Gavino, da bambino (Fabrizio Forte)
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Bestia merdosa, lo so che ci vuoi riprovare. Ma io ti tappo il c**o. E dopo che ti avrò munto, con la tua me**a ti tapperò la bocca, gli occhi, le orecchie.
Io ti fregherò appena ti volterai: tu mi hai bastonato e io ti cacherò nel latte. Così tuo padre bastonerà te.
Non ci riuscirai. Io il c**o te lo tengo tappato.
Ci riuscirò perché sei stupido. Tremi, sudi e puzzi. Non sai mungere con quelle manine piene di geloni. Mi fai male alle mammelle, Gavino Ledda, e io ti cacherò nel latte.
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Gavino, a 20 anni (Saverio Marconi) e Efisio, il padre (Omero Antonutti)
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Carissimo padre, [...] tu mi hai sempre parlato di agnelli e di leoni. Bene. Ora so chi sono i leoni. A cominciare dai carnivori più piccoli: dai sergenti. Mi congedo perché non voglio sentirmi un erbivoro costretto a mangiare carne.
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Efisio, il padre (Omero Antonutti)
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Scusi, signorina maestra. Sono venuto a riprenderlo. Mi serve a governare le pecore e a custodirle. È mio. Io sono solo: non posso continuare a lasciare il gregge incustodito quando vengo in paese a vendere il latte o quando marro il grano o poto la vigna. [...] Che vuole questo governo da me? Che per mandare lui a scuola gli altri miei figli muoiano di fame? Il ragazzo è mio: me lo prendo io e lo uso perché non posso farne a meno. Mi sento tranquillo, io. E la legge che non si sente tranquilla: la legge vuoi rendere la scuola obbligatoria. La povertà: quella è obbligatoria.
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La madre (Marcella Michelangeli)
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Io non voglio invecchiare. Se avremo soldi mi laverò tre volte al giorno, farò l'amore un giorno sì e un giorno no. Prega per l'anima mia, Sebastiano. Mi hanno detto che chi fa l'amore spesso rimane giovane; e che chi è giovane è allegro. Io non voglio che mi impediscano di essere allegra.
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