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Il film scivola veloce, in equilibrio volutamente instabile ma senza incertezze, verso il traguardo più emozionante: il brivido di sentirsi vivi, con l'aria sul viso. Come un campione di skateboarding, Pro loco scansa gli ostacoli della banalità, dell'effetto già programmato, del facile applauso, lasciandosi spingere da una forza alla quale, come spiega il fisico intervistato, non si può sfuggire. E' la forza che ci fa muovere nel mondo non per possederlo ma per esserne parte, come abitanti forse già segnati da un destino ma pur sempre liberi di interpretarlo al meglio. Funamboli senza platea, temuti come minacce eppure disarmati proprio di tutto, anche dello scudo, gli skaters diventano protagonisti di un volo a dieci centimetri da terra, imprevedibile, spiazzante, capace di arrivare a risvegliare attenzione e curiosità verso il portato sociale ed esistenziale di una tavola che scivola sul mondo, oggi dove tutto è finto e immobile. Soluzioni visive e sonore mai placate nella comodità, sollecitano a sperimentare anche noi spettatori evoluzioni inedite: balzi dal cinema-verità al cartoon, dal materiale d'archivio alla video arte, dalla ghiaia al cielo. Un carico di energia grazie al quale pare davvero di viaggiare leggeri, staccando l'ombra da terra. E alla fine viene da dire "grazie", come Burt a cui Babbo Natale ha portato una tavola verde.
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