Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York |
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Un film di Roman Polanski.
Con Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon, Sidney Blackmer, Maurice Evans.
continua»
Titolo originale Rosemary's Baby.
Fantastico,
durata 136 min.
- USA 1968.
MYMONETRO
Rosemary's Baby - Nastro rosso a New York
valutazione media:
4,13
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'incubo della maternitàdi molinari marcoFeedback: 2225 | altri commenti e recensioni di molinari marco |
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venerdì 12 agosto 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci sono film il cui giudizio, a causa di alcune strane circostanze o per dei tristi destini, non può essere imparziale, in quanto viene influenzato a priori dalla reputazione che si trascinano dietro. E Rosemary’s baby è inevitabilmente uno di questi, dal momento che è tristemente famoso per il fatto che il palazzo in cui si svolge l’intera vicenda si affaccia sulla stessa strada dove, in seguito, avrà luogo l’uccisione di John Lennon. O almeno così vuole la leggenda. Una coincidenza che, date le tematiche trattate nel film, non ha potuto far altro che scatenare le fantasie più sfrenate dei benpensanti dell’epoca e che ha contribuito, immancabilmente, ad imprimere alla pellicola un alone di mistero che nessun effetto speciale potrà mai eguagliare. Se poi si aggiunge la brutta fine che farà di lì a qualche anno Sharon Tate, moglie di Polanski all’epoca, l’etichetta di film maledetto non gliela toglie più nessuno. Date queste premesse, si comincia ad avere un po’ di paura ancor prima che la storia prenda avvio. E c’è da rimanere alquanto sconcertati quando poi ci si ritrova a dover fare i conti con dei titoli di testa in cui una panoramica leggiadra viene accompagnata da delle dolci note, e con dei caratteri, che rimandano piuttosto ad una commedia rosa che non ad un film horror. A tal punto che, fino a quando non compare il titolo dell’opera, si è assaliti dal dubbio che forse, per chissà quale strambo scherzo del destino, abbiamo sbagliato film. Ma ciò non accade, anche se l’impressione di un film ibrido difficilmente confinabile all’interno di un genere ben preciso resterà fino alla fine: siamo dinanzi ad un horror o a un thriller psicologico? La storia è quella di una giovane donna, dotata di una discreta educazione cattolica, che non vede l’ora di realizzare lo scopo della sua vita: mettere al mondo un bambino. Cosa che puntualmente avviene. A causa dell’invadenza dei suoi vicini di pianerottolo, tuttavia, il suo sogno assume sempre di più le tinte di un incubo opprimente. Viene allontanata dal suo medico di fiducia, il marito sembra prendere per oro colato tutto ciò che esce dalla bocca dei due vicini di casa, due incredibili vecchietti intenti a trascinarlo in una setta segreta che gli regalerà il successo, se solo è disposto a sacrificare il primogenito. L’unica persona che sembra voler dare una mano alla povera donna entra inspiegabilmente in coma e così lei resta sola con la paura che può recare l’avere una creatura in grembo. A Mia Farrow va attribuito gran parte della riuscita del film, visto che grazie alla sua magistrale interpretazione resteremo per sempre col dubbio se è il caso di fidarci, o meno, del suo personaggio. Ciò che abbiamo visto è stato frutto del delirio di una mente debole, facilmente suggestionabile a causa di alcune remore religiose, che viene letteralmente sconvolta da un difficile passo come quello della maternità? O effettivamente abbiamo a che fare con una povera eroina destinata a non essere creduta da nessuno (e quindi, in ultima analisi, anche da noi spettatori) e che è così costretta a combattere l’intero mondo da sola? L’inquietante scena finale, completamente fuori tono rispetto allo stile registico mostrato in precedenza, al punto da farla apparire quasi grottesca, potrebbe direzionarci verso la prima ipotesi. Ma potrebbe trattarsi anche di un abile escamotage per dare consistenza alla seconda opzione. L’unica cosa certa è che il film lascia con il fiato sospeso per tutta la sua durata.
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