Federica Lamberti Zanardi
La Repubblica
Tre sorelle: giovani, indipendenti, progressiste. Insomma le classiche figlie di intellettuali di sinistra. Tre sorelle, (Jimena, Elvira e Sol) che il giorno del compleanno di mamma devono affrontare un problema. Nuovo e inaspettato. La vetusta genitrice, pianista di successo che ha superato i sessant’anni, si è innamorata. E va beh che il nuovo amore è più giovane di lei, e va beh che si è già piazzato in casa cambiando la disposizione dei mobili. Ma il fatto che sia una donna questo no, proprio no, mamma non lo doveva fare. La commedia spagnola («deliziosa» la definisce Variety), A mia madre piacciono le donne, opera prima di due talentuose registe-sceneggiatrici, propone un tema fin qui poco esplorato dal cinema: che cosa succede se tua madre dopo anni di matrimonio e tarda separazione scopre di essere lesbica?
Ma il film, più che soffermarsi sull’aspetto sessuale della scoperta, si diverte ad indagare sugli sconvolgimenti profondi che la notizia provoca nell’identità delle tre figlie. In una sorta di Woody Allen iberico, la protagonista principale, infatti, è Elvira, la figlia di mezzo, (notoriamente la collocazione più complicata dal punto di vista psicologico) che sul lettino del suo psicanalista snocciola tutta la confusione e l’inquietudine che Ia scelta della madre le provoca. Ad interpretarla Leonor Watling già vista in Parla con lei di Pedro Almodovar (era Alicia la giovane in coma di cui è innamorato l’infermiere Benigno) a suo agio nel ruolo di ventenne insicura e dalle reazioni emotive esplosive. È la prima volta in Spagna che un gruppo di donne dirige un lungometraggio. Le due registe Inés Parìs (una laurea in filosofia) e Daniela Fejerman (laureata in psicologia) lavorano insieme da sette anni come sceneggiatrici. Ma una storia come questa, a sentir loro, non potevano solo scriverla, dovevano dirigerla: «Abbiamo scritto una storia che ci permettesse di parlare di una cosa che tutte due conosciamo bene: il modo speciale di guardare il mondo dei figli degli intellettuali di sinistra», spiega Inés Parìs. «Siamo una generazione educata alla libertà, all’introspezione psicologica, alla tolleranza sessuale. Ma non abbiamo più schemi di riferimento. La famiglia tradizionale è saltata, ma ancora non siamo riusciti ad elaborare una formula che ci salvi dalla confusione».
Una confusione che sembra travolgere le giovani sorelle ma non Sofia, la madre, (l’attrice Rosa Maria Sardà) ben determinata ad esplorare aspetti nuovi della sua personalità e a vivere una storia d’amore che finalmente la rende felice, «Volevamo raccontare un amore al di là dei fatto che era tra due donne. Ci interessava comunicare la dolcezza e la verità di questo sentimento». È come se questa donna di sessant’anni possedesse tutta la forza e l’energia che manca alle sue figlie. E anche una carica di leggerezza e erotismo insospettabili alla sua età.
Da Il Venerdì di Repubblica, 16 gennaio 2004
di Federica Lamberti Zanardi, 16 gennaio 2004