La parola ai giurati [1]

Se si guarda la versione MGM per la televisione (1997) con Jack Lemmon nel ruolo del giurato "difensore" (cosiddetto n.8, nel film interpretato da Fonda), si capirà ancor più il problema che nasce da questo titolo. La storia in se stessa è valida; il testo parrebbe altrettanto e addirittura godibile anche solo alla lettura/ascolto. Ma tanto l''enfasi di cui sopra nella realizzazione cinematografica del 1957 (del tutto comprensibile considerata la destinazione) è presente in ogni "tipo" dei diversi personaggi, tanto ne è totalmente priva la versione TV di quarant''anni dopo, appena "aggiornata" nello svolgimento. Risulta, paradossalmente, che l''edizione Lumet pur grondante di enfasi e alle soglie del melodramma talora, è alla fine apprezzabile più della sobria ma noiosa versione 1957. In altre parole si è di fronte ad un testo che viene valorizzato o penalizzato da chi lo realizza e nelle predette edizioni si hanno due prove appunto agli estremi. "Troppo" la prima, "troppo" la seconda.
(Antonio Garganese)