disillusione e finisce per essere particolarmente confusa.
Opera prima di Malick, il film mostra subito quello che sarà un punto focale nelle (poche) opere del regista e cioè la narrazione con voce fuori campo. Assistiamo alle vicende di due ragazzini che, travolti inizialmente dal loro amore, iniziano quasi inconsapevolmente una rotta verso l'autodistruzione. I due alla lunga scoprono la loro incompatibilità di carattere ma soprattutto il ragazzo non riesce a dominare la sua anima cupa. Le problematiche dei due ragazzi unite insieme non portano che al disastro.
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gabriella
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domenica 10 luglio 2011
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calanchi.
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Un cult-movie questo drammatico dell'allora (anno 1973) esordiente regista statunitense (Texas) Terrence Malick.La folle corsa,attraverso i calanchi ( i badlans del titolo originale) del sud Dakota fino al Canada,di due giovani "sballati" che uccidono senza avere minimamente il concetto di che cosa sia il male e senza provare alcuna emozione,alcun rimorso,alcun pentimento.In contrapposizione la bellezza e la pace della natura nella quale si nascondono nel loro assurdo,sconcertante,disperato eppure imperturbabile viaggio.Un finale altrettanto sconvolgente ed impossibile.
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ralphscott
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lunedì 10 dicembre 2012
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malessere,noia e crimine
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Precursore del filone sul disagio giovanile che sfocia nella violenza cieca. Bellissimi paesaggi,valorizzati con una sceneggiatura naturalistica che ne asseconda la visione. Due personaggi bizzarri,situazioni sovente assurde. Le vittime predestinate del bislacco Kit reagiscono in modo serafico al pericolo,senza credibilità. E quando la coppia di sbandati viene catturata manca solo che le forze dell'ordite li portino in trionfo. Insomma,scelte estreme e discutibili che,tuttavia,non minano il fascino della vicenda.
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gianpaolo
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domenica 22 maggio 2005
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"made-in-u.s.a.
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Straordinario "affresco" della parte degradata e bigotta della provincia americana,.....la quale, è come se avesse indirettamente "Nutrito",....il lato depravato del protagonista contribuendone allo sviluppo,......indi accortasi che il "prodotto" da lei creato era difettoso,.....si è appellata al sistema,..il quale ha deciso di "rottamare" tale imperfezione.
Il tutto ci viene narrato attraverso una grandissima regìa,..in cui la condizione "semi-onirica" del protagonista, si interseca col tacito e "corrosivo" nichilismo insito nella vicenda.
Capolavoro!
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doctor love
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lunedì 15 gennaio 2007
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sconvolgente ma vuoto
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è vero: probabilmente il piattume della narrazione e l'essenzialità dei dialoghi sono creazioni ad arte e vogliono far emergere la banalità del male e l'amoralità dei protagonisti. L'omicida qui non è una figura ne' romantica ne' tantomeno eroica ma è un "normale", un comune e fastidioso mortale. Il tema non è mai andato fuori moda e la brutalità dello scontro generazionale si staglia sullo schermo, amaro e crudele. Solo che non lo "buca"; ho visto la versione originale (ma dubito che i doppiatori abbiano aggiunto vitalità) e la recitazione è talmente fredda e distante da risultare sgradevole e limitando il coinvolgimento emotivo. Anche nel più recente "Elephant" la normalità degli assassini era mostrata nella sua noiosa quotidianità, ma l'efficacia della struttura narrativa riusciva a dare una sensazione di tensione, qui totalmente assente.
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è vero: probabilmente il piattume della narrazione e l'essenzialità dei dialoghi sono creazioni ad arte e vogliono far emergere la banalità del male e l'amoralità dei protagonisti. L'omicida qui non è una figura ne' romantica ne' tantomeno eroica ma è un "normale", un comune e fastidioso mortale. Il tema non è mai andato fuori moda e la brutalità dello scontro generazionale si staglia sullo schermo, amaro e crudele. Solo che non lo "buca"; ho visto la versione originale (ma dubito che i doppiatori abbiano aggiunto vitalità) e la recitazione è talmente fredda e distante da risultare sgradevole e limitando il coinvolgimento emotivo. Anche nel più recente "Elephant" la normalità degli assassini era mostrata nella sua noiosa quotidianità, ma l'efficacia della struttura narrativa riusciva a dare una sensazione di tensione, qui totalmente assente. Mi spiace non essere riuscito ad apprezzarlo come la maggior parte hanno fatto, ma il Malik migliore resta quello della Sottile Linea Rossa (quello è un vero cult!)
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