rmarci 05
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venerdì 23 agosto 2019
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documentaristico quanto emotivamente agghiacciante
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Adattando l’omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda, i fratelli Taviani rimangono fermamente coerenti con la loro poetica nel raccontare quella che, innanzitutto, è una storia di fuga da parte del protagonista da una realtà disumana che non gli ha mai riservato nessuna opportunità per il suo futuro, né tanto meno gli ha fornito gli strumenti necessari per crescere bene e diventare uomo. Vessato e sfruttato dal padre, deriso dai compagni di scuola, stremato dalla dura vita da pastore e impossibilitato a proseguire un percorso di istruzione, Gavino intraprenderà un lungo viaggio che lo porterà alla scoperta di un mondo fondato sulla cultura e sulla conoscenza, intese come fonti di interesse, crescita, arricchimento e riscatto sociale.
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Adattando l’omonimo romanzo autobiografico di Gavino Ledda, i fratelli Taviani rimangono fermamente coerenti con la loro poetica nel raccontare quella che, innanzitutto, è una storia di fuga da parte del protagonista da una realtà disumana che non gli ha mai riservato nessuna opportunità per il suo futuro, né tanto meno gli ha fornito gli strumenti necessari per crescere bene e diventare uomo. Vessato e sfruttato dal padre, deriso dai compagni di scuola, stremato dalla dura vita da pastore e impossibilitato a proseguire un percorso di istruzione, Gavino intraprenderà un lungo viaggio che lo porterà alla scoperta di un mondo fondato sulla cultura e sulla conoscenza, intese come fonti di interesse, crescita, arricchimento e riscatto sociale. La fotografia gelida, i paesaggi aridi e la struggente colonna sonora restituiscono perfettamente un affresco di realismo documentaristico e al contempo emotivamente agghiacciante, che ritrae la Sardegna degli anni ‘40 e ‘50 come una terra sudicia, ostile e devastata dalla povertà più totale, la cui società ignorante e materialista poggia le sue fondamenta unicamente sul potere della figura patriarcale (da qui il titolo Padre Padrone). Dunque, un capolavoro dei due grandi registi toscani che, nonostante a tratti presenti delle soluzioni stilistiche piuttosto datate, è un’opera bellissima, significativa e necessaria, che si presta a molteplici analisi interpretative. Alla recitazione imponente e intensa di Omero Antonutti si contrappone quella più sofferta di Saverio Marconi. In un ruolo breve ma ugualmente importante, un giovanissimo Nanni Moretti.
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great steven
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giovedì 8 gennaio 2015
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il riscatto di un pastore dal padre oppressivo.
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PADRE PADRONE (IT, 1977)
Diretto da PAOLO e VITTORIO TAVIANI. Interpretato da OMERO ANTONUTTI – SAVERIO MARCONI – MARCELLA MICHELANGELI – NANNI MORETTI – STANKO MOLNAR – GAVINO LEDDA
Tratto dall’autobiografia, uscita nel 1975, di Gavino Ledda, che compare anche alla fine del film per suggellare la sua esperienza di vicinanza alla commovente e intensa vicenda narrata, della quale lui fu naturalmente protagonista in una realtà alquanto dura e inclemente. Figlio di un pastore di Siligo (Sassari), Gavino è strappato dopo poche settimane di frequenza alla scuola elementare dal severissimo e tirannico padre, che intende avviarlo alla pastorizia in qualità di suo aiutante.
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PADRE PADRONE (IT, 1977)
Diretto da PAOLO e VITTORIO TAVIANI. Interpretato da OMERO ANTONUTTI – SAVERIO MARCONI – MARCELLA MICHELANGELI – NANNI MORETTI – STANKO MOLNAR – GAVINO LEDDA
Tratto dall’autobiografia, uscita nel 1975, di Gavino Ledda, che compare anche alla fine del film per suggellare la sua esperienza di vicinanza alla commovente e intensa vicenda narrata, della quale lui fu naturalmente protagonista in una realtà alquanto dura e inclemente. Figlio di un pastore di Siligo (Sassari), Gavino è strappato dopo poche settimane di frequenza alla scuola elementare dal severissimo e tirannico padre, che intende avviarlo alla pastorizia in qualità di suo aiutante. Fino all’età di vent’anni, il ragazzo vive separato dalla collettività, impossibilitato ad avere un’istruzione ed escluso dai più elementari rapporti sociali. Quando parte per il servizio militare, ancora condannato di fatto all’analfabetismo, sa a malapena poche parole di italiano ma, grazie anche all’aiuto di un commilitone che lo istruisce e gli regala un vocabolario, riesce a studiare e consegue la licenza liceale. Esplode a questo punto la ribellione contro il padre che, oggettivamente ed effettivamente, è stato lo strumento della sua separazione. Esce dallo scontro vincitore, pieno di pietà e di terrore, e da adulto diventerà uno studioso della lingua italiana e dei dialetti sardi, nonché un autore di libri stimato e dall’abilità univocamente riconosciuta. Un’opera eccellente e completa nel vero senso della parola, incentrata sul bisogno di spezzare il potere autoritario (ideologicamente rappresentato non solo da genitori possessivi ma anche dalle dittature più spietate) e mettere in piedi rivoluzioni grazie alla potenza della cultura e dell’erudizione, che parte sempre da basi essenziali (gli studi infantili) per arrivare agli accessi più altolocati e maestosi (i diplomi e le lauree universitarie, ma anche le fortune e i successi letterari ed editoriali). Il rifiuto del silenzio è un altro tema portante esposto da questo indiscutibile capolavoro con un effetto penetrante e d’una potenza innegabile. La colonna sonora di Egisto Macchi risulta comunque il versante più inventivo, pervadendo le scene che scandiscono la presa di coscienza di Gavino e il suo lento ma inarrestabile cammino che lo porta da una condizione di analfabeta quasi imbecille e isolato alla situazione di un uomo fatto, istruito e capace di prendere decisioni importanti e definitive. Un intenso O. Antonutti che interpreta con carisma e durezza il ruolo del padre-despota, inflessibile, cocciuto e violento, mentre S. Marconi, l’attore che fa Gavino, fa della sua duttilità un’arma espressiva molto azzeccata ed efficace. I Taviani non sono mai stati estranei ai discorsi sul potere e sul dilemma che mette in campo due forze contrastanti e che porta obbligatoriamente a scegliere quale delle due sia lo strumento giusto per manovrare la vita delle persone di cui si è responsabili. La loro regia non si smentisce neanche stavolta, anzi: invecchiando, i due fratelli migliorano, e già alla fine degli anni 1970 si può dire che avessero alle spalle una carriera sufficientemente gremita per permettersi il lusso tutt’altro che infruttuoso di girare film di un’intensità straordinaria e così carichi di temi importanti e di idee strepitose. Un giovane N. Moretti, non ancora famoso come regista, recita nel ruolo del commilitone che impartisce le prime lezioni di lingua italiana a Gavino, insegnandogli anche il latino mentre maneggiano insieme i comandi di un carro armato. Prodotto dalla RAI, e vincitore della Palma d’oro a Cannes presso una giuria presieduta da Roberto Rossellini. Fu l’ultima delle sue trasgressioni alle regole del gioco.
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luca scial�
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lunedì 10 giugno 2013
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la vita difficile dei pastori sardi
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Gravino è un bambino meno che decenne, sottratto alla scuola dal padre che vuole tenerlo con sè per insegnargli il mestiere di pastore. La sua è una vita dura, fatta di solitudine, sacrifici, e botte dal padre. A distorglierlo da quella bruta realtà è il servizio militare, grazie al quale Gravino riprende gli studi. Ma i rapporti col padre restano difficili.
I fratelli Taviani prendono spunto da un libro autobiografico di Gavino Ledda per raccontare la vita dura dei pastori sardi. La vita di Gavino è esemplare: riuscire a completare gli studi nonostante la terra natia lo abbia destinato ad altro. Diventa perfino uno scrittore. Il film è crudo e naturale, alcune scene sono esemplari.
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Gravino è un bambino meno che decenne, sottratto alla scuola dal padre che vuole tenerlo con sè per insegnargli il mestiere di pastore. La sua è una vita dura, fatta di solitudine, sacrifici, e botte dal padre. A distorglierlo da quella bruta realtà è il servizio militare, grazie al quale Gravino riprende gli studi. Ma i rapporti col padre restano difficili.
I fratelli Taviani prendono spunto da un libro autobiografico di Gavino Ledda per raccontare la vita dura dei pastori sardi. La vita di Gavino è esemplare: riuscire a completare gli studi nonostante la terra natia lo abbia destinato ad altro. Diventa perfino uno scrittore. Il film è crudo e naturale, alcune scene sono esemplari. Su tutte, forse, quando il padre lo preleva dalla scuola e i compagni di scuola, scioccati, hanno paura di fare la stessa fine. Perchè come disse il padre padrone: "prima o poi tocca a tutti".
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fulvia
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lunedì 2 febbraio 2009
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non lo rivedrei
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Non male come film e come trama.Toccante,se si pensa sia un'autobiografia. L'ho cercato per molto tempo, l'ho guardato con grande attenzione. Non lo rivedrei,però. Non so,ma per me manca qualcosa.Troppi silenzi,poca musica di sottofondo..poca atmosfera. Se a questo film sono stati assegnati tre premi,mi sbaglierò certamente io.. che vi devo dire!
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elena
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domenica 18 giugno 2006
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recensione del film "padre padrone"!
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ANALISI DEL FILM : “PADRE PADRONE”
Titolo originale: Padre padrone
Produzione: Italia
Durata: 1h 56'
Genere: Drammatico
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Uscita: 1977
Attori principali: Omero Antonutti, Saverio Marconi, Nanni Moretti, Marcella Michelangeli
Riassunto:
Il film è tratto da un libro autobiografico (1975) di Gavino Ledda che da semplice pastore analfabeta diventerà professore universitario.
Narra la storia dell’autore, dalle sue esperienze di quando era un bambino di sei anni sino ai ventiquattro anni compiuti.
Il protagonista del racconto, nasce a Siligo in provincia di Sassari nel 1938. Il suo primo giorno di scuola è costretto dal padre, Efisio, a lasciarla per governare un gregge a Baddevrustana, un piccolo paese a pochi chilometri da Siligo.
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ANALISI DEL FILM : “PADRE PADRONE”
Titolo originale: Padre padrone
Produzione: Italia
Durata: 1h 56'
Genere: Drammatico
Regia: Paolo Taviani, Vittorio Taviani
Uscita: 1977
Attori principali: Omero Antonutti, Saverio Marconi, Nanni Moretti, Marcella Michelangeli
Riassunto:
Il film è tratto da un libro autobiografico (1975) di Gavino Ledda che da semplice pastore analfabeta diventerà professore universitario.
Narra la storia dell’autore, dalle sue esperienze di quando era un bambino di sei anni sino ai ventiquattro anni compiuti.
Il protagonista del racconto, nasce a Siligo in provincia di Sassari nel 1938. Il suo primo giorno di scuola è costretto dal padre, Efisio, a lasciarla per governare un gregge a Baddevrustana, un piccolo paese a pochi chilometri da Siligo. Da questo momento Gavino inizia la sua vita pastorale. Il padre è molto severo nei suoi confronti, lo picchia quasi sempre e spesso nascono liti tra i due.
La famiglia di Gavino è composta, dal padre, dalla madre, da lui stesso e da due fratelli e due sorelle. A Baddevrustana Gavino all’inizio ha paura ma poi ci fa l’abitudine; a volte gioca e canta col suo amico,(chi è l’amico?) dimenticandosi del suo lavoro, ma i due vengono scoperti e puniti.
A questo punto c’è un ellissi di tempo durante il quale passano circa 15 anni poiché si arriva al momento della storia in cui Gavino ha 20 anni. Un giorno incontra due giovani suonatori con cui baratta due agnelli al posto di una fisarmonica, con la quale passerà le sue giornata di nascosto dal padre.
Un ricco di nome Sebastiano muore ed il padre di Gavino decide di comprare il suo uliveto, pensando che possano diventare ricchi.
Durante l’inverno seguente, una forte gelata, distrugge tutti gli ulivi, Gavino a questo punto vorrebbe lasciare la Sardegna, per andare in Germania. Chiede il permesso al padre che acconsente, ma una volta arrivato per l’imbarco dicono al ragazzo che suo padre non ha firmato il consenso, così Gavino è costretto a tornare a casa
Il padre decide di vendere tutto ciò che possiede per mettere tutti i soldi in banca; sistema tutti i figli con qualche lavoro e a Gavino promette di fargli prendere la licenza elementare e di mandarlo come volontario dell’esercito. Qui impara a scrivere e leggere e studia da solo dei libri. Decide di prendere la licenza liceale al militare e poi comunica al padre di volersi congedare per tornare in Sardegna a studiare in università. Il padre gli ordina di rimanere al militare e di non tornare ma lui fa il contrario e ritorna a Siligo. Il padre però nega il cibo al figlio se non continua a lavorare, così il ragazzo è costretto a ritornare a lavorare nei campi.
Ma dopo un po’ si ribella al padre e gli dice tutto quello che pensa di lui, arrivano a mettersi le mani addosso, così Gavino si allontana da casa per andare ad insegnare in una scuola a Salerno.
Temi
• Il tema principale è il rapporto padre-figlio: Il testo propone un'analisi sociale e psicologica del rapporto padre-figlio in termini padrone-servitore; più di una volta il padre utilizza espressioni del tipo "mio" come se il figlio fosse un oggetto.
• Il lavoro minorile utilizzato dalle famiglie per portare avanti la propria attività.
• Il tema della libertà: Il difficile percorso di riconquista dell' identità umana si fonde nel protagonista con la necessità di riappropriarsi della propria cultura e, nello stesso tempo, di lottare contro ogni potere che lo opprime.
Tempo della storia e del racconto
Il tempo della storia è più lungo del tempo del racconto, infatti sono presenti ellissi, attraverso le quali l’autore omette una parte della storia per accelerare il racconto.
Luogo e tempo storico in qui è ambientata la vicenda
La storia è ambientata in vari paesi della Sardegna, soprattutto a Siligo e a Baddevrustana. La vicenda inizia quando Gavino aveva più o meno 6 anni e finisce quando ne ha 24.
Personaggi:
PRINCIPALE
GAVINO: E’ un bel ragazzo, con gli occhi azzurri e i capelli scuri mossi. Gavino appartiene ad una famiglia molto umile e dedita alla pastorizia, è inoltre di personalità forte, simbolo di una giovinezza che esplode contro la volontà del padre. E’ caratterizzato da una forte passione per lo studio e per la cultura.
COMPRIMARIO e ANTAGONISTA:
PADRE: Trascorre una vita umile, impegnato nella pastorizia e nella coltura dei campi. E’ un uomo autoritario, severo, solo dedito al lavoro e al guadagno.
Anch’egli possiede una forte personalità, ma che cerca di opprimere gli altri. Ad un certo punto si accorge che Gavino potrà non seguire tutto ciò che egli gli dice, così decide di essere più duro con lui.
SECONDARI
Tutti i componenti della famiglia, la madre, i due fratelli e le due sorelle, oltre ad essere personaggi secondari, rappresentano semplici comparse di cui non viene data alcuna caratterizzazione.
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[+] ciao elena
(di mirkus)
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