I giovani leoni

Ammetto che descrivere la 2a guerra mondiale in 167' non è facile e forse il regista non ha nemmeno preteso di farlo e ci è riuscito. Ha, come lei dice, voluto descrivere il dramma umano nei confronti dell'orrore della guerra; e sia, ma lo ha fatto a colpi di luoghi comuni un po' semplificatori. Divide i militari tedeschi in due categorie, quelli convinti della "causa" nazista e quelli no. Agli ultimi non resta che disertare; gli altri o non si fanno domande e crepano (Shell) o dubitano della bontà della causa (Brando) e crepano lo stesso. Gli americani invece sono magari un po' bulli e razzisti in caserma, ma o vengono puniti o si comportano da soldati valorosi sul campo. Gli ebrei europei muoiono a milioni nei lager, quello americano (Clift) viene un po' maltrattato all'inizio, ma, pur essendo mingherlino, tiene duro e diventa un eroe; torna a casa sano e salvo per assicurare la continuità della specie "americani buoni" e un lieto fine consolatorio per gli spettatori più sensibili che hanno dovuto vedere tante crudeltà (solo da parte dei tedeschi, ovviamente).