L'attrice se n'è andata il 27 dicembre a causa di un attacco cardiaco mentre si trovava su un aereo per Londra.
Figlia d'arte, attrice e sceneggiatrice americana, sospese la sua fortunata carriera da star quando fu all'apice del successo come interprete cinematografica, cioè dopo aver vestito i panni e le curiose acconciature della principessa Leila nella prima trilogia di Guerre stellari. Un ritiro dalle scene che fu doveroso per disintossicarsi dalla dipendenza da droga e alcol. Inizialmente considerata un'attrice maledetta, rilanciò il suo nome come "script doctor", una sorta di "meccanico" o "medico" delle sceneggiature hollywoodiane, che veniva reclutato quando alcuni dialoghi risultavano pesanti per determinati attori, registi o produttori.
Nata il 21 ottobre 1956 a Beverly Hills dall'attrice Debbie Reynolds e dal cantante Eddie Fisher. Il padre divorziò dalla madre quando lei aveva due anni per sposare la grande Elizabeth Taylor. Non fu facile per lei essere la figlia di un'attrice "ingombrante" come la Reynolds, tanto è vero che le due, pur amandosi alla follia, ebbero un rapporto conflittuale fino all'età adulta della Fisher e cioè quando, scritto tutto ciò che aveva da dire su sua madre in un romanzo autobiografico, sentì che fosse pronta per essere semplicemente se stessa, senza più pressioni o ansie provocate dalle aspettative materne.
Sorellastra di Joely Fisher e Tricia Leigh Fisher (entrambe attrici), studiò alla Central School of Speech and Drama di Londra e mosse i suoi primi passi come attrice teatrale accanto a sua madre ("Irene", 1975), salvo poi ottenere il suo primo ruolo sul grande schermo in Shampoo di Hal Ashby, accanto a Warren Beatty, lì anche nelle vesti di sceneggiatore. La Fisher ammirava Beatty. Non solo per la sua bellezza, ma anche per quella versatilità artistica e professionale che sperò, un giorno, di poter raggiungere. E lo raggiunse!
Purtroppo, seppur tentata dal primo progetto, la Fisher si rifiutò categoricamente di girare delle scene di nudo (necessarie per una certa scena nelle docce scolastiche) e così scelse il secondo, lasciando a Sissy Spacek il ruolo da protagonista in Carrie, con tanto di futura candidatura all'Oscar come miglior attrice protagonista! Fu proprio per questo suo drastico rigetto del nudo che non accettò neanche il ruolo di Emmeline in Laguna blu (1980), che andò infatti a Brooke Shields.
Così, seppur non sperando troppo nella riuscita di quella pellicola, che sarebbe stata intitolata Guerre stellari, si ritrovò diretta dal suo amico George Lucas. Fu in quegli anni che strinse amicizia anche con un giovane regista chiamato Steven Spielberg, che da lì in avanti la aiutò nei futuri momenti di grande difficoltà, fuori e dentro il set. Quello che la Fisher non si aspettò fu proprio che Lucas aveva ragione. Il pubblico andò matto per quel film di fantascienza e lei venne confermata per il resto della trilogia come attrice protagonista (L'Impero colpisce ancora di Irvin Kershner e Il ritorno dello Jedi di Richard Marquand). Il ruolo della principessa Leia la rese celebre in tutto il mondo, tanto da imporla come fondamentale personalità di uno dei più noti e proficui franchise cinematografici.
Carrie Fisher si presentò sul grande schermo come una ribelle guerriera, impegnata attivamente nella lotta contro il terribile Impero Galattico. Su Leia, in seguito, vennero scritte canzoni e dedicati persino documentari. Fu da subito un'icona del cinema, soprattutto per via dei costumi, che insinuarono la Fisher nell'immaginario comune degli spettatori addirittura come un sex symbol. In quest'ultimo caso, fu merito senza dubbio del bikini in metallo che indossò nelle scene in cui fu prigioniera di Jabba the Hutt!
Fra quegli e questi anni, purtroppo cominciarono i preoccupanti problemi di droga e abuso di alcol (che fra l'altro quasi compromisero proprio la realizzazione de Il ritorno dello Jedi). Costretta a farsi da parte per disintossicarsi, è tornata sulle scene solo per grandi cineasti o amici. Fu il caso di: The Blues Brothers (1980, all'interno del quale interpretò una misteriosa e folle donna che voleva uccidere John Belushi, con il quale fra l'altro ebbe una brevissima relazione sentimentale) di John Landis, Hannah e le sue sorelle (1986) di Woody Allen o Harry ti presento Sally (1989) di Rob Reiner. Si è resa anche disponibile per piccole apparizioni e camei, come in Austin Powers (1997), Scream 3 (2000), Jay & Silent Bob... Fermate Hollywood! (2002, dove lavorò di nuovo con Mark Hamill, suo vecchio compagno di set ai tempi di Guerre stellari), Charlie's Angels: più che mai (2003) e il bellissimo Maps to the Stars di David Cronenberg, dove recitò i panni di se stessa (come fece anche in Sex and the City e The Big Bang Theory).
Celebri anche i suoi no. Non volle interpretare Sarah Connor in Terminator (1984), lasciandola a Linda Hamilton. Non volle il ruolo di Kathryn Murphy in Sotto accusa (1988), che alla fine andò a Kelly McGillis. E, malgrado fosse stata scelta personalmente dall'autore William Goldman come ideale Bottondoro in La storia fantastica (1987), non volle vestire di nuovo i panni di un'altra principessa e lasciò il personaggio a Robin Wright.
Grazie alla sua passione per la scrittura, fu importante anche la sua carriera di sceneggiatrice e di "script doctor" per serie tv, show o pellicole. Fu a lei che registi (Steven Spielberg su tutti) e produttori si riferivano per salvare ottime sceneggiature dalla catastrofe. La Fisher fu in grado di aggiustare script claudicanti, che presentavano qui e lì alcune sbavature, collaudandoli a interpreti che non riuscivano a essere nella parte o si rifiutavano di girare determinate scene.
Sono passati sotto la sua penna titoli come: Hook - Capitan Uncino (1991), Sister Act: Una Svitata in abito da Suora (1992), Arma letale 3 (1992), The River Wild - Il fiume della paura (1994), Il mio primo bacio (1994), Mia moglie è una pazza assassina? (1993), Lezioni di anatomia (1994), Love Affair - Un grande amore (1994), L'amore ha due facce (1996), Prima o poi me lo sposo (1998), Kate & Leopold (2001), Le ragazze del Coyote Ugly (2000), Prima ti sposo, poi ti rovino (2003), Made in America (1993), Last Action Hero - L'ultimo grande eroe (1993), e persino la nuova trilogia di Guerre stellari composta da Star Wars: Episodio I - La Minaccia fantasma (1999), Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith (2005).
Carrie Fisher è stata anche la mente dietro alcune delle ultime cerimonie dell'Academy Awards e del telefilm Il giovane Indiana Jones.
Ma quella passione per la scrittura s'intravedeva già nel suo primo libro, l'autobiografico "Cartoline dall'inferno", adattato poi per il grande schermo con un omonimo titolo da Mike Nichols, all'interno del quale ha descritto il suo rapporto conflittuale con la madre. Mentre dal suo secondo romanzo autobiografico "The Best Awful" (2004), è nata una miniserie con Meg Ryan.
Il 23 dicembre 2016, ha avuto un attacco di cuore a bordo di un volo in partenza per Londra. Nonostante la famiglia abbia più volte confermato che le sue condizioni erano stabili e fosse fuori pericolo, è morta il 27 dicembre 2016.
Dopo una relazione con il senatore Chris Dodd e con l'attore Dan Aykroyd, Carrie Fisher è stata la moglie di Paul Simon. Il matrimonio purtroppo durò solo un anno. Ebbe però una figlia, l'attrice Billie Lourd, nata nel 1992 dall'agente Bryan Lourd, che poi ha lasciato quando scoprì essere omosessuale. Ha lottato per tutta la vita anche con un grave disturbo bipolare, che le ha impedito molto spesso di tornare sulle scene. Amava circondarsi di amici, fra i quali Michael Jackson, il già nominato Steven Spielberg e Meryl Streep, che poi interpretò proprio la Fisher nell'adattamento di Cartoline dall'inferno.