Pietro Bianchi
Ricavare una cinematografia, e una cinematografia riuscita, dal celebre romanzo di Emily Bronté può essere considerato una specie di scommessa del direttore artistico Wyler con il dio che è preposto alle leggi artistiche del cinema.
Non è, si badi, che il romanzo come genere artistico in sé opponga delle difficoltà speciali alla trasposizione in linguaggio cinematografico. Tutt'altro; anzi, di tutte le arti il racconto è quello che si può versare più facilmente nel film; mentre il dramma per esempio, e checché ne pensino i praticoni, offre delle difficoltà tanto più grandi. [...]
di Pietro Bianchi, articolo completo (2768 caratteri spazi inclusi) su 11 Aprile 1941