Le chiavi del paradiso

Appena ventottenne, il giovane Peck, alla sua seconda prova da protagonista e senza precedenti esperienze nel cinema, regala una interpretazione eccellente, piena di intensità, passione e misura, tanto da meritare la nomination all'Oscar. La storia commovente di padre Chisholm, un prete cattolico americano inviato in una sperduta missione in Cina, copre oltre cinquant'anni di storia a cavallo tra 1800 e 1900, con tutte le difficoltà dell'adattamento ad una realtà complessa e rischiosa, con gli inevitabili contrasti e incomprensioni, ma anche con la soddisfazione di avere, alla fine, realizzato opere importanti, come giustamente gli verrà riconosciuto nel momento dell'addio. Dal punto di vista religioso il film presenta la duplice realtà di una vocazione sincera e umile - quasi “francescana” nell'accezione del poverello d'Assisi ma oggi anche papale -, contrapposta all'atteggiamento formale. “pomposo” e distante di altri prelati che, come si vedrà, fanno anche carriera. Padre Chisholm è l'esemplare della prima, pur con le sue contraddizioni, la sua sensazione di inadeguatezza, la sua costante ricerca del bene del prossimo. Il rapporto con la madre superiora – una ottima Rose Stradner – che giunge alla missione con grande superbia e arroganza, disprezzando quel “prete contadino” ma che po si ricrede conquistata dalla grandezza di padre Chisholm, è uno dei temi più interessanti del film che si snoda in un lunghissimo flash back, grazie alla lettura del diario di un Chisholm ormai molto anziano, fatta da un monsignore incaricato di decidere la sua collocazione dopo il pensionamento. La meravigliosa fotografia di Arthur Miller, rende il bianco e nero più bello ed efficace di qualunque “technicolor”; un esempio su tutti, la scena del dialogo notturno nella chiesa distrutta dai bombardamenti con un contrasto meraviglioso tra ombre e luci. Insomma un piccolo gioiello del cinema americano anni '40 che un cinefilo non dovrebbe perdere.