Qualcuno da amare |
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Un film di Abbas Kiarostami.
Con Rin Takanashi, Tadashi Okuno, Ryo Kase, Denden
Titolo originale Like Someone in Love.
Drammatico,
durata 109 min.
- Iran, Francia, Giappone 2012.
- Lucky Red
uscita mercoledì 24 aprile 2013.
MYMONETRO
Qualcuno da amare
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Le solitudini di Kiarostami
di donni romaniFeedback: 23283 | altri commenti e recensioni di donni romani |
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domenica 5 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Impianto quasi teatrale per il nuovo lavoro di Kiarostami che approda in Giappone e rinchiude i suoi protagonisti in ambienti ristretti, un salotto affollato di libri, una macchina, un locale notturno, un officina, creando una sensazione di prigione emotiva entro cui si muovono - un po' sperduti, un po' vittime della coazione a ripetere - le figure leggermente sbiadite del plot. Akiko è una studentessa approdata a Tokio dalla provincia insieme ad un'amica, studia all'università ma lavora anche come prostituta recandosi a casa di facoltosi uomini. In più ha un fidanzato gelosissimo che ignora la sua doppia vita e la bombarda di telefonate per sapere dove è e cosa fa - paradigmatica nel descrivere l'ossessione del ragazzo la richiesta di lui di far contare ad Akiko le mattonelle del bagno del locale dove dice di trovarsi per poter poi controllare se sia vero contandole a sua volta. La storia inizia in medias res, Akiko deve recarsi a casa di un anziano professore a cui il suo protettore tiene molto, lei tentenna, non ha voglia, deve studiare per un esame, ma alla fine decide di recarvisi. Giunta lì trova uno studio affollato di libri, di quadri, di passato fatto di foto e di solitudine fatta di minestre riscaldate. Il dialogo si fa intimo, complice, ma mai erotico, tanto pù che Akiko si addormenta poco dopo essere arrivata. Il mattino dopo il professore la accompagna in macchina all'università e lì conosce il fidanzato di lei, che lo scambia per il nonno venuto a Tokio in visita. Il vecchio professore sta a gioco, regalando perle di saggezza al ragazzo. Il ritorno di Akiko li vedrà insieme per qualche ora, salvo poi dividersi e riunirsi ancora a carte scoperte, con la verità svelata e il futuro compromesso. Mai completamente risolto il film vive di lampi nel buio, dialoghi profondi e sinceri inseriti in scene fin troppo rallentate e rarefatte, momenti intensi e commoventi - le registrazioni dei messaggi telefonici della nonna di Akiko sono sublimi, come pure le confidenze sentimental-pettegole della vicina di casa del professore, figure marginali che però risultano più centrate e ficcanti dei protagonisti - finendo per risultare nel complesso un po' asfittico e decisamente carente nel finale, sospeso e interlocutorio come è nelle corde di Kiarostami, ma non del tutto appagante, perchè se l'apparente distacco emozionale può essere metafora di quella solitudine che paralizza e spaventa è però troppo poco sviluppato il pathos sottostante, quello strisciante legame che unisce i tre protagonisti senza mai veramente amalgamarli in una trama convincente. Come dicevamo non mancano i momenti di pregio, però si ha l'impressione di una mano un po' svogliata nello scavare nelle anime dei personaggi, lasciando che siano semplicemente i loro sguardi sperduti a comunicare la fragilità e l'inquietudine, ma da un regista che ci ha emozionato con "il Sapore delle Ciliegie" dove davvero dietro i silenzi si nascondevano abissi di emozione possiamo e dobbiamo aspettarci di più.
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