Opium War

Due militari americani, un ufficiale bianco e un soldato nero, sopravvivono miracolosamente alla caduta del loro elicottero e si ritrovano soli e sperduti sulle montagne dell'Afghanistan. A consolarli, solo un'immensa distesa di oppio, buono per far passare il dolore e la paura. S'imbattono quindi in un carroarmato talebano e si preparano all'assalto per poi scoprire che al suo interno vive una numerosa famiglia di donne e bambini, che l'uomo di casa ha lasciato nelle mani impotenti e inesperte del fratellino. Finiti suoi prigionieri, i due americani si ritrovano a condividere la vita quotidiana di una famiglia di civili e ad osservare gli effetti della guerra da una prospettiva molto diversa da quella che era stato chiesto loro di adottare.
Dal regista che per primo ha sfidato l'ostilità talebana per la diffusione delle immagini con la distribuzione internazionale di "Osama", arrivano con Opium War altre bellissime immagini d'inaudita tragedia, e l'ossimoro è obbligato, consustanziale.
Astanti e distanti, i due protagonisti compiono -lungo un arco narrativo semplicissimo e mai esile- un percorso che li porta indicibilmente vicino al cuore del loro bersaglio per poi scaraventarli all'indietro, in un finale impietoso. Da una situazione di partenza in cui l'incomunicabilità regna sovrana - i soldati sono in disaccordo tra loro, il contatto radio è compromesso, la famiglia li fraintende- Siddiq Barmak riesce a far nascere un momento di meravigliosa e letterale compassione, quando nella notte buia e terminale, i nemici scambiano silenziosamente la loro comune e più che mai disparata sofferenza. Prepotente e straziante torna quindi la distanza abissale quando nell'urna della democrazia, al posto del voto, finisce un feto.
Torna anche lo sguardo di "Osama": là una ragazzina spiava il mondo maschile, qui due militari spiano un gruppetto di civili, per scoprirsi vittime allo stesso modo e allo stesso modo condannati all'obbedienza di regole errate e ferree; là una bambina si travestiva da uomo per mantenere una famiglia rimasta senza maschi, qui un bambino si traveste da uomo per sopperire ad un capo famiglia che ha abbandonato tutti, incapace di sopportare la gelosia tra le tre mogli.
Opium War racconta la guerra senza mostrarla, si tiene su un registro leggero, ti spinge al sorriso, ma quando il cerchio del film si chiude ti dice che si è chiuso anche l'ultimo spiraglio. È allora che bisogna stare a guardare chi resta, solo e sperduto, sulle montagne dell'Afghanistan. 